Lunedi, 09/01/2012 - E scoppia nuovamente la polemica in Argentina. La notizia che la Presidenta non soffre di un tumore maligno fa nascere sospetti nelle opposizioni che si lanciano in supposizioni e ipotesi di calcolo politico. I medici smentiscono e parlano di ‘falso positivo’ e comunque della correttezza e necessitá di intervenire chirurgicamente.
Cristina Fernandez de Kirchner anche in questo caso continua a suscitare grande amore e grande odio. Anche il vento bollente che attraversava Buenos Aires a fine anno, raccontava questa dicotomia trascinando con sé e agitando sui muri della cittá i lembi dei cartelloni di sostegno alla Presidenta – ‘Fuerza Cristina’ e ‘Aguante morocha’ – e restituendo graffiti come ‘Viva el cancer’. Una cittá stranamente silenziosa e quieta quella che ha atteso, tra la pigrizia delle vacanze natalizie – che qui coincidono e si accavallano con quelle estive – e la trepidazione dei sostenitori di Cristina, l’esito di una operazione che è durata cinque ore, bloccando la zona e incollando alla televisione, alla radio, a internet, buona parte della popolazione.
In un emisfero, e in particolare in una zona geografica, in cui la politica si coniuga strettamente con i sentimenti, come mai in Europa potremmo accettare, la malattia, come in precedenza il lutto della Fernandez, hanno scosso emotivamente l’opinione pubblica producendo un fiume immenso di parole e discussioni infinite. Il tenace e ipnotico appoggio dei sostenitori di Cristina, cosí come l’odio cieco e ossessionato dei suoi detrattori, sono due facce della stessa medaglia e raccontano, forse meglio di tante analisi, la realtá di un paese che continua a costruire la sua identitá sulla potenza simbolica di alcune personalitá. Il modello argentino, che dalle ceneri del default di dieci anni fa ha costruito una crescita annua tra il 7 e il 10% (tranne che nel 2009, anno della crisi mondiale), é indubbiamente basato sulla forza del profondo cambiamento di stile e di contenuti rappresentato prima da Nestor Kirchner e dopo da sua moglie Cristina Fernández. Adesso lei dovrà guidare il paese, almeno fino al 2016, a volte dialogante, a volte dura e netta, populista, sentimentale, trasparente, democratica e progressista, perchè qui è così che si può essere leader di un cambiamento.L’Argentina, dopo Nestor e Cristina, non sará piu la stessa.
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