Strategie private - "Ottimo è stato il tuo prenderti cura delle cugine in difficoltà ma questo è da vedere solo da un punto di vista umano. Professionalmente parlando mi sembra che tu debba tirare fuori le “grinfie” di imprenditrice..."
Melchiorri Cristina Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009
Gentile dottoressa, sono un’imprenditrice di 47 anni e da 3 anni ho aperto una mia società di formazione e consulenza aziendale. Allo start-up eravamo io, la mia segretaria e un collaboratore-consulente. Come può comprendere era una piccola realtà improntata su prodotti molto “taylor-made”. Negli ultimi 3 anni ci siamo molto sviluppati, grazie anche a tutti i contatti che io ho mantenuto nelle mie precedenti attività e collaborazioni, fino al punto che ho dovuto avvalermi anche del supporto di altre figure professionali.
Ho coinvolto 2 persone della mia famiglia all’interno della società, non come soci, ma come collaboratori-partner volendo riconoscere a loro – che stavano passando un momento “difficile” lavorativamente – un sostegno sia professionale che di immagine.
Dopo un primo momento di buona collaborazione mi sono trovata al punto di ricevere da parte loro critiche rispetto al loro coinvolgimento nei vari progetti in atto.
Le preciso che durante una riunione le mie cugine mi hanno rivelato che stanno costituendo una società che è in diretta concorrenza con la mia. La motivazione che mi è stata portata è che non sono stata in grado di dare loro una quantità sufficiente di progetti su cui lavorare o, comunque, si aspettavano da parte mia – in quanto parente – un maggior flusso di denaro proveniente dalle attività.
La notizia è stata per me come una doccia fredda, soprattutto in un momento in cui ho affidato loro dei clienti importanti che, temo, possano sottrarmi.
Mai il detto “Parenti serpenti” è così calzante come quando ci sono interessi lavorativi ed economici in atto. So che il mondo degli affari è un mondo spietato ma quando questo ti tocca personalmente lascia l’amaro in bocca.
Come posso accettare lo spirito imprenditoriale delle mie cugine senza sentirmi delusa, ferita ed amareggiata dal loro “tradimento”?
Lettera firmata
(Milano)
Cara lettrice, capisco lo stupore che ti accompagna nell’accorgerti che non sempre le persone che crediamo le più vicine siano anche quelle più fedeli.
Spesso, nella mia esperienza, ho constatato che i rapporti famigliari possono costituire, all’interno di una società, un punto di forza solo quando la società è stata fondata insieme. Questo perché fin dall’inizio vengono definite le basi del rapporto con chiara assegnazione di competenze e responsabilità societaria.
Quando invece si vuole aiutare un parente in momentanea difficoltà scattano dei meccanismi di invidia e di gelosia rispetto al successo conseguito dall’uno o dall’altro.
Ottimo è stato il tuo prenderti cura delle cugine in difficoltà ma questo è da vedere solo da un punto di vista umano. Professionalmente parlando mi sembra che tu debba tirare fuori le “grinfie” di imprenditrice per non trovarti a dover perdere dei clienti e trovarti a tua volta in difficoltà. Non mi sembra che loro si siano prese particolarmente cura dei tuoi sentimenti ed interessi quando hanno fondato la loro società.
Ti consiglio di affiancarle nelle riunioni con i clienti che hai affidato loro in modo che tu venga ancora percepita come “il capo” e che capiscano che non hai nessuna intenzione di perdere ciò che hai acquisito grazie alle tue conoscenze. Un altro consiglio che ti do è quello di affiancare a ciascuna delle tue cugine dei collaboratori di tua fiducia cosicché la loro unione possa essere controllata anche da figure di tuo riferimento. Non cedere alla tentazione di “scusare” le tue cugine per salvare la relazione famigliare, valuta i tuoi interessi.
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