‘ORION’, FILM ALLEGORICO SULLA LIBERTÀ E SULLA CONDIZIONE DELLE DONNE NELL’IRAN DI OGGI
VINCITRICE DEL MEDFILM FESTIVAL 2011, IN EX AEQUO CON ‘IO SONO LI’ DI ANDREA SEGRE, LA PELLICOLA È LA STORIA DI UNA RAGAZZA CHE RIMANE INCINTA FUORI DAL MATRIMONIO E CERCA DI ABORTIRE. GLI ALTRI PREMI DEL MEDFILM FESTIVAL.
Lunedi, 05/12/2011 - Ancora un film iraniano alla ribalta di un Festival, si tratta di “Orion”, del regista Zaman Esmati, vincitore del Premio Amore e Psiche nell’edizione 2011 del MedFilm Festival, in ex aequo con l’italiano “Io sono Li”, di Andrea Segre. Girato nella migliore tradizione del cinema iraniano, “Orion” si avvale dello stile inconfondibile del grande regista e sceneggiatore Jafar Panahi, questa volta come consulente al montaggio. Claustrofobica ma piena di tensione la pellicola, che racconta la storia di Elham una ragazza rimasta incinta di un uomo che non intende sposarla e viene arrestata perché colta in flagrante nel tentativo di abortire, si apre a numerose chiavi di lettura, dietro l’apparente, drammatica linearità di una situazione tristemente nota a molta parte della società iraniana. Emerge con immediata evidenza la doppia discriminazione nella relazione tra uomo e donna: infatti Elham, già terrorizzata all’idea di compiere un’operazione clandestina e braccata dopo la fuga all’arrivo della polizia è l’unica del gruppo (composto da fidanzato, amico medico del fidanzato e padrone di casa) ad essere arrestata e costretta a scontare la pena, oltre a subire il biasimo sociale e familiare, mentre gli uomini vengono fermati ma poi subito rilasciati, e per di più il fidanzato Amir nega vigliaccamente, durante la deposizione alla polizia, di aver mai intrattenuto rapporti con la donna. Il titolo del film, ‘Orion’,viene richiamato da Amir, di professione astronomo, in relazione alla costellazione del cacciatore, e sottende le prerogative dell’uomo (o di un governo) di esercitare potere e dominio su altri esseri.
Ancora, nell’ affannoso, doppio tentativo di fuga della ragazza, i poliziotti (piuttosto umanizzati che demonizzati, com’è nello stile di Panahi e di Esmati) non si affrettano a cercarla, sanno che la troveranno perché lei non ha alcun posto dove andare, tantomeno casa sua. La ragazza, in qualche modo, è imprigionata all’interno dell’intero paese. “A Orion – così recita la motivazione del premio - per le tante sfumature con cui tratta il soggetto. Il film è una forte riflessione sulla perversione di un sistema, di come la censura penetra la mente dei cittadini, che diventano così carnefici di loro stessi. Il film da prova di grande creatività, in particolare nel lavoro sul montaggio.” Nel tragico epilogo familiare, che si svolge nel deserto, durante una bufera di vento e sabbia (l’inevitabile che è in natura messo a confronto con l’evitabile, assurda situazione ritenuta socialmente imperdonabile), il padre di Elham cercherà di porre fine alla vergogna ed al disonore della famiglia con quella che ritiene l’unica soluzione possibile. Il film è stato girato a Yazd, città iraniana nota per i culti zoroastriani, ed è una produzione low-budget, ultra-indipendente, finanziata in buona parte dal regista stesso, che ha girato senza permessi con una camera a mano.
Anche nel bel film “Io sono Li”, dell’italiano Andrea Segre, si parla di una donna, una straniera, Shun Li, che lavora in un laboratorio tessile della periferia romana per ottenere i documenti e riuscire a far venire in Italia suo figlio di otto anni. Trasferita a Chioggia, nella laguna veneta, per lavorare come barista, conosce Bepi, pescatore di origini slave, soprannominato dagli amici "il Poeta. Il loro incontro, una fuga poetica dalla solitudine ed un dialogo silenzioso tra culture diverse, turba però le due comunità, quella cinese e quella chioggiotta, che ostacolano questo nuovo viaggio, di cui forse hanno semplicemente paura. La motivazione del premio offre del film una lettura che non si può non condividere: “per la precisione e la poesia con le quali tratta un soggetto attuale, per la compassione verso i propri personaggi, senza mai cadere nel sentimentalismo scontato né nella manipolazione esotica, per una particolare capacità di intercettare i cambiamenti profondi delle nostre società che fanno i conti con l’immigrazione”.
Fra gli altri premi assegnati al MedFilm Festival: il Premio per l’espressione artistica è andato a “Morgen” di Marian Crişan (Romania/Ungheria/Francia, 2010) ed una Menzione Speciale a ‘Microphone’ di Ahmad Abdalla (Egitto, 2010). Per quanto riguarda i documentari, il Premio Open Eyes è stato attribuito a ‘Iraq: war, love, god and madness’ di Mohamed Al-Daradji, (Iraq/Olanda/UK, 2010) e due menzioni speciali sono state assegnate a ‘This is my land…Hebron’, di Giulia Amati e Stephen Natanson (Italia, 2010)’ed a ‘(No) laughing matter (Blague à part)’, di Vanessa Rousselot, (Francia/Palestina, 2010). Assegnato dalla giuria internazionale del concorso cortometraggi, composta da 10 studenti diplomandi delle Scuole Nazionali di Cinema di Egitto, Romania, Israele, Slovenia, Libano, Turchia, Italia e da 8 detenuti del Nuovo Complesso Roma Rebibbia, il Premio Methexis per il miglior cortometraggio è andato a “Checkpoint”, di Ruben Amar (Francia, 2011), mentre il Premio Cervantes per il cortometraggio più innovativo è stato invece assegnato a “Il Cane”, di Andrea Zaccariello. La Giuria Piuculture ha inoltre assegnato un Premio ex aequo al bellissimo ed inquietante “Zefir” (Zephyir) di Belma Baş, Turchia, 2010, ed a “Io sono Li” (“Li and the poet”), di Andrea Segre (Italia/Francia, 2011). Infine, il Premio alla Carriera è stato assegnato al grande attore egiziano Omar Sharif.
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