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Aspettando l'8 giugno

Aspettando l'8 giugno

I riflettori accesi sul Salone del libro di Torino hanno portato alla ribalta la contestazione al Movimento per la vita ed al protocollo Ferrero, sul cui annullamento il Tar del Piemonte si pronuncerà il prossimo 8 giugno.

Martedi, 24/05/2011 - Aspettando l’8 giugno





Si è da poco concluso a Torino il XXIV Salone del libro e, tra i tanti temi oggetto di dibattiti, confronti e convegni, mi ha colpito la querelle sulla poca presenza di autrici femminili nell’elenco dei 150 libri che hanno caratterizzato il costume, il gusto ed il pensiero del nostro Paese. Cercando in rete notizie sulla suddetta questione, mi sono imbattuta in un evento poco pubblicizzato dai media, se non da La Repubblica e da La Stampa, nelle pagine dedicate a Torino. Il primo giorno del Salone del Libro si è connotato in maniera precipua per la vivace contestazione di un libro, sponsorizzato dal Movimento per la vita, da parte delle donne appartenenti ad associazioni e collettivi femministi, terminata in malo modo con lo sgombero delle manifestanti ad opera delle forze dell’ordine. La protesta mi ha colpito particolarmente perché ho nuovamente ascoltato il nome di Carlo Casini, presidente del suddetto movimento, scandito in uno slogan delle manifestanti. La curiosità mi ha indotto ad approfondire le mie conoscenze sull’episodio e mi sono conseguentemente imbattuta in una questione che ha tenuto e tiene banco nel dibattito politico piemontese avente ad oggetto le tematiche di genere. Ho così compreso che la presentazione di quel libro era l’occasione per protestare non contro il suo autore, ma contro il Movimento per la vita e contro l’attacco ai consultori pubblici sferrato dalla Giunta Cota, concertato altresì insieme alla suindicata associazione. Difatti lo scorso 15 dicembre è stato approvato dal Consiglio regionale il c.d. protocollo Ferrero “per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza”. Con tale delibera, proposta dall’assessore Caterina Ferrero, si consentirebbe ai volontari del Mpv di entrare nella sanità pubblica, facendo obbligo alle ASL di imporre ai consultori di stringere collaborazioni con tale organizzazione. Nell’immediatezza della vicenda l’Associazione Case delle donne di Torino ed Activa hanno presentato ricorso al Tar contro la delibera Ferrero, chiedendone la sospensione per vizi di incostituzionalità, adducendo una serie di violazioni normative. Di esse la più palese era che entrassero nei consultori solo alcune associazioni, in aperto contrasto con l’art. 3 della Costituzione, ma, soprattutto, che le convenzioni potessero stipularsi con un’associazione nel cui statuto è presente la difesa della vita sin dal concepimento, in difformità con l’impianto base della legge 194/1978. Per ciò che attiene a quest’ultimi rilievi si sarebbe consentito al Mpv di acquisire e diffondere dati relativi alle donne che fanno richiesta di Ivg, contro l’obbligo normativo alla loro discrezionalità, mentre nel merito si sarebbe data la possibilità di agire ad un’associazione che ha nei suoi fini costitutivi l’aperto contrasto ad una legge delle Stato. Il Tar del Piemonte si è pronunciato per la sospensione del protocollo Ferrero, differendo la pronuncia sostanziale sulla sua incostituzionalità al prossimo giugno e conseguentemente la contestazione al Salone del libro è da considerare nella direzione di una mobilitazione permanente da parte delle donne piemontesi, che si oppongono all’attacco sferrato alla 194 dalle istituzioni pubbliche regionali. Una vicenda che accomuna il Piemonte al Lazio, con la differenza che in quest’ultima realtà territoriale la Giunta Polverini ha preferito approntare una legge che, a causa del suo iter, ha consentito alle donne di tener alta l’attenzione sulla questione, tant’è che si è arrivate a predisporre una petizione popolare al riguardo. Ma, al di là di questa differenza relativa al tipo di norma da contrastare, comune ai governi di centro-destra delle due regioni è la volontà di debellare l’impianto giuridico della 194, una legge statale, che, in quanto tale, dovrebbe essere abrogata da una legge di pari grado o superiore. Poiché, invece, si teme di non trovare in Parlamento una maggioranza idonea a cancellarla con altro testo normativo, si preferiscono “le scorciatoie regionali”, come nel Lazio e nel Piemonte. Per quest’ultima regione la data dell’8 giugno si avvicina ed anche la presentazione di un libro sponsorizzato dal Mpv può essere l’occasione giusta per accendere i riflettori sulla vicenda. Quel che, personalmente, mi ha sconcertato oltremodo è la circostanza che, ascoltando il video della contestazione pubblica e del conseguente sgombero forzato da parte delle forze dell’ordine, ho sentito scandire lo slogan: “Carlo Casini fati i fatti tuoi, sui nostri corpi decidiamo noi”. Per un attimo ho fermato le emozioni e sono andata indietro nel tempo dei ricordi fino ad arrivare agli inizi degli anni ottanta, allorquando nelle manifestazioni a difesa della legge sull’aborto anch’io alzavo la voce contro Carlo Casini ed un suo criticato emendamento. Sono trascorsi trent’anni eppure stiamo al punto di dover nuovamente urlare la nostra rabbia contro chi tenta di cancellare conquiste importanti in tema di diritti e di libertà fondamentali. Si prospettano di certo tempi duri in cui tenteranno di costringerci alla rassegnazione ed all’impotenza, ma contro questo clima così pesante da respirare tiriamo su il fiato e con l’energia, che nasce dalla consapevolezza della forza delle nostre idee, mobilitiamoci. Andiamo avanti per questa strada, a dispetto di quanti vogliono pervicacemente far arretrare le donne sul terreno del riconoscimento del loro diritto a decidere di una maternità vissuta liberamente e consapevolmente.

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