Arrivano le prime linea guida a tutela delle lavoratrici palestinesi
Da poche settimane il Ministero del Lavoro Palestinese in collaborazione con il Comitato Nazionale per l’Occupazione femminile ha lanciato una serie di buone pratiche per tutelare le lavoratrici che lavorano in condizioni pessime.
Ci sono voluti sei mesi per completare il memorandum di buone prassi a tutela delle donne che lavorano in Palestina.
L’attenzione non è solo rivolta ad assicurare la garanzia dei diritti a tutte quelle che lavorano, purtroppo a volte in condizioni di vero e proprio sfruttamento, alla base di questo progetto difatti c’è la volontà di eliminare ogni tipo di discriminazione sul posto di lavoro.
E per essere certi di raggiungere nei prossimi mesi l’obiettivo alla base del progetto sono state elaborate due versioni.
E’ stata stampata una versione semplificata che illustra i diritti e i doveri delle donne occupate sotto forma di grafici rivolta a tutte quelle che non hanno un alto livello di istruzione.
E c’è poi una seconda versione più dettagliata perché comprende anche i riferimenti normativi ai quali si è fatto riferimento nella stesura del documento. Entrambe le formule sono corredate di una rubrica contenente i numeri delle autorità competenti che possono offrire aiuto a quante lo richiedono.
“Lavoreremo nei prossimi mesi per promuovere quanto più possibile le linee guida non solo attraverso gli incontri aperti al pubblico, ma partecipando anche nei dibattiti televisivi” dice Iman Assaf, coordinatrice del Comitato Nazionale per l’occupazione femminile e responsabile dell’Ufficio Questioni di Genere del Ministero del Lavoro palestinese.
Il lavoro da fare è molto perché le donne palestinesi subiscono di continuo soprusi, dagli orari di lavoro non rispettati ai salari molto bassi. Si tratta di una situazione che nella realtà non rispetta quanto determinato dalle leggi già approvate.
Ad esempio nelle linee guida è chiaro il riferimento al salario minimo che deve aggirarsi intorno ai 370 dollari al mese, al diritto alla previdenza sociale, ma anche alla tutela delle donne che sono in congedo di maternità in base alla legge n.7 del 2012 ed alla legge n.6 del 2016.
In questa ottica il documento rappresenta un valido strumento per aumentare la consapevolezza dei diritti femminili nel mondo del lavoro e combattere la povertà delle lavoratrici, facendo partecipi di questo cambiamento anche i datori di lavoro e le autorità che devono far applicare le leggi emanate negli ultimi anni, coinvolgendo soprattutto le aree geografiche più emarginate ed isolate.
Secondo l’Agenzia statistica palestinese l’occupazione femminile è passata dall’ 11,2% del 1994% al 19,1% nel 2014, raggiungendo il 19,4% nel 2015, testimoniando un piccolo aumento di anno in anno della forza lavoro impiegata a livello nazionale che però stenta a raggiungere la media dei Paesi arabi che registrano un impiego femminile che si attesta intorno al 25%.
Sono poi due i settori nei quali le donne palestinesi sono maggiormente occupate, quello agricolo con una percentuale che si aggira intorno al 62% e quello dei servizi con il 13%.
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