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Attrici. Precarie a vita

Attrici. Precarie a vita

Attrici - Una professione senza nessuna tutela e come prospettiva il degrado culturale

Lunedi, 10/10/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2011

La situazione lavorativa delle attrici italiane è disastrosa! E’ nato il 30 giugno scorso su facebook un gruppo: “Attrici italiane per la dignità del lavoro nello spettacolo”, in meno di tre mesi le adesioni sono state di circa 300 attrici professioniste. Da questo “spazio” di dialogo virtuale il gruppo ha immediatamente sentito la necessità di incontrarsi e dibattere le problematiche della categoria. In realtà, le attrici non costituiscono una categoria. Manca una regolamentazione di accesso al lavoro, non esiste un albo. Questo comporta una serie di conseguenze: nessuna tutela per il lavoro, (nonostante esista un contratto nazionale di lavoro), nessuna tutela per la maternità, nessuna tutela per la disoccupazione, nessuna tutela in caso di malattia. In poche parole precarietà a vita. A pagare pesantemente questa situazione oggettiva, si aggiunge un degrado culturale, fatto di trasmissioni televisive di basso livello, di ragazze più o meno carine, disposte a farsi inquadrare dal basso dalle telecamere, dimenandosi e sorridendo; di trasmissioni televisive che impongono il “lancio” di giovani talenti; di calendari con donne più nude che vestite, sempre ammiccanti ; di concorsi, tipo miss Italia, dove ancora si tenta di far credere che esista la “più bella del reame”; e dove ognuna di queste signorine, …sogna di fare l’attrice e giura di essersi iscritta ad un corso super concentrato di recitazione. Recitare, essere attrici, non è tutto questo! Essere attrici è prima di tutto una scelta di vita coraggiosa, che sposa la cultura, che sposa il coraggio di essere se stesse e uscire dagli schemi imposti; essere attrici vuol dire mettersi perennemente in gioco, vuol dire avere la capacità di sognare, di dar vita a un’idea e incarnarla mettendoci anima e corpo. Essere attrice, significa studiare, significa prepararsi, impegnarsi, faticare e sudare… acquisire un mestiere, una professione. Essere attrice è farsi medium tra immaginazione e realtà; ed è un mestiere socio-culturale nelle sue varie implicazioni e sfaccettature. Ma la macchina del “guadagno” crea le grandi star, i grandi nomi, crea l’immagine di ciò che fa guadagnare qualcuno, non certo le donne, non certo le lavoratrici. Crea e distrugge. Il risultato è quello di creare donne sole, donne emarginate, donne di talento che si sentono “fallite” e che non riescono a sostenersi economicamente, soprattutto quando la giovinezza lascia sui loro volti le cicatrici dell’esperienza. Donne che per vivere e pagare le tasse, si inventano altri lavori, altri mestieri, diventano a volte casalinghe, non volendo…e mantenendo nel cuore la consapevolezza di un’altra identità, di una vera identità che pur soffocata esiste, pulsa e vive. I tempi sono maturi per opporsi ad una immagine che ci vogliono costruire addosso…per iniziare a dare una immagine autentica di quello che siamo e quello che vogliamo essere…per riprenderci la nostra dignità di donne attrici lavoratrici nel settore culturale e dello spettacolo. Se non ci fossero le attrici, se per un istante tutte facessimo silenzio…Il silenzio sarebbe assordante.



Sono intervenute per la realizzazione di questo articolo: Silvia Nebbia, Lydia Biondi, Maria Cristina Fioretti, Marcellina Ruocco, Angela Sajeva, Monica Menchi, Francesca La Scala, Monica Maiorino, Beatrice Gregorini, Sandra Del Maro, Elvira Grilli, Angela Calefato, Stefania Cano, Isabella Dejana, Margherita Adorisio, Rita Abela, Rosa Genovese.











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