Lunedi, 16/09/2019 - Roma, Anteprima del film Sabato 14 alle ore 21:00 presso il Nuovo Cinema Aquila. Sono presenti, oltre a personalità dello spettacolo, un pubblico attento e interessato, il regista Marco Cervelli, parte del cast, dello staff e il produttore Fabrizio Guarducci. Marco Cervelli ringrazia tutti perché il film nasce dalla volontà di tante persone e dai finanziamenti della Regione Lazio. Il regista ringrazia in particolar modo la generosità di Fabrizio Guarducci, che ha letteralmente “sfamato” con pranzi e cene l’intero cast!
Il produttore asserisce che questo film è un lavoro splendido e necessario, specialmente in questo momento che non abbiamo più la possibilità di sognare e non sappiamo nemmeno come comportarci nei nostri sogni. Intervengono le attrici presenti, Martina Tonarelli e Desirée Giorgetti che ringraziano tutti per l’esperienza meravigliosa e Desirée sottolinea la grazia e il rispetto riservato alle figure femminili. Il suo ruolo nel film è quello di escort, dotata di grande umanità. L’attore Nicholas Gallo rivela di essersi sentito come in un film nel film per la freschezza e la sintonia di tutto il cast formato da grandi attori.
Il regista Marco Cervelli, all’età di 19 anni s’iscrive al Dams coltivando l’interesse per il teatro già da dodicenne. Dopo la sua formazione collabora con diversi autorevoli registi. Scrive e dirige anche il corto “Game Over” premiato al Concorso “Non giochiamoci il futuro” sui rischi del gioco d’azzardo e successivamente “Disneyland”, un corto sul razzismo, attualmente selezionato per svariati festival del corto.
Il regista è artisticamente attratto da narrative parallele che si intrecciano tra di loro usando questo metodo per descrivere le diverse situazioni con un tocco di ironia. Il teatro è visto come una metafora, come pretesto per narrare le vicissitudini di uomini e donne che sono presi tra successo e fallimento, paura e speranza, amore e odio. Sono tutti in attesa di un segno che illumini il loro sentiero.
Il film “Aspettando la Bardot”, commedia brillante, di natura un po’ autobiografica s’ispira anche a opere di Virzì, di Salvadores e Muccino. La crescita, la riflessione, la consapevolezza della propria personalità avvengono molto rapidamente, consumandosi in una notte e un giorno. I personaggi si confrontano con se stessi in una successione di eventi che catturano l’attenzione e l’empatia del pubblico. I personaggi del film stanno mettendo in scena un’opera teatrale ispirata liberamente al famoso dramma “Aspettando Godot” dove l’attesa è protagonista. Reinterpretando l’opera di Samuel Beckett, i protagonisti fondono la loro vita con quella degli personaggi che mettono in scena, nell’attesa che prima o poi Godot arrivi, così l’attesa rischia di minare il futuro professionale dei protagonisti, presi da inevitabili schermaglie personali. L’ansia di non essere all’altezza della situazione, la difficoltà di esprimere i propri sentimenti è il filo rosso biografico comune che lega le vite degli attori. In Aspettando Godot, l’attesa è la condizione senza soluzione e protratta nel tempo, paragonabile a Il Deserto dei Tartari, dove protagonista è ancora l’attesa tardiva ma in questo caso con una vittoria sulla guerra interiore della paura. Nel film Aspettando la Bardot arriva invece una possibilità per tutti, anche se non si è ancora pronti ma la speranza è alimentata e accelerata dall’elemento femminino, proprio come nella Commedia di Dante Alighieri, che si serve della figura idealizzata di Beatrice, per raggiungere il suo sogno, nonché il suo rispecchiamento. Percorso difficile per i due maschi più sconsolati del gruppo teatrale Carlo e Luca –gli attori Angelo Sateriale e Lorenzo Demaria- per i quali il ritrovamento della figura femminile è ancora immaturo. Il mancato senso d’orientamento di Carlo, motociclista un po’ flemmatico, è in relazione alla necessità di essere accompagnato nel suo viaggio: “Io non so andare dove mi pare, ho bisogno di una guida che mi indichi”. Il suo fragile Io ha bisogno di un sostegno per uscire dallo stato confusionale.
In questo film si ritrovano modalità differenti tra l’elemento maschile e femminile: in Giorgio –l’attore molto espressivo Nicola Nocella- è netta la necessità di idealizzare Maria –la bravissima attrice Martina Tonarelli-, la donna amata, mentre in Maria è più importante affermare la sua indipendenza dai sentimenti e da ruoli precostituiti, pur avendone un enorme bisogno, anche a rischio di perdere il senso e la direzione affettiva. E’ però un percorso necessario per entrambi, proprio com’è indispensabile rischiare di perdere tutto per riprendere piena coscienza della propria direzione biografica. Ogni personaggio somiglia al ruolo che svolge nella scena. La lotta verso la propria indipendenza conduce Maria verso l’esperienza di dolore, e nella rappresentazione teatrale è come un fantasma sfuggente.
Il dolore di Paolo per la perdita dell’oggetto amato –la moglie-, è più forte della sua stessa ambivalenza. La perdita, come un forte dolore, svegliano la coscienza mostrando all’Io la vera natura dell’essere. Paolo, -straordinaria interpretazione di Peppino Mazzotta- pone l’accento sul senso del proprio fallimento dovuto a una scarsa autostima che si manifesta come disprezzo inconscio verso gli altri. Sua moglie Lucia –la bravissima attrice Simona Borioni-, prima di lasciarlo definitivamente rammenta a Paolo il suo fallimento: “Tu parli sempre degli altri perché non sai competere con te stesso”. L’esperienza del dolore rafforza notevolmente la coscienza di ogni personaggio. In ognuno di loro resta un filo di speranza soltanto quando ci si accorge dell’esistenza dell’altro, diverso da sé -ma “col volto di tutti gli esseri umani”- e del valore dell’autenticità relazionale tra gli uomini. La grande intuizione di Antoine de Saint-Exupéry nel dialogo tra la volpe e il piccolo Principe si ritrova nelle parole di Federica –l’attrice Jennifer Mischiati, dolce e efficace- a Massimo -il bravissimo Nicholas Gallo- quando raccomanda che nella relazione occorre aspettare i tempi giusti: “quando insegui qualcosa da tanto tempo prima o poi devi riprenderla per capire se valeva veramente la pena, bisogna capire il momento”. In questo caso l’attesa porta a una svolta positiva, perché i due giovani lasciano trapelare i loro sentimenti in un ritmo fluente e costruttivo. La forza del “pensiero sentimento volontà” attivata dall’amore permette a Massimo di imparare come per magia la sua parte teatrale, sorprendendo l’intera compagnia che lo dava già perdente e rinunciatario. L’amore libera da tutti gli ostacoli quando si affronta la paura, veicolo di un’autentica integrazione.
Finalmente la prova finale: solo grazie alla volontà di Maria, che intuisce l’importanza della bellezza “La cultura è un valore condiviso, i costumi ci servono, questa è cultura”, la compagnia riesce a mettere in scena lo spettacolo -anche solo per una prova- indossando i costumi ritirati dal venale commerciante Loris –l’attore Alessandro Paci-.
Anteprima di un film “necessario”, stupendo, ritmico. Tutti gli attori bravissimi, dai giovani ai meno giovani come Mimmo Verrillo Cristo -della Produzione Far Play-, i dialoghi scorrevoli, molto divertenti e profondi allo stesso tempo. Tantissimi i messaggi sveglia-coscienza nella freschezza di una commedia brillante! Le musiche e gli arrangiamenti di Arnaldo Capocchia, la canzone di Luca Janovitz e Mario Fabiani, il piano di Elaine Sheetz, creano un’atmosfera intensa.
Molti attori sono già impegnati in nuovi e importanti lavori teatrali.
Le riprese sono di una maestria e raffinatezza unica come la prima scena dove Tuscania è immersa nel paesaggio accarezzata dalla natura. L’immagine si avvicina allo spettatore come un caldo abbraccio. La regia è molto veloce, con tagli frequenti, fotocamera a mano e primi piani. La realtà interiore individuale di ogni scena propone inquadrature lunghe e dolly, così da non perdere nulla dell’azione che si svolge davanti alla macchina da presa.
Da non perdere assolutamente la prima visione che si terrà a Roma dal 19 settembre e il 20 a Firenze (cinema Alfieri) e sarà itinerante nelle varie città italiane.
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