Roma, Galleria d’Arte Moderna - Visitabile fino al 16 maggio la raccolta di una parte delle opere della Sammlung Verbund di Vienna, per la prima volta in Italia
Ciani Rossella Lunedi, 10/05/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2010
“Chiedetelo ai poeti”, così diceva Freud quando parlava delle emozioni e del sentire dell’animo delle persone. “Donna. Avanguardia femminista negli anni '70 dalla Sammlung Verbund di Vienna” è il titolo della mostra di sole artiste donne che raccoglie filmati, fotografie, collage, disegni nell’intento di approfondire il tema complesso del rapporto tra arte delle donne e femminismo negli anni della maggiore diffusione ed affermazione del movimento. Camminando tra le 200 opere delle 17 artiste (Helena Almeida, Eleanor Antin, Renate Bertlmann, Valie Export, Birgit Jürgenssen, Ketty La Rocca, Suzanne Lacy, Leslie Labowitz, Suzy Lake, Ana Mendieta, Martha Rosler, Cindy Sherman, Annegret Soltau, Hannah Wilke, Martha Wilson, Francesca Woodman, Nil Yalter) si ha l’impressione di fare un “ripasso”, proprio come avveniva a scuola: si conoscevano le lezioni, ma poi queste scendevano nei ricordi. Il ripasso serviva a farle affiorare. E’ una vera emozione vedere l’esplicitarsi della rabbia attraverso un filmato, che si svolge in cucina, dove l’artista che lo interpreta usa e brandisce la forchetta come se fosse un pugnale. Questa rabbia visiva vale più di cento parole, che negli anni settanta ci dicevamo fino allo sfinimento.
Il mito del lavoro? Certo che il lavoro serve, certamente c’è la necessità di produrre beni e servizi, ma la maschilizzazione/imposizione del lavoro viene riguardata con occhi di donna. Fotografie recitate dall’artista, che si auto fotografa per mostrare meglio le sue emozioni ed i suoi pensieri verso il lavoro, diventano un ritratto emozionale di divertimento dissacratorio. L’artista si ritrarre seduta alla macchina da scrivere con occhiali scuri molto chic, abito severo-esagerato ed un sorriso beffardo, in una altra foto riesce a dissacrare anche una pompa ad aria compressa... a proposito del mitico lavoro delle donne in fabbrica. Queste brevi citazioni sono un esempio di come l’immagine della donna si sia evoluta a partire dalla donna medesima fino a produrre un rovesciamento dei ruoli storicamente a lei assegnati, giungendo ad una consapevolezza tale da interpretare il proprio corpo come fonte di liberazione. E’ sublime la foto della Woodman: un nido pieno di uova di passerotti poggiato sull’inguine di una donna che indossa collant, risposta strepitosa al quadro di Gustave Coubert “L’origine della vita” (1866) in cui è ritratto il pube di una donna a gambe aperte. Il nido è la nostra vita, le gambe aperte sono il loro punto di vista. Nascono da noi, ma ci vedono prevalentemente così.
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