Rom – impronte digitali / 1 - Riceviamo dal Gruppo Abele e pubblichiamo “Impronte ai bambini zingari: sì allo strumento (ma per tutti), no alle generalizzazioni che condannano un popolo”
Luigi Ciotti Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2008
“L'identificazione attraverso le impronte digitali di un bambino non è di per sé uno strumento negativo. Anzi, può essere utile al bambino stesso per la sua tutela (quando viene venduto, prestato, sfruttato). Questo però vale per tutti i bambini, italiani o zingari che siano. Quello che è inammissibile è sospettare e condannare a priori un popolo. Non si può pensare di attribuire a 170.000 zingari una patente di delinquenza di gruppo e di conseguenza uno status giuridico speciale. E' questo che spaventa. E' questo che va contro i bambini zingari.
Le forze dell'ordine possono quindi disporre di questo strumento di indagine in sede civile e penale (quando ci sono delle indagini in corso, dei sospetti di sopruso, ecc), ma questo deve valere per tutti. Oggi più che mai, alla luce della complessità delle singole situazioni e per cercare di sbagliare di meno, è necessario unire le forze, le competenze e i saperi intervenendo con tempestività e determinazione per fermare chi sfrutta e usa le persone e nel contempo tutelare e aiutare le vittime. In tal senso bisognerebbe applicare di più e meglio le leggi esistenti, a cominciare dall'articolo 18 del Testo Unico sull'immigrazione e alla legge 228 sulla tratta e a tutte le leggi esistenti di tutela dei minori. Non cerchiamo quindi soluzioni-scorciatoia, ma affrontiamo e gestiamo insieme le situazioni richiamando ciascuno alle proprie responsabilità, siano esse individuali che istituzionali”.
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