Mercoledi, 25/01/2023 - Una ricorrenza importantissima quella che celebra il Giorno della Memoria, istituita dalle Nazioni Unite in tutto il mondo e stabilita simbolicamente nel giorno del 27 gennaio – quando l’Armata Rossa aprì i cancelli di Auschwitz – per commemorare le vittime dell’Olocausto nazista ed insegnare alle nuove generazioni l’importanza della memoria e della storia come monito di un radicale e globale ‘mai più’.
Fra le iniziative che si susseguono in questi giorni ‘per non dimenticare’ va evidenziata l’uscita del film ‘Terezin’, esordio alla regia di Gabriele Guidi, che racconta le storie di alcuni musicisti e della loro resilienza ed amore per la vita pur in un luogo di morte annunciata, all’interno del campo di detenzione allestito dai tedeschi nella cittadina di Terezin, in Repubblica Ceca, chiamata anche Theresienstadt in tedesco e ‘ghetto’ di Terezin dagli storici e dai sopravvissuti. Il film uscirà nelle sale italiane il 26 gennaio, in occasione del giorno della Memoria, raccontando un lato inedito della vita vissuta dai deportati ebrei nei primi anni ’40, all’interno di Terezin.
La creazione di questo campo per i nazisti doveva avere - almeno nella prima fase della guerra - una funzione strumentale e il campo venne infatti presentato dalla propaganda nazista come modello esemplare di insediamento ebraico: vennero raccolti qui musicisti, artisti e creativi di ogni tipo, compositori, pittori, poeti, scultori, scrittori, il cuore e l’anima della cultura mittel europea di quegli anni e si eseguivano concerti di ‘facciata’ quando questo risultava utile al Reich. Il campo era inoltre noto per il grande numero di bambini che vi affluiva e vi sostava, la quasi totalità dei quali morì nelle camere a gas. Infatti Terezin era in realtà, a tutti gli effetti - e nella seconda fase della guerra ciò si manifestò con chiarezza - un campo di raccolta e smistamento di prigionieri verso i campi di sterminio di Treblinka ed Auschwitz.
Appare qui doveroso ricordare, con gratitudine e commozione, figure - ve ne furono numerose - come quella di Ilse Weber, una poetessa, musicista e scrittrice di testi teatrali per bambini che dedicò tutta la sua vita ai bambini del campo di Terezin e decise consapevolmente - pur potendo salvarsi - di morire nelle camere a gas di Auschwitz assieme a molti di loro, per non volerli abbandonare in solitudine al loro atroce destino, cantando per loro canzoni e ninne nanne (fra queste la notissima e struggente Wiegala) e recitando poesie fino all’ultimo istante.
Per tornare al film, ‘Terezin’ racconta la storia del clarinettista italiano Antonio e di Martina, una violinista cecoslovacca, che si innamorano a Praga durante la Seconda Guerra Mondiale e nel 1942 vengono deportati a Terezin dove la loro storia si intreccia con le incredibili vicende dei tanti artisti e intellettuali rinchiusi nel ghetto: a partire da una vicenda individuale il film descrive la forza dell’arte in situazioni estreme, raccontando come l’uomo sia profondamente capace di negare se stesso e allo stesso tempo, proprio grazie all’arte, in grado di compiere prodigi.
Focalizzandosi sulla storia di un gruppo di musicisti, il regista rende omaggio alle eccellenze umane ed artistiche del centro Europa che, durante la guerra, realizzarono centinaia di produzioni musicali - ancora oggi rappresentate ed uniche al mondo - riuscendo a far divenire l’arte uno strumento di sopravvivenza per migliaia di persone segregate.
Dietro la macchina da presa, al suo esordio, c’è Gabriele Guidi, figlio di Johnny Dorelli e Catherine Spaak, che dirige un cast internazionale composto da Mauro Conte (Una questione privata, Sulla mia pelle), Dominika Moravkova - una brava attrice slovacca - Alessio Boni, Cesare Bocci, Antonia Liskova, Jan Revai, Bořek Slezáček e Marián Mitaš. Il film è una coproduzione internazionale di Minerva Pictures con Rai Cinema, insieme alla ceca Three Brothers Production e a Ovepossibile.
Lascia un Commento