Doni e danni - Un gruppo di donne inventa l'impresa, dentro e fuori le mura di casa
Ciani Rossella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2006
Stefania a 45 anni e dopo 17 anni di lavoro come impiegata postale decide di licenziarsi e di mettersi in proprio aprendo una bottega di marmellate. “Se mi andrà male, fingerò di avere speso i soldi per comperarmi una grossa automobile e di avere sbattuto contro un muro. Ne uscirò viva e ricomincerò in altro modo”. In due anni di lavoro conosce altre donne artigiane, artiste ed imprenditrici (parrucchiera e maratoneta, fine dicitrice, imprenditrice ceramista, saggista e psicologa, saponi e liquori, imprenditrice di trasporti, cartonnage e ricamo, scrittrice per l’infanzia, etc.). Diventano 26 e danno vita ad una due giorni. “I doni ed i danni delle donne” che si svolge a Faenza, in provincia di Ravenna con obiettivi precisi. “Questo progetto tratta di creatività,di manualità, di fantasia, di donne ricche di saperi, di progetti e di passioni. La creatività femminile, rispetto a quella maschile, ha il vantaggio di essere trasversale. Infatti attraversa gli strati della vita penetrandone gli spazi. La sfida del nostro progetto è quella di fare emergere la differenza di genere femminile nell’arte, nella cultura, nella manualità e di rafforzare anche una critica ed una valutazione più attenta alle produzioni delle donne. Vogliamo raccontarla e renderla maggiormente visibile, sia nel caso che diventi mestiere, sia quando è supporto della quotidianità”. Nello spazio antistante la bottega di marmellate non c’era né mercato né mercatino. Chi passava poteva fermarsi e sostare per capire cosa fossero 'i doni ed i danni delle donne'. “Siamo artigiane, artiste. Cosa ci differenzia dal maschile? Noi non abbiamo un target da raggiungere, non abbiamo un obiettivo economico, ci accontentiamo di “farcela”. I lavori che facciamo danno spesso una economia sottile, ma vogliamo stare bene; quando la nostra attività va bene, siamo già contente”. “Quasi tutte noi abbiamo il doppio lavoro, che significa avere figli ed una attività che ci piace. E avere figli significa anche essere divorziate, separate, nubili o vedove”.“ Sembriamo tutte giocoliere con 10 palline in aria, e non deve mai caderne una. Per questo ci vuole testa, cuore e passione. Siamo capaci di praticare quegli spazi lavorativi che gli uomini non possono occupare, perché sono spazi trasversali, che attraversano la famiglia e che attraversano anche la nostra passione”. E i danni delle donne? Su questo punto le 26 donne sono state piuttosto ironiche. “…a nostro parere i danni sono da identificarsi nello spostamento che la scalata femminile, mirata al raggiungimento di liberté, fraternité, egalité ha provocato nello sclerotico e mummificato assetto sociale costruito dal maschile. Quaranta anni sono serviti alle donne per recuperare un ritardo storico, ma il passaggio non è stato certo indolore ed ha incrinato pesantemente il mondo relazionale tra i sessi minando le basi dell’autostima maschile, sì da provocare reazioni di arroccamento, quando non apertamente di ostilità e di violenza. La rinuncia ai privilegi che la società di stampo maschilista concedeva agli uomini detti “il sesso forte” e le richieste di servizi mirati al nuovo ruolo femminile, hanno certamente danneggiato gravemente la struttura sociale consolidata da secoli”. Su questa loro lettura dei danni delle donne si può concordare o meno , ma è certo che la scintilla di autostima e fiducia e di idee che questo gruppo ha fatto scoccare servirà a tutte noi. Una di loro, Rosarita, si è resa disponibile con la sua mail (rosarita@interfree.it ) per spiegare in pratica a chi volesse altri particolari, la costruzione dell’evento.
(8/8/2006)
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