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Azzurre a Pechino, Sorelle d’Italia

Azzurre a Pechino, Sorelle d’Italia

Beijing 2008 / 9 - Atlete olimpioniche: Agnese Allegrini, Genny Pagliaro, Francesca Porcellato e molte altre. Le italiane eccellono nel badminton, nel sollevamento pesi e in numerose discipline.

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2008

Le XXIX Olimpiadi, più conosciute come Beijing 2008, si chiudono il 24 agosto. Le Paralimpiadi si aprono il 6 settembre e si chiudono il 17 settembre. I due eventi vedono rispettivamente 10.708 e 4.000 atleti e atlete di 79 nazioni fronteggiarsi in oltre 20 discipline; oltre 100 le atlete italiane qualificate. I numeri dello sport sono importanti, dall’infinitesimo dei photofinish alle cifre spropositate di persone e risorse coinvolte.

Agnese Allegrini (foto in alto) è la prima atleta italiana della storia del badminton ai giochi olimpici: “Mi sento felice di essere cresciuta e di aver fatto una grossa esperienza, inevitabile per chi gioca tornei in tutto il mondo, per chi vive gran parte dell’adolescenza fuori casa, per chi ha la testardaggine e il coraggio di andare avanti nonostante le situazioni avverse che si incontrano nel cammino. Le Olimpiadi, senza tutto questo non le avrei mai raggiunte e non avrebbe avuto alcun senso per me averle raggiunte senza tutto questo.” Ha le idee chiare questa atleta. E non solo nello sport. “Secondo me le donne purtroppo sono ancora discriminate nello sport, come in tanti altri settori, specialmente in alcuni paesi. Vittime di credenze antiche, dell’ignoranza e delle religioni, nonostante il grosso cambiamento sociale avvenuto in gran parte del mondo, la donna nello sport ancora non gode di condizioni paritarie all’uomo. Nel badminton ad esempio il montepremi dei tornei nel settore maschile è sempre più alto. Magari la differenza è minima, ma il punto non è questo, la parità presume equità totale. La giustificazione spesso è attribuita alla differenza nel numero dei partecipanti. Ma l’impegno e il sacrificio di un uomo agonista è tale e quale a quello di una donna agonista, a parità di obiettivi dovrebbe essere trattata allo stesso modo”.

Laura Coccia, primatista italiana sui 400 metri, invece non parte per Pechino. Fare sport ai massimi livelli cambia se sei donna, se sei giovane o meno giovane, e anche se sei diversamente abile. Perché? Perché la sua categoria, attenzione, non categoria sportiva, bensì categoria di disabilità (T35, cioè paralisi grave e spasticità di I grado), è stata esclusa dalle competizioni di Pechino 2008. In una recente intervista Laura Coccia ha detto che 'disabile' è solo un aggettivo. Con tutti i limiti delle definizioni, potremmo dire che questa atleta è diversa anche tra le diversamente abili, proprio a motivo della inadeguatezza degli aggettivi.

Genny Pagliaro, giovane atleta nata nel 1988, è l’unica italiana nella squadra di pesi, specialità 48 kg.

Francesca Porcellato, soprannominata "la rossa volante", gareggia nell’atletica leggera sulla sedia a rotelle, per un incidente avuto a due anni; ha partecipato a 5 edizioni delle Paralimpiadi, vincendo 10 medaglie.

Le atlete italiane gareggiano in diverse discipline, tra cui canottaggio, ciclismo, artistica, pallanuoto, scherma, taekwondo, tiro con l’arco, tiro a segno, tiro a volo, tuffi, vela.

Tra gli hobby delle atlete: musica, lettura, cinema e molto spesso, a dispetto delle rigide diete, la cucina.



Per approfondimenti: www.pechino2008.coni.it





CONCORRENZA SLEALE – nel male c’è sempre un po’ di bene, nel bene c’è sempre un po’ di male



“Lo sport è donna” è lo slogan dell’iniziativa di un noto marchio sportivo che concede alle atlete che prendono parte alle Olimpiadi di Pechino 2008 la possibilità di candidarsi per una sponsorizzazione quadriennale fino alle Olimpiadi 2012. Promoter d’eccezione: Josefa Idem, Valentina Vezzali, Federica Pellegrini e Vanessa Ferrari. Sportive senza sponsor si contenderanno dall’08/08/08, a suon di voti dei navigatori di internet, il contratto messo in palio. I colleghi uomini hanno meno problemi a trovare sostegni economici; le donne si arrangiano come possono. Peccato che il contratto in palio sia solo uno e che questa idea non l’abbiano avuta anche altri, visto che ‘concorrente’ è anche un po’ ‘rivale’, e invece, come è noto, quando le donne fanno ‘rete’ tagliano anche più traguardi.

Intanto Suki Chung, portavoce di Labour Action China, nell’ambito della campagna “Abiti Puliti”, ha richiamato l’attenzione sul sistema di sfruttamento di grandi marchi che producono scarpe e abbigliamento sportivo: “In Cina e in molti altri paesi non sono rispettati gli standard sociali che consentirebbero una vita dignitosa a centinaia di migliaia di famiglie. Salari di meno di due dollari al giorno, orari di lavoro fino a 18 ore, stabilimenti malsani, maltrattamenti e tanti bambini ancora tra le linee di produzione: è questa la realtà che si nasconde dietro i marchi scintillanti di tute, cappellini, attrezzature sportive e palloni che scenderanno in pista alle prossime Olimpiadi”.





(12 agosto 2008)

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