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Argentina Altobelli, passione e coraggio

Argentina Altobelli, passione e coraggio

Donne nella storia - Un ricordo di una straordinaria figura di donna che ha lottato per i diritti dei contadini. Prima segretaria di Federterra

Trentini Sofia Mercoledi, 28/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2014

 Nasce ad Imola (BO) nel 1866 in una famiglia benestante, anche se non ricca, i Bonetti, che le permette di studiare e di formarsi. Da giovinetta Argentina Altobelli è affidata a degli zii paterni e con loro si sposta tra Parma e Bologna mentre segue i suoi studi in Giurisprudenza, godendo di una certa libertà di movimenti. In quei tempi la donna era sottoposta alla vigilanza della figura maschile della famiglia, il padre, uno zio, un fratello; quando si sposava “passava” sotto la tutela del marito e non poteva stipulare contratti, non poteva ricevere dote, ma solo e sempre tramite la figura maschile della famiglia a cui “apparteneva”, senza personalità giuridica. Conosce Camillo Prampolini, noto socialista reggiano, grazie al quale si impegna con successo nell’attività di propaganda politica a cui si appassiona e diverse società operaie di Parma la nominano Presidente onorario. Si sposa nel 1889 con Abdon Altobelli - uomo ispirato ed intelligente che l’ha amata e rispettata - e ha 2 figli; nel mentre viene eletta Presidente della società operaia di Bologna. Inizia la sua attività politica intervenendo ai comizi con passionalità, e tante famiglie chiamano con il suo nome le bimbe nate in quegli anni: tante piccole “Argentine”, quasi fosse un buon augurio per loro di tenacia, forza, determinazione e futuro positivo. Inizia presto a perorare la causa dell’emancipazione femminile e di difesa dei contadini, al tempo la categoria principale, che vivevano quasi in “schiavitù”. Erano sottoposti al regime della decima, che imponeva di versare il realizzo del loro duro lavoro al proprietario del fondo dove vivevano senza alcuna sicurezza perché in qualsiasi momento potevano essere cacciati con tutta la famiglia. All’epoca i contadini, lavoravano dall’alba al tramonto, senza garanzie, senza periodi pagati per le malattie, senza riconoscimento maternità per le donne; lavoravano nei campi anche i bambini e fanciulli ancora in fase di crescita. Nel 1901 Altobelli partecipa come delegata della Lega contadina di Malalbergo (BO) al congresso costitutivo di Federterra e l’anno successivo è eletta Segretaria della Federazione provinciale dei lavoratori della terra di Bologna. Nel 1906 è Segretaria Nazionale di Federterra, prima donna nella storia. Nel 1908 entra anche a far parte della Direzione del Partito Socialista. È stata la prima donna che si è battuta per il riconoscimento di condizioni di vita migliori nelle campagne, per le 8 ore giornaliere e per il riposo compensativo. Ha tenuto sostenuto le lotte salariali delle mondine e le prime donne organizzate in leghe sindacali che hanno manifestato nelle zone dell’Argentano, riconoscendo valore alle tristi vicende dell’eccidio di Maria Margotti a Molinella (BO). Quando Altobelli dichiarava “che desiderava che le donne conquistassero il voto non per le viottole contorte delle distinzioni e dei privilegi, ma per la gran via maestra del suffragio universale” la diceva lunga sullo scarso riconoscimento della donna come soggetto giuridico pensante e decisionale per la società. I principi che reggono la sua vita sono legati alla terra: concretezza, forza, buon senso, capacità di sacrificio. Una donna semplice, ma tenace, che ha seguito non la via più semplice ma quella più gratificante per il senso della propria vita, appunto “sempre per la via maestra”, rivendicando i diritti che non hanno un sesso, ma solo uno status di appartenenza. Sono gli anni della crisi agraria, delle lotte contadine che si scatenano in questi anni e il cui epicentro si sposta in Emilia a partire dallo sciopero delle risaiole della Bassa Bolognese nel 1886, 1887 e nel 1890. Nello stesso congresso costitutivo della Federterra, in cui si definisce con chiarezza la natura di classe dell’organizzazione, la piattaforma politico-rivendicativa, si afferma come specifico dell’azione sindacale il ricorso allo sciopero. Al Congresso di Bologna del 1901 sono presenti 704 Leghe in rappresentanza di 152.022 iscritti; e già l’anno successivo Federterra conta l’adesione di 1.293 leghe in rappresentanza di 240mila lavoratori, diventando la più grande federazione del sindacato italiano. L’esperienza di Federterra rappresenta un caso unico in Europa per la valenza di questa rappresentanza. Le funzioni che deve svolgere il “sindacato” sono riportate dalle parole della futura Segretaria: “L’organizzazione è l’arma di difesa del lavoratore debole contro la forza del capitalismo. L’organizzazione educa i lavoratori alla solidarietà verso i compagni di lavoro; insegna a essere capaci e forti nella difesa dei propri diritti economici, civili e umani”. Argentina, che nel 1906 viene eletta segretaria di Federterra - carica che ricopre per quasi venti anni, fino allo scioglimento, ad opera del regime fascista - e sin dall’inizio dà un contributo importante all’organizzazione e alla sua evoluzione politico-organizzativa. Instancabile organizzatrice del lavoro e delle lotte nelle campagne, porta l’organizzazione a una serie di conquiste significative: a) i salari definiti ad ora e non più a giornata; b) l’abbandono dell’orario “da sole a sole” e l’affermazione delle otto ore; c) abolizione del lavoro a cottimo; d) riconoscimento degli uffici di collocamento e dell’organizzazione dei lavoratori; e) l’impegno da parte dei proprietari di assumere mano d’opera in proporzione ai fondi coltivati, per salvaguardare i lavoratori dalla disoccupazione. Dal 1912 al 1914 è Consigliere del lavoro e rappresentante dei contadini nel Ministero per l'agricoltura, l'industria e il commercio. Dopo le vittorie del movimento sindacale Argentina descrive il ritratto del nuovo contadino: “Ora i contadini si lasciavano crescere i baffi e… il servo cominciava a diventare uomo libero, padrone dei propri destini; cosciente dei suoi diritti, libero da tutti i pregiudizi e dalla schiavitù dell’ignoranza, deciso a farsi rispettare a discutere con il padrone sui vari problemi dell’azienda”. Finita la Grande Guerra la Federazione viene sciolta e in questa fase Altobelli lascia Bologna e si rifugia a Roma, dove sino al 1925 fa parte dell’Associazione romana di cultura a cui aderiscono numerosi socialisti e antifascisti. Conduce una vita ritirata, svolgendo umili lavori, scrive il suo diario e muore all’età di 76 anni, nel 1942. Questo straordinario personaggio, una delle nostre belle donne emiliane, mi ha portato a ricordare un discorso che mi fece mio padre una volta: “in politica non affezionarti mai troppo alle persone, uomini o donne che siano, prima o poi ti deluderanno, perché avranno interessi personali o semplicemente perché cambiando nella società che cambia perdono la diritta via. Rimani sempre ferma nell’ideologia però, perché è quella che ti fa alzare la schiena da terra e rivolgere gli occhi al cielo, camminando diritta, un passo dietro l’altro saldamente ancorata alla tua terra “. La figura di Argentina Altobelli è stata recentemente valorizzata dall’Associazione Donne in Campo (CIA).



Sofia Trentini, PRESIDENTE Donne in Campo Emilia Romagna 



Foto gentilmente concesse dalla Fondazione Argentina Altobelli di Imola. Si ringrazia in particolare Anna Salfi.

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