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Arte per L’Aquila

Arte per L’Aquila

Il dopo terremoto - Le opere di Alice, Lea Contestabile e Miriam De Berardis offerte per contribuire alla ricostruzione

Di Sabatino Guendalina Lunedi, 22/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010

"Viva L’Aquila”, l’avvenimento culturale per ricordare le vittime del sisma del aprile, si è svolto a Teramo dal 29 dicembre 2009 al 4 gennaio 2010 con il linguaggio potente e sensibile dell’arte visiva e della poesia. L’evento è stato organizzato dal Centro di cultura delle donne “Hannah Arendt” in collaborazione con ‘noidonne’, con il patrocinio del Comune di Teramo, la compartecipazione di Banca tercas e Cna. In mostra le opere di Alice, Lea Contestabile, Miriam De Berardis. Precisi gli obiettivi delle artiste: Alice donerà il ricavato di nove opere per il restauro di un’opera d’arte del capoluogo abruzzese. Lea Contestabile sta lavorando alla realizzazione di un villaggio per bambini a Fossa in una collinetta messa a disposizione dal Comune per un parco della cultura. La prima struttura sarà costruita con i fondi degli sponsor Henkel e Galleria Togunà Invernigo (Como), Soroptimist club 3 di Roma si occuperà dell’arredo, la Fondazione “Oliver Twist” finanzierà una serie di laboratori per bambini. Il progetto è promosso dal Mubaq (Museo dei bambini L’Aquila). Miriam De Berardis donerà cinque opere per le scuole materne dell’Aquila, una di esse alla scuola materna di Onna. Tre personali nei giorni che segnano il passaggio dal vecchio al nuovo anno, molto visitate, anche da persone arrivate da fuori regione per partecipare all’evento. Sette giorni dedicati alla memoria e alla veglia per non dimenticare i 308 morti che nessuno avrebbe mai voluto piangere, e per vigilare, soprattutto nel loro nome, sulla ricostruzione, perché la tragedia non diventi speculazione, come ha scritto in uno dei suoi articoli-testimonianza Giustino Parisse. Il caporedattore del quotidiano ‘Il Centro’, che nella distruzione di Onna ha perso i figli Domenico e Maria Paola, e il padre Domenico, è intervenuto all’inaugurazione della mostra accompagnato dalla moglie Dina. Prima che iniziasse la cerimonia ho chiesto ad entrambi, in qualità di organizzatrice dell’evento, una firma sul libro del giornalista ‘Quant’era bella la mia Onna’ il cui ricavato sarà devoluto interamente all’Associazione Onna Onlus. Molto cortesi mi hanno consegnato una dedica accanto al sorriso dei loro figli. Dopo l’intervento musicale dei chitarristi dell’Istituto Musicale Braga, Massimo Di Gaetano e Alessandro Di Gregorio, nella sala Caracioppi gremita, le parole di Parisse hanno commosso il pubblico attento ad ogni sua parola, muto nella condivisione del dolore: “Mentre ascoltavo le musiche i miei pensieri sono tornati indietro, a mia figlia Maria Paola, quando, dopo pranzo, si ritirava nella sua stanza per esercitarsi con la chitarra. Dove c’è la memoria ci sono i miei figli ed io devo esserci, chi ha perso tutto rischia di cadere e di non rialzarsi. Ma c’è il ricordo e iniziative come queste aiutano a rimetterti in braccio alla vita. L’arte e la poesia sono fondamentali per andare avanti e costruire i sogni spezzati dal sisma”. Per il Comune di Teramo erano presenti all’inaugurazione l’Assessore agli eventi Guido Campana e l’Assessore alla pubblica istruzione Piero Romanelli, che, da artista, si è soffermato sulle opere in mostra ed ha espresso poi solidarietà alle migliaia di persone colpite dal sisma che vivono nell’incertezza e nella precarietà dal 6 aprile. La Senatrice Isa Ferraguti, presidente della Cooperativa Libera Stampa (editrice di ‘noidonne’), che ha seguito passo passo gli appuntamenti dell’evento, dalla conferenza stampa di presentazione del programma all’incontro conclusivo con la poetessa Anna Ventura, è intervenuta alla fine della cerimonia ricordando l’impegno solidale del nostro giornale per L’Aquila con la rubrica “noidonne per l’Abruzzo”, una scelta condivisa con la direttora Tiziana Bartolini per mantenere viva l’attenzione sulla tragedia che ha colpito il capoluogo abruzzese. Isa Ferraguti ha detto che si impegnerà di persona per far conoscere le mostre in altre città italiane e lavorerà in modo particolare nella sua regione, l’Emilia Romagna, per promuovere l’acquisto delle opere il cui ricavato sarà destinato al restauro di un’opera d’arte del capoluogo abruzzese.

 



“Chaos”, la mostra di Alice, che vive e lavora a Mosciano S. Angelo (Teramo), presenta opere elaborate soprattutto con oggetti accessori della moda femminile, materiali inediti e in apparente contraddizione con la tragedia distruttiva del 6 aprile: migliaia di bracciali, collane, orecchini, strass, puri cristalli swarovski, fibbie, sono stati amalgamati con perfezione millimetrica dall’artista, proponendo in ciascuna tela un disordine organizzato interrotto dalla costante presenza di orologi, ossessione del tempo che quella notte si è fermato alle 3.32. Paziente come Aracne l’artista, ricostituisce nelle tele le geometrie di un nuovo ordine policromo e lucente nascente dal Chaos, metafora di una nuova vestizione della città restaurata nella sua bellezza monumentale ed architettonica: speranza di luce e vita dopo la distruzione.





“Un paese ci vuole” è il titolo della mostra di Lea Contestabile, l’artista aquilana, docente nell’Accademia di Belle Arti del capoluogo abruzzese, ha vissuto anche lei, sulla sua pelle, la tragedia del terremoto. Anche lei ha pianto i morti, e per loro, con le sue mani ha impastato gesso e garza per ricordare ognuno con una figura geometrica. 308 morti, 308 figure geometriche ognuna diversa dall’altra: tonde, quadrate, rettangolari, ovali, tutte bianche, e i cuori bianchi dei bambini. 308 esseri spirituali nello spazio bianco della città distrutta che raccontano la propria casa, gli affetti, la vita quotidiana: antologia di un paese che non c’è più. Lea Contestabile consegna al tempo e alla storia la memoria di 308 persone care. E la storia riparte laddove ognuno riacquista i ritmi della vita quotidiana con la sua normalità, nella sua casa, con le sue cose. La casa, che i bambini, dopo il terremoto hanno sognato, desiderato e modellato con le loro mani nei laboratori delle tendopoli, guidati dalla Contestabile, completano la mostra insieme alle case in tessuto realizzate dall’artista. Case perimetrate dal filo rosso della memoria e legate tra loro dai fili indissolubili degli affetti e dei valori condivisi. Case, speranza del paese che ci vuole per ricostituire la vita di una comunità.





“Ridatemi L’Aquila” è il titolo della mostra di Miriam De Berardis che vive e lavora a Teramo. Opere dense di memoria e di speranza, e di dolore intenso difficile da elaborare condensato nella poesia dell’artista che raccoglie i visitatori in preghiera “ Ridatemi la voce dei morti, i passi dei vivi; ridatemi L’Aquila, S. Bernardino, la Chiesa delle Anime Sante, ridatemi il passato e il futuro. La neve bianca sui tetti, il profumo del pane, i ragazzi alla fermata del tram. Ridatemi l’Aquila. Fate presto perché le macerie non seppelliscano i vivi”. E le macerie dirompono nella materia decapitata delle installazioni, e nei colori sferzanti sulle tele groviglio di stoffe, stucchi, sangue: colore che si attenua quando, dalla decantazione del dolore, nasce la speranza di poter essere di nuovo a casa, la tavola apparecchiata, i giochi dei bambini sparsi sul pavimento, i palloncini colorati, e la vita che riparte nonostante la devastazione.



Il 4 gennaio, giornata conclusiva della mostra, la poetessa aquilana, Anna Ventura, ha presentato, nella conversazione con la scrittrice Maria Teresa Barnabei, il libro “La Città” (Ed. Noubs, 2007).“ Amo le vecchie città di provincia / che a sera accendono / luci arancione. / Sono tutte uguali / e tutte diverse / come le vecchie signore…/ “ Quattordici poesie che raccontano con tono sommesso L’ Aquila, “come una coperta di lana / la città ti sta addosso / con le sue storie segrete,/..”, le atmosfere suggestive e protettive dei crocicchi, dei vicoli e delle piazze nel passaggio delle stagioni. Brevi testi poetici che approdano con le silhouettes fiabesche di Lea Contestabile a deliziosi e magici testi verbo-visivi. Testi poetici scritti prima del terremoto. La Ventura, che ora vive sulla costa, non ha scritto sulla città distrutta perché, ha detto: “è una realtà che non riesco ancora ad accettare.”



 



Qui a primavera



È il tempo in cui ai loggiati

di pietra antica

si affacciano le donne

con le braccia nude,

signore dei gerani.

Il grido delle rondini

fa il cielo a pezzi, ed ogni pezzo

è luce. Dall’ombra del vicolo, sul muro,

emerge la madonna dipinta, il suo sorriso immobile davanti

al mazzolino di fiori nuovi,

fiori di giardino.

Se ne è andato il gelo,

e la sua ottusa protezione, ora

c’è l’insidia peggiore: la speranza.



(Anna Ventura, La Città, Noubs, 2007)





(febbraio 2010)

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