Arriva a Ferrara la prima replica della mozione di Verona sulla 194
Quanto accaduto a Verona pochi giorni fa, in tema di contrasto alla legge 194, potrebbe ripetersi a Ferrara, visto che è stata presentata da un consigliere di Fratelli d’Italia una mozione analoga.
Giovedi, 11/10/2018 - Una particolare chiave di lettura potrebbe essere avanzata nei riguardi della mozione, votata pochi giorni fa in consiglio comunale a Verona, contro la libera determinazione delle donne in materia di maternità consapevole. Una mozione che impegna il sindaco e la giunta “ad inserire nel prossimo assestamento di bilancio un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona, ad esempio progetto Gemma e Chiara”. Difatti come non prendere in considerazione quanto detto l’altro giorno, nella trasmissione radiofonica Tutta la città ne parla di Rai Radio 3, da Antonella Mugnolo, responsabile ufficio nazionale Progetto Gemma. Dopo avere spiegato che tale progetto “va nella direzione di aiutare economicamente a portare avanti la gravidanza senza dovere pensare a pannolini, corredini, cose che possono spaventare le persone in un momento di difficoltà economica.…..attraverso l’erogazione di 160 euro per 18 mesi”, ad espressa domanda su come la mozione approvata a Verona in consiglio comunale potesse cambiare l’attività della associazione, Antonietta Mugnolo risponde: “Noi, devo dire la verità non sapevamo niente di questa mozione. Io l’ho saputo attraverso i giornali e facebook”. Proprio questa precisazione avanzata dalla responsabile del Progetto Gemma dovrebbe indurci a porci un’ulteriore domanda, ossia quale potrebbe essere il reale intento che ha mosso la predisposizione della mozione veronese contro la legge 194.
Un documento che nella versione originale, come risulta dalle cancellature approntate prima della sua versione ufficiale, era ancora di più piena di quelle mistificazioni ed inesattezze scientifiche che sono state poi votate in consiglio comunale. A detta del dott. Silvio Viale, ginecologo responsabile del servizio di Day Hospital dell’ospedale S. Anna di Torino nonché colui che ha avviato in Italia la sperimentazione nel 2005 della pillola RU-486, «la mozione di Verona è zeppa di falsità. FALSO che la 194 si proponesse di “legalizzare l’aborto in alcuni casi particolari (violenza carnale, incestò, gravi malformazioni del nascituro, ecc.)” -come recita la mozione- INVECE La 194 permette l’aborto su richiesta fino a 90 giorni e a tutela della salute psichica della donna dopo i 90 giorni. FALSO che “ha contribuito ad aumentare il ricorso all’aborto” (op. cit.). INVECE in quarant’anni gli aborti sono diminuiti del 63,8% mentre nello stesso periodo le nascite sono diminuite del 25,5%. FALSO che “non ha affatto debellato gli aborti clandestini” (op. cit.). INVECE gli aborti clandestini sono talmente crollati che da anni non è più possibile farne una stima. FALSI i numeri, che hanno poi cancellato nella versione finale, che parlano di un aumento del 182% degli aborti dopo le 12 settimane, che sarebbero addirittura il 278% di tutti gli aborti. INVECE le IVG dopo i 90 giorni sono sì raddoppiate, ma sono il 4,3% del totale, con un record del 7,3% proprio in Veneto, anche grazie ai dispettucci politici. FALSO che “con l’introduzione della #RU486 sono cresciuti gli aborti” (op. cit.). INVECE dal 2010 (anno di introduzione della RU486) al 2016 le IVG sono diminuite del 18%».
A volere chiudere la parentesi sulle cosiddette falsità della mozione veronese contro la legge 194, per ritornare alla ricerca dell’effettivo motivo che ad essa soggiace, non è che da Verona si vuole muovere l'attacco alla legge 194, auspicando, come spera la Lega di Matteo Salvini, che la conseguente decisione del consiglio comunale sia di riferimento per altre amministrazioni comunali? In effetti si era già provata un’operazione del genere, sul finire di settembre, anche a Trieste, con una mozione che invitava "il sindaco e l'assessore competente ad adoperarsi per richiedere che venga fatta un'importante campagna informativa su tutti i danni ed i problemi alla salute che una donna può incorrere se decide di interrompere una gravidanza". Non si è però riusciti nell’intento, probabilmente, per il clamore suscitato da questa mozione, che poi è stata ritirata. Il modello Verona sarebbe, quindi, da diffondere anche in altre città? Un'ipotesi che troverebbe peraltro conferma nell'impostazione ideale dietro alle parole pronunciate lo scorso agosto dal sen. Simone Pillon, durante un'intervista a La Stampa: "Oggi non ci sono le condizioni per cambiare la 194, ma vedrà che anche noi ci arriveremo, come è successo in Argentina". E' con delibere come quella dello scorso giorno a Verona che "i profeti del nuovo Medioevo", come li definisce Massimo Giannini, vorrebbero avanzare sulla strada della negazione dei diritti civili, quale è quello in capo alle donne di decidere se proseguire o no una gravidanza nel rispetto della legge 194?
Ebbene, una prima risposta alla domanda se il modello Verona possa essere replicato ci è arrivata da poche ore, visto che è stata divulgata la notizia che a Ferrara il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Alessandro Balboni ha presentato la sua mozione contro “contro la mancata applicazione della legge sull’aborto” per proporre “iniziative per il sostegno alla maternità e alla prevenzione delle condizioni che portano all’aborto”. Il suddetto consigliere comunale intende così spronare la giunta cittadina ad “inserire nel prossimo assestamento di bilancio un congruo finanziamento ad associazioni e progetti attivi sul territorio comunale che operino nell’ambito dell’aiuto alle gravidanze difficili”, nonché a “farsi promotori presso la Regione Emilia-Romagna di un progetto ad hoc che sia diretto all’aiuto delle donne in gravidanza che si trovano in stato di difficoltà” e di “proclamare Ferrara ‘città che tutela gli indifesi'”. Risulterebbero già da queste precisazioni sulla mozione ferrarese le analogie con quella approvata a Verona, condizionale che potrebbe anche essere eliminato ove si vanno a leggere le motivazioni alla base delle richieste avanzate da Alessandro Balboni. Per tutte una, ossia «La legge intendeva impedire il ricorso all’aborto dopo i primi novanta giorni, ‘tranne che nel caso di serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna’ (art.4); mentre tale limite è stato ampiamente scavalcato – prosegue Balboni -. Gli aborti legali effettuati dal 1978 ad oggi sono circa sei milioni mentre non sono state in nessun modo pubblicizzate le conseguenze sulla salute psichica e fisica della donna a seguito dell’aborto chirurgico e farmacologico».
Dovremmo quindi aspettarci che si moltiplichino in Italia "le città a favore della vita", così come si è definita Verona approvando la mozione comunale contro la legge 194 dell'altro giorno. Ferrara con un piccola variazione sul tema può darsi pure che verrà rinominata, come richiesto dal consigliere di Fratelli d’Italia, “città che tutela gli indifesi”. Una cosa è certa, una gravidanza non può esser imposta per legge, una donna ha riconosciuto il diritto di decidere in piena libertà e consapevolezza quando diventare madre, con l'unico limite di rispettare la legge che le ha consentito di non essere più incriminata del reato di aborto. La legge 194 ha sancito sì una rilevante conquista femminile, ossia il diritto ad esigere dallo Stato la prestazione sanitaria relativa all'interruzione di gravidanza e, se oggi questa facoltà riconosciuta alle donne è messa in discussione, tutti però si devono mobilitare affinchè ai tempi bui di illegalità e di conseguenti morti di aborto clandestino non si debba ritornare. Perchè i diritti civili, una volta conquistati anche con il sangue delle vittime di quella clandestinità, si difendono senza se e senza ma.
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