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Auroville, dove il sogno si fa realtà

Auroville, dove il sogno si fa realtà

Mondo/ Viaggio in India - Auroville è la città dove niente e nessuno ha il diritto di imporre la propria verità, dove l’educazione non ha termine, il progresso è costante, la giovinezza mai invecchia

Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

Per questo numero “estivo” di Noidonne propongo alle nostre lettrici e lettori una meta turistica: attenzione però perché una volta giunti in un posto così ci si potrebbe innamorare talmente tanto da trasformarsi da viaggiatori in residenti ed aver voglia di tornare a casa solo per prendere lo stretto necessario a continuare a vivere nella “città della gioia e della solidarietà”.
Auroville è un sogno sognato da una donna di origine turca, cittadinanza francese, divenuta indiana per scelta, a quaranta anni, e mai più tornata in occidente. Si tratta di Mira Alfassa (1878 – 1973), detta anche Mére, “la Madre”, che all’età di 90 anni ha visto posare la prima pietra per la costruzione del suo sogno: un luogo “dove ognuno potrà vivere in pace, senza conflitti e rivalità tra nazioni, religioni e ambizioni; dove niente e nessuno avrà il diritto di imporre la propria come esclusiva verità” (dal messaggio di M. A. del 28.2.1968, letto durante l’inaugurazione di Auroville).
Per arrivare ad Auroville dovrete prendere un aereo fino a Madras, in Tamil Nadu a Sud dell’India, e una volta giunti qui incastrarvi in uno degli affollatissimi autobus che, dopo 150 chilometri, percorsi in più di cinque ore, vi porteranno a Pondicherry: ma prima dovrete uscire vivi dall’incredibile traffico di Madras, tra odori intensi e ostinati strombazzare dei clacson (che sostituiscono ogni altra regola stradale); dovrete turbarvi di fronte all’esagerata povertà delle capanne ai bordi delle strade tra un villaggio e l’altro; dovrete fermare lo sguardo alle immense miniere saline dove groppuscoli di lavoratrici e lavoratori raccolgono e trasportano sale con le sole energie dei propri corpi, e che, nonostante la fatica, non lesinerebbero un sorriso per le vostre macchine digitali. Ma l’autobus non si ferma, non qui, e neanche davanti all’inaspettato laghetto zen pieno di ninfee che potrete intravedere dal finestrino: non-India dentro l’India, è il primo sentore di Auroville. Ma dovrete ancora arrivare al capolinea, ancora farvi avvolgere dagli intensi odori e rumori e colori (le vetrine dei negozi, i tessuti degli abiti delle donne indiane, la frutta mista sui carretti) di Pondicherry, per poi prendere da lì un taxi oppure attendere il bus gratis messo a disposizione dalla complessa organizzazione di Auroville, o anche aspettare un passaggio in bicicletta o in moto da uno degli abitanti. Ed eccovi – comunque siate arrivati – al “luogo dove l’educazione non ha termine, il progresso è costante, la giovinezza mai invecchia” (dallo Statuto). Eccovi arrivati alla città sognata e progettata da Mira Alfassa per realizzare “l’unità dell’umanità”. E, a chi domandasse “come?”, Mére avrebbe risposto così: “la prima cosa necessaria è la scoperta interiore, scoprire che cosa veramente ognuno di noi sia dietro le apparenze di tipo sociale, morale, culturale, razziale ed ereditario”, e a chi non fosse ancora soddisfatto/a avrebbe aggiunto: “tutto parte dall’esperienza. Bisogna ribadire il fatto che questa città intende essere un esperimento, ed il suo scopo è fare esperimenti: esperimenti, ricerche, studi” (da Lettere di M. A.).
Ma proviamo a vedere più da vicino questa città, che, come recita il suo statuto, “appartiene a nessuno in particolare e appartiene all’umanità per intero” e che, nel progetto della sua fondatrice, intende essere il luogo ideale in cui ognuno possa trovare il vero sé, grazie a una intensa concentrazione individuale, raggiungibile tramite la meditazione yoga, praticata da Mira Alfassa e indicata agli abitanti come uno degli strumenti per raggiungere “l’evoluzione dell’umanità”, meta principale del progetto della fondatrice. Nel territorio di Auroville, di circa 20 chilometri quadrati, abitano attualmente più di quindicimila abitanti, (l’obiettivo è raggiungerne cinquantamila), provenienti da circa quaranta differenti nazionalità.
Si tratta di un progetto al tempo stesso architettonico e umanitario: famosi architetti da varie parti del mondo collaborano alla progettazione sia delle abitazioni, dislocate nei vari quartieri della città-comunità, sia della complessa struttura del Matrimandir, una grande sfera dorata all’interno del quale vi è una grande sala bianca e tonda, dedicata alla meditazione, circondata da uno stupendo giardino, in cui, tra sofisticati disegni di fiori e prati emerge un grande albero secolare. Dal Matrimandir centro stabile della città, “anima di Auroville”, - che nel progetto iniziale doveva avere una forma a spirale, che permettesse di mantenere al centro il Matrimandir, e anche di ampliarsi (quasi) all’infinito, - si dipartono le quattro “zone” principali della città: Residenziale, Culturale, Internazionale e Industriale. Nonostante non vi siano divisioni rigide tra una zona e l’altra, ognuna di esse rappresenta una delle attività svolte ad Auroville, tutte in coerenza con il progetto “evoluzionario” di Mére. Il che significa che nella zona residenziale, in cui le abitazioni sono tutte costruite con materiali semplici e “environmentally-friendly”, si sperimentano relazioni di vicinato (dal livello condominiale a quello di quartiere) all’insegna della solidarietà e della gentilezza; nella zona culturale le scuole (presenti anche in altre zone), proporranno programmi di autoeducazione, a partire da due principi: “nothingh can be taught; the mind has to be consulted in its own growth” (nulla può essere pensato,la mente deve essere consultata nella sua crescita). Inoltre nel Centre for Scientific Research l’attenzione è rivolta, in gran parte, alla produzione di energia rinnovabile e di sistemi tecnologici ecologicamente adeguati e “sostenibili”. Anche la ricerca scientifica medica si rivolge a metodi di cura alternativi come l’omeopatia, l’ayurveda, l’agopuntura, reiki, shiatsu, fiori di Bach, riflessologia e varie forme di massaggi. Tutte cose che innanzitutto si praticano, e chiunque, anche in veste di turista ne può fare uso: può frequentare corsi di yoga, di danza indiana, di cristalloterpia, o farsi coccolare dalle mani esperte di massaggiatori, farsi visitare da un dottore omeopata….
Detto tutto questo non potrei finire di scrivere questo articolo senza nominare almeno qualcuno dei limiti presenti in questa città utopica, che è diventata una realtà dapprima grazie alla determinazione della donna che l’ha sognata, e in seguito grazie al lavoro costante delle molte persone, sempre più numerose che continuano a credere in questo progetto e hanno scelto di lasciare i propri paesi di origine, di rinunciare alla proprietà privata, per venire ad abitare qui. Nei giorni della mia visita ho avuto modo di parlare con molti di loro, e loro stessi mi hanno raccontato pregi e difetti della loro scelta, che comunque può essere rivista in qualunque momento: nessun giuramento, nessun patto e nessun impegno di tipo economico (l’investimento iniziale viene restituito al 70% dopo due anni) vincola gli abitanti a vita. I limiti, dunque? Sono nella realtà stessa, quella di ogni giorno: non soltanto i molti problemi da risolvere per via del clima, dall’acqua che manca, dei generi alimentari o medicinali che bisogna far pervenire dall’esterno. I problemi di Auroville sembrano avere più a che fare con l’inevitabilità delle tendenze umane anche negative e col fatto che qui ogni problema – malattie, contese relazionali, rapporti famigliari – sembra svolgersi in una scala di intensità più elevata che altrove. E questa “particolarità” viene così spiegata nell’opuscolo su Auroville scritto dagli stessi abitanti: “Questo è un posto dedicato ai più alti ideali che sembra ampliare le problematiche individuali e comunitarie piuttosto che risolverle. Ma se si guarda al fatto che il proposito di Auroville è il progresso individuale e collettivo e se si comprende che questo progresso sarebbe impossibile senza che tutti i problemi, personali e collettivi, siano pienamente confrontati e affrontati, allora si può capire perché Auroville è come è. Ma come si fa ad affrontare tutte queste sfide in una situazione in cui non esiste nessuno dei supporti tradizionali? La risposta sta nell’andare avanti insieme, nel trovare più profonde ed elevate modalità e risorse di conoscenza, che possano portarci a superare le molte sfide della vita di ogni giorno”.

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