Giovedi, 31/03/2011 - I lavori della prima conferenza nazionale della società civile afgana sono iniziati a Kabul il 30 marzo. Organizzazioni sociali, dei diritti umani, di difesa e promozione della donna, dei media, della cultura, dei lavoratori, intendono far sentire la loro voce collettiva e presentare proposte in questa fase del processo di pacificazione e di ricostruzione. La strategia adottata dal governo afgano per questa fase definita “di transizione” è ancora una volta centrata sulla sicurezza, sul rafforzamento della polizia e delle forze armate per la stabilizzazione del paese. Pur trattandosi di un obiettivo importante, sarebbe un errore non accompagnarlo in modo deciso dal rafforzamento delle organizzazioni della societa civile che sono la spina dorsale del processo di pacificazione e ricostruzione del paese.
La conferenza è stata sostenuta da “Afgana”, una rete di Ong, realtà associative, sindacali, culturali italiane nata nel 2007 per sollecitare maggiore attenzione alla società afgana e contribuire al rafforzamento delle sue organizzazioni. L’Ong INTERSOS, membro della rete e presente in Afghanistan da dieci anni, ha attivamente collaborato alla sua realizzazione. La Cooperazione italiana allo Sviluppo ha contribuito finanziariamente alla sua realizzazione.
Nino Sergi, segretario generale di INTERSOS, parlando a nome di “Afgana”, ha comunicato che la rete ospiterà a Roma, nel prossimo mese di giugno, la conferenza internazionale della società civile afgana, come seguito dei lavori di Kabul e come occasione di più ampio ascolto della voce della societa civile. Per Hamidullah Zazai, direttore di Mediothek Afghanistan, che ha introdotto i lavori a nome del coordinamento delle organizzazioni della societa civile”questa prima conferenza rappresenta una tappa importante per l’Afghanistan e segna una svolta perché da un lato cerchiamo di parlare con una sola e più forte voce e dall’altro intendiamo inviare il messaggio alle istituzioni pubbliche che siamo pronti ad assumere le nostre responsabilità ed essere soggetto attivo portando le istanze del bene comune e le esigenze di giustizia, pari opportunità, rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona”. Pensiero ripreso con forza da Shahla Farid, dell’Afghan Women Network, che ha sollecitato l’inserimento delle donne nei processi decisionali del governo.”Non si può continuare a nascondere la nostra condizione di donne, ancora lapidate, comunque picchiate all’interno delle mura domestiche, considerate esseri inferiori. Finché non avremo acquisito dignita e pari opportunita l’Afghanistan non fara grandi passi avanti”.
Spetta all’ex ministro dell’Interno Mohammad Hanif Atmar, proveniente e nuovamente impegnato nelle organizzazioni della societa civile, sottolineare l’importanza di “mutue relazione con il governo; non ci devono essere isole, c’è bisogno dell’apporto di tutti. E’ indubbio che il governo deve riconoscere decisamente il positivo ruolo che la societa civile puo svolgere per il bene del paese per potere lavorare insieme e non in continua contrapposizione. Riuscire a mobilitare la gente: questa è la chiave del successo del lavoro delle organizzazioni civili che possono servire da tramite tra le richieste e le aspirazioni della gente e gli organi di governo. Troppe sono ancora le carenze nel paese: ragazzi che non vanno a scuola, giovani meritevoli che non possono andare all’universita, per non parlare dei bisogni essenziali per la vita. La fase di transizione deve essere concepita e vissuta cosi: con un ruolo forte e riconosciuto della societa civile”.
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