Mercoledi, 22/09/2021 - Tutti sanno che Aretha Franklin è stata una grande cantante di gospel e soul, una delle voci femminili più significative di tutti i tempi, ma pochi conoscono la sua storia, straordinaria e complessa, a partire dal rapporto col padre, reverendo di una Chiesa con moltissimi fedeli, appassionato di musica, che incoraggiava la figlia e la faceva esibire fin da piccola presso amici e parenti, così come non molti sanno che Aretha suonava il pianoforte e componeva talvolta parole e musica delle sue canzoni e non tutti ricordano il lungo percorso esistenziale che l’ha portata ad essere un’attivista per i diritti dei neri.
Questi e molti altri elementi compongono i tasselli dell’epico racconto cinematografico dedicato alla vita di Aretha, nel film intitolato “Respect” - in uscita nelle sale italiane il 30 settembre distribuito da Eagle Pictures - dal titolo di una canzone scritta dalla cantante e dedicata a tutte le donne che subiscono violenza (tra cui lei stessa, rimasta incinta giovanissima in circostanze poco chiare, ad ‘opera’ di un amico di famiglia). Il film è la storia vera del viaggio di Aretha Franklin per trovare la sua voce autentica, fino alla celebrità internazionale, nel contesto del turbolento panorama sociale e politico dell'America anni '60 (la famiglia Franklin conosceva bene Martin Luther King).
‘Respect’ è inoltre diretto - suo esordio al lungometraggio - dalla regista sudafricana-americana Liesl Tommy, la prima donna di colore nominata per il Tony Award alla migliore regia di un'opera teatrale (per la produzione a Broadway di ‘Eclipsed’): cresciuta a Cape Town durante l'apartheid, figlia di un insegnante di scuola superiore politicamente attivo contro il regime dell'apartheid e vittima di segregazione razziale come cittadina non-bianca, Liesl voleva evidenziare l’importanza delle origini e dell’ambiente in cui si era formata Aretha, come determinante per la sua arte e per il suo impegno come attivista.
Anche se molte donne nere, specialmente in passato, hanno contestato il moderno movimento femminista, che avrebbe incluso poco le donne di colore, sottolineando che nell'agenda generale del movimento sarebbe rientrata poco o niente la loro voce, la loro prospettiva e le questioni razziali, in realtà le donne di colore sono state storicamente femministe, per forza di cose, e hanno dovuto essere matriarche, abbattere barriere e pregiudizi sul posto di lavoro, essere da fondamento della chiesa, della comunità, spingere gli elettori al voto per creare il cambiamento. E Aretha Franklin non era diversa.
“Aretha Franklin ha dovuto intraprendere un percorso non facile per diventare la musicista brillante che conosciamo - racconta la regista - per me quel viaggio rappresenta l'indagine più profonda della sua eredità. Fin dall'inizio, ho visto questo film come la storia di una giovane donna con la voce più emozionante e forte del mondo, che stava lottando per trovare sé stessa. Aretha amava le persone di colore, come me: volevo assicurarmi che queste persone si sentissero amate da questo film nel modo in cui le abbiamo rappresentate; abbiamo cercato di dare loro tempo e spazio per vivere le loro vite, respirare e aprirsi. Abbiamo visto uomini bianchi dirci chi siamo per così tanto tempo, e questa è stata la nostra opportunità per dire chi siamo. Questa autenticità è in ogni fotogramma di questo film.”
Le canzoni di successo della Regina del Soul come "Respect", "(You Make Me Feel Like A) Natural Woman", "I Say a Little Prayer" e "Think", solo per citarne alcune, sono diventate parte del repertorio musicale americano - tutti classici che hanno definito la resistenza e la resilienza delle persone di colore durante il Civil Rights Movement, il Black Power Movement, e il Women’s Movement - e risuonano ancora oggi tutte le volte in cui il mondo è in crisi. L'impatto di Aretha è stato quasi onnipresente sulla musica e sulla cultura: la sua musica è stata così rilevante, quasi lungimirante su ciò che stava accadendo nella società americana, e su cosa sarebbe accaduto da lì a breve.
Il film inizia con le canzoni cantate da Aretha in chiesa e termina con la registrazione dell'album dal vivo di “Amazing Grace”, attraversando la storia dei suoi amori travagliati, delle etichette discografiche per le quali ha lavorato, della sua ‘necessità’ di cantare e comporre, dei suoi concerti, ma il cuore del film è il rapporto, sia pur difficile e cambiato negli anni, fra figlia e padre, interpretati in maniera brillante da Jennifer Hudson e Forest Whitaker.
“Volevo mostrare un'esperienza significativa dell'infanzia di una giovane ragazza afroamericana - ha aggiunto Liesl Tommy - e la sceneggiatrice Tracey Scott Wilson mi è stata accanto in questo lavoro: non ci sono abbastanza film in giro sulle persone di colore ricche e di successo. La signora Franklin proveniva da una famiglia agiata e la sua dinamica familiare risuona in tutta la pellicola. Essendo io stessa una bambina che è cresciuta ascoltando persone che parlavano a tavola di lotta per la libertà, per sé stesse e per le generazioni future, so in prima persona che questo influisce sulla tua vita per sempre. È quello che sei. Aretha lo aveva capito, ed è questo che ha creato la sua arte, l'attivismo”.
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