‘Un Château en Italie’, di Valeria Bruni Tedeschi.
Cinema - ‘Storia di famiglia in un interno/esterno’
Colla Elisabetta Domenica, 07/07/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2013
Unica donna in concorso per la Palma d’Oro a Cannes 2013 (su 20 film), Valeria Bruni Tedeschi, attrice, autrice e regista di origini italiane naturalizzata in Francia, meno nota della sorella ‘Carlà’ (ex first lady di Francia), ha presentato il film ‘Un Château en Italie’, sua terza opera registica, tornando a Cannes, dove nel 2007 aveva ottenuto il Prix spécial du Jury nella sezione Un Certain Regard con il film ‘Actrices’. Creatura strana ed interessante, estremamente selettiva e determinata nelle scelte professionali, la Bruni Tedeschi non cessa di stupire, per la sua versatilità. La pellicola presentata in concorso ha molte ambizioni, forse troppe: raccontare una storia familiare (in parte dichiaratamente autobiografica, il cognome doppio - nel film Rossi Levi - , il fratello morto giovane, la mamma pianista, la decadenza lenta ed inesorabile di una famiglia di industriali del nord Italia), parlare d’amore in modo non convenzionale, rendere protagonista una casa ‘avita’, come luogo di memoria e ricordi d’infanzia: l’intento è buono e le idee tante ma il risultato si va perdendo nei meandri della narrazione, rendendola discontinua e a tratti faticosa, pur se sempre sincera. “Mi piacciono i disequilibri nei personaggi che descrivo, come nella vita - spiega Valeria - e sulla scena fanno spettacolo, come insegnano i maestri del teatro’. A chi le chiede se pensa che fare cinema sia terapeutico, la regista risponde: ‘È il lavoro ad essere terapeutico, ma la psicoanalisi è tutt’altra cosa’.
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