Strumenti - Una testimonianza, utile esempio di come si può reagire ad una situazione di violenza coniugale, sofferenza e solitudine
Morselli Gianna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2007
Ciao sono Anna, dopo aver letto l’articolo sul numero di gennaio sulle donne vittime di violenza mi sono detta che potevo parlare della mia situazione. Solo un anno fa non avrei potuto, non ero abituata a scrivere ma una terapeuta a cui mi sono rivolta mi ha suggerito di scrivere ciò che provavo e come mi sentivo. Stavo molto male sono entrata in menopausa da poco e se prima sopportavo i maltrattamenti di mio marito, i suoi tradimenti e la sua arroganza adesso non ci riesco più. Ho scoperto che mi tradisce di nuovo, lui nega ma allo stesso tempo mi umilia dicendo che non lo soddisfo a letto, per lui sono come una sorella e che dopo trenta anni di matrimonio è normale. Dopo avere parlato a lungo di me alla mia terapeuta ho capito che anche lui sta invecchiando e che la sua virilità sta calando, non vuole accettarlo e cerca conferme con altre donne. Mi sono rivolta ad un avvocato per potermi separare ma per farlo dovremmo vendere l’appartamento e facendo due conti non riuscirei col mio stipendio a mantenermi da sola. Su consiglio della mia terapeuta ho iniziato ad uscire con le amiche, vado a cena fuori a volte anche a ballare ma devo sempre rientrare prima di mio marito altrimenti mi prende un’angoscia profonda e un senso di paura per come potrebbe reagire al mio rientro. Questo dipende dal fatto che per tutti questi anni mi ha sempre controllata, se ritardavo dopo il lavoro mi faceva il terzo grado, mi aggrediva verbalmente e alcune volte mi ha anche picchiata. Adesso non lo fa più, dopo che mi sono rivolta all’avvocato e con l’aiuto terapeutico ho preso forza e l’ho minacciato di denuncia alla polizia per maltrattamenti. Ho deciso che se esce lui esco anch’io e torno quando mi pare, mi sono accorta però che mi segue, controlla dove vado e il mio senso di sicurezza vacilla, poi mi dico che sono forte che valgo e che ho diritto di vivere serenamente. Sul lavoro sono allegra, in compagnia coi miei amici sto bene, solo quando sono a casa mi prende l’angoscia, penso a cosa sta facendo lui, con chi è, e il risentimento, la rabbia salgono e piango. Sto faticosamente provando a cambiare sono davvero consapevole che l’unico modo per uscirne è pensare a me stessa, volermi bene, prestare attenzione ai miei desideri ma è dura, avrei bisogno di confrontarmi con altre donne ma nel paese dove abito non ci sono gruppi di sostegno per donne vittime di violenza. Quando penso a tutti questi anni vissuti al servizio di un uomo prepotente, con l’idea che compiacendolo in tutto, lo avrei cambiato mi monta una gran rabbia e allo stesso tempo vivere una vita nuova, indipendente mi spaventa. Grazie per avermi ascoltato". Ringraziamo Anna per aver voluto condividere con tutte noi il suo dolore, la rabbia e la paura, ma anche la voglia di cambiare, di voltare pagina. Scrivere è un atto di per sé terapeutico di autoaiuto, libera le energie bloccate permette di portare fuori e guardare da un punto di vista nuovo la situazione. Ecco uno strumento in più per Anna, ma valido per chiunque: almeno due volte al giorno vai davanti allo specchio e ripeti per tre minuti a voce alta: 'Anna, ti amo e ti accetto esattamente come sei'. E’ un ottimo esercizio anche ripetere questa affermazione a voce alta mentre si è sole, o in silenzio ogni volta che ci si sente critiche verso se stesse. Non è possibile avere contemporaneamente due pensieri, allora occorre rimpiazzare le affermazioni negative del tipo 'sono proprio stupida' o 'non faccio mai la cosa giusta', con affermazioni positive. Anche se la negatività sta durando da anni, ripetute costantemente le affermazioni positive hanno davvero il potere di eliminare i pensieri distruttivi.
* Counsellor nella gestione dei traumi
centro_liberamente@yahoo.it
(15 febbraio 2007)
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