SALUTE BENE COMUNE - L’affermazione femminista “il corpo è mio e lo gestisco io” e le conseguenze legislative: la possibilità di informazione sulla contraccezione, i consultori e la legge 194
Michele Grandolfo Domenica, 07/04/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2013
La Carta di Ottawa del 1986 delinea una più valida definizione di salute: come capacità autonoma di controllo sul proprio stato da parte delle persone e delle comunità. Si ha a che fare con un concetto dinamico di salute e ne rende possibile la valutazione che è praticabile solo a livello di comunità, riconoscendo alla salute la natura di bene comune. Le istituzioni dell’agire politico, le agenzie formative e, più direttamente, i servizi socio-sanitari trovano la propria giustificazione a consumare risorse che provengono dalle tasse della cittadinanza soltanto se operano efficacemente per promuovere la competenza delle persone e delle comunità nell’esercizio del controllo autonomo del proprio stato di salute. Considerare il binomio persone-comunità fa emergere un concetto di autonomia in relazione (consiglio: Caterina Botti “Madri cattive” e “Prospettive Femministe”) e delinea l’etica come responsabilità e titolarità della scelta. Si tratta di una rivoluzione copernicana perché propone un modello sociale di salute contro quello biomedico e scardina alla radice il modello relazionale basato sulla direttività paternalistica. Il movimento delle donne degli anni ’70 ha anticipato la Carta di Ottawa con la proposizione del punto di vista di genere, la rivendicazione dell’autodeterminazione e il riconoscimento del valore aggiunto del mutuo aiuto, dai gruppi del self help ai consultori femministi autogestiti. L’affermazione “il corpo è mio e lo gestisco io” esprimeva sinteticamente quella temperie. In Italia le conseguenze legislative furono di tutto rilievo: la sentenza della Corte Costituzionale del 1971 contro il divieto dell’informazione sui metodi per il controllo della fertilità, la legge 405/75 istitutiva dei consultori familiari, la legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza (fondamentale non tanto perché toglieva il velo ipocrita sull’aborto clandestino, quanto perché riconosce alla donna il diritto all’ultima parola e assegna alle istituzioni regionali la responsabilità dell’assicurazione del servizio - non assicurandolo si incorre nel reato, che la magistratura deve perseguire, di interruzione di pubblico servizio). La stessa legge 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale incorpora innovativamente le nuove istanze, dal sindaco riconosciuto come autorità sanitaria, alla centralità della promozione della salute e alla necessità di valutarla a livello di comunità. Chi non riconosceva il diritto all’autodeterminazione, per interessi autoreferenziali piuttosto che per visioni ideologiche, ha operato sistematicamente per negarlo, dal boicottaggio della legge 833/78 in generale, al continuo tentativo di porre ostacoli all’applicazione della legge 194/78, strumentalizzando vergognosamente l’obiezione di coscienza, all’emarginazione dei consultori familiari, all’esplosione dell’inappropriatezza sostenuta dal paternalismo direttivo. L’uso scandalosamente e costosamente (sia in termini di salute che in termini economici) inappropriato dell’anestesia generale nell’interruzione di gravidanza e la sempre più dilagante medicalizzazione del percorso della nascita, manifestazione paradigmatica dell’inappropriatezza (sempre con spreco di risorse e danno alla salute) sono concrete manifestazioni della volontà di riprendere il controllo sul corpo delle donne, come espressione radicale dell’esercizio del potere. La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita pone un suggello in questo ritorno al passato, con una visione del corpo della donna come incubatrice, con la negazione della titolarità e responsabilità della scelta alla persona con la distruzione dei principi dell’etica. La temperie attuale vede apparire sulla scena con modalità innovative e molto promettenti l’esigenza di autodeterminazione delle persone e delle comunità. Le donne saranno ancora di più decisive.
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