Il Governo varerà importanti provvedimenti finalizzati a promuovere la natalità e l’occupazione della donna
Il Senato ha approvato definitivamente, quasi all'unanimità (con il consenso di tutti i gruppi e solo 10 contrari e 15 astenuti), il Family Act, un provvedimento presentato dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti di Italia Viva e dall'ex ministra del Lavoro e politiche sociali Nunzia Catalfo, del Movimento 5 Stelle. Si tratta di un provvedimento importante, visto che lo scorso anno abbiamo avuto il record negativo dei nuovi nati e per la prima volta siamo scesi sotto i 400mila bambini; è già stato stabilito un assegno unico universale per sostenere le famiglie e la natalità, ma con il Family Act si vogliono varare una serie di misure che favoriscano la natalità anche tramite la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile.
La legge impone al Governo di varare Decreti legislativi che dovranno riformare profondamente i congedi parentali, sostenere l'occupazione femminile, incentivare le attività educative dei figli e il sostegno dei giovani per il raggiungimento dell'autonomia finanziaria. C'è però un ma, che spiega anche il silenzio con cui la stampa ha accolto il varo di questo provvedimento. Essendo una legge delega, non vara direttamente le misure di sostegno alla famiglia, ma delega il Governo a farlo nell'arco di uno o due anni, quindi con le incertezze che accompagnano sempre gli impegni rimandati.
Grande soddisfazione per il varo della legge viene però espressa dalla Ministra Bonetti, che mette in evidenza come nel dibattito parlamentare si sono ipotizzate riforme rivoluzionarie, come quella di aumentare i congedi parentali per gli uomini, oggi obbligati in 10 giorni, fino a 90 giorni, un tempo che si avvicina ai 5 mesi obbligatori per la maternità.
Un'altra ipotesi avanzata in Parlamento è quella di portare ad un forte aumento le indennità per i congedi parentali facoltativi. Oggi l'indennità è prevista al 30% dello stipendio, la si vorrebbe portare al 50%, togliendo l'onere alle imprese. In quanto al sostegno per l'emancipazione e l'autonomia finanziaria dei giovani, se l'assegno unico universale viene corrisposto fino ai 21 anni, ora si prevedono incentivi dedicati ai giovani fino ai 35 anni, per l'abitazione degli universitari fuori sede e per l'inizio delle attività lavorative. E sono tanti i buoni proponimenti per la pari dignità nella famiglia e nel lavoro contenuti nel Family Act, con l'unico problema del rinvio delle decisioni nel tempo e quindi il timore di un varo che si esaurisca in un libro dei sogni.
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