- Incontro nazionale delle donne dell’AUSER a Bologna il 14 aprile per fare il punto sui diritti acquisiti e quelli negati. Intervista a Vilma Nicolini, Responsabile Osservatorio Pari Opportunità
Martedi, 29/03/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2016
“Se non ci fossero state le donne, con le loro tenaci battaglie di emancipazione e liberazione, attraverso un profondo intreccio con le associazioni, i movimenti, i sindacati, i partiti, le istituzioni, l'Italia oggi sarebbe un Paese arretrato”. Vilma Nicolini, Responsabile Osservatorio Pari Opportunità Auser, coglie l’occasione di una significativa ricorrenza per fare il punto sul diritto di cittadinanza delle donne. “Nel 70° anniversario del decreto 74 del 10 marzo 1946, che riconosceva il diritto di voto attivo e passivo alle donne, esercitato per la prima volta in occasione del referendum del 2 giugno 1946, data in cui nacque la nostra Repubblica, l'Osservatorio Pari Opportunità Auser, organizza un convegno che ripercorre le tappe ed i contenuti delle conquiste legislative che hanno cambiato la vita delle donne e di conseguenza l'assetto culturale ed economico del nostro Paese. Il convegno si svolgerà il 14 aprile nel salone Di Vittorio della Camera del Lavoro di Bologna, Via Marconi 67/2, (dalle 14 alle 18) (locandina) e vedrà la partecipazione, tra le altre, del Presidente Nazionale di Auser Enzo Costa e della Segretaria Generale della CGIL Susanna Camusso; sarà moderato da Tiziana Bartolini, direttora della rivista NOIDONNE”.
È importante mettere a fuoco il senso di un’iniziativa così di rilievo... “Penso sia doveroso ricordare il tanto lavoro fatto dalle donne venute prima di noi, che ci permette di godere di libertà e diritti che fino a un secolo fa non esistevano, che molte volte ignoriamo e non difendiamo. Tante le leggi da ripercorrere che hanno cambiato la vita delle donne italiane, introducendo anche forme di tutele specifiche”. Quali, per citarne alcune…. “Oltre il diritto al voto penso alla legge di tutela delle mamme lavoratrici (1950), a quella sulla parità retributiva tra uomo e donna (1956), al divieto di licenziamento per matrimonio (1963) e poi la legge sul divorzio (1970), la riforma del Diritto di Famiglia e i Consultori (1975), la legalizzazione dell'aborto (1978) e l'abolizione del delitto d'onore (1981); nel 1996, tardivamente, la violenza sessuale diventa reato contro la persona e non più contro la morale, infine la recente legge contro lo stalking (2009) e la legge contro il femminicidio (2013)”. Abbiamo fatto tanta strada, sembrerebbe tutto o quasi conquistato. E invece…. “Il bilancio resta ancora scarso. Da alcuni anni assistiamo ad un arretramento nel rispetto dei diritti acquisiti e ad una mancanza di conquista di nuovi diritti. La crisi ha penalizzato soprattutto le donne, che pagano sia con l'estromissione dal mercato del lavoro, sia con la riduzione del welfare sociale ed il conseguente aumento del carico del lavoro di cura familiare. Oggi possiamo votare, ci sono riconosciuti diritti umani al pari degli uomini, abbiamo convenzioni anche internazionali importanti che ci tutelano e godiamo di maggiori libertà. Dobbiamo però calare quanto raggiunto sulla carta nella vita reale, nei linguaggi, nei pensieri, nelle azioni, per una reale uguaglianza tra i generi. Inoltre non possiamo dimenticare quanto ancora resta da fare nel mondo sul fronte dei diritti delle nostre sorelle afghane, indiane, nepalesi, curde, turche, siriane e libanesi, egiziane, libiche, tunisine, palestinesi, israeliane... Fuori dai nostri confini migliaia di donne e bambine fuggono da uomini che, in nome di una religione, le vorrebbero annullate, sottomesse, ridotte a corpi per il soddisfacimento dei loro piaceri e bisogni o per la procreazione. Dobbiamo lottare anche per loro, restando in allerta per evitare che qualche rigurgito conservatore, e questo Paese ne è pieno, mini le fondamenta dei diritti delle donne, in nome di una presunta tutela o difesa di noi stesse dall'immigrato ‘cattivo’”.
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