“Worth 100 girls”. Quando il successo di una donna è il successo di altrettante donne.

Il Cairo. “Si tratta di una campagna mediatica progettata per dare alle donne il sostegno morale di cui hanno bisogno ogni giorno per continuare a vivere nonostante i problemi. Lo facciamo attraverso l’intervista di chi lavora in una macelleria. Di chi lavora come carpentiere o come falegname” dice Rania Ayman, una delle fondatrici della campagna.

In una realtà sociale nella quale non è semplice essere quello che si vuole essere, e tanto meno lo è per le donne “Worth 100 girls” porta con sé un valore aggiunto perché, parlando di storie vere, mette in evidenza il coraggio di chi ha combattuto contro le convenzioni sociali e ha vinto.



E lo spiega chiaramente Rania Ayman quando dice che “non si tratta solo di una campagna di sensibilizzazione fine a sè stessa. È molto di più perché attraverso il racconto fatto in prima persona si vuole esaltare l’elemento femminile che ha capovolto le regole sociali, lavorando come cameriera, macellaia o carpentiera senza preoccuparsi del giudizio esterno”. L’intento della campagna tra l’altro non è quello di stabilire chi è meglio o peggio in determinati settori lavorativi, ma è quello proprio di dire che anche le donne possono fare gli stessi mestieri degli uomini. “Con Worth 100 girls non vogliamo dire che le donne sono migliori degli uomini o viceversa in determinati ambiti. Vogliamo fare tutt’altro. Il nostro obiettivo è quello di premiare chi non ha mai smesso di combattere contro i tabù e vincere la battaglia sociale -ci dice Rania che continua- perché il successo di una donna si trasforma immediatamente nel successo di tutte le altre donne del Paese. Ed ecco il nome della campagna”.



Dietro le quindici storie raccontate, ci sono tanti mondi. Ma c’è anche la caparbietà. C’è il coraggio femminile delle intervistate, e c’è l’esigenza di mostrare modelli ai quali le ragazze egiziane possono ispirarsi ogni giorno. E soprattutto c’è la necessità di raccontare un diverso spaccato della società egiziana perché “i media trasmettono quasi sempre notizie negative quando si parla dell’universo femminile. Dopo una ricerca approfondita, ho scoperto che il 70% dei titoli delle notizie che includono il termine "donna" è legato al problema delle molestie sessuali, agli omicidi e gli stupri. Per questo motivo credo che ci sia la necessità anche di far luce su storie positive che possono travolgere di energia positiva chi le legge” dice Rania.



È una vera e propria sfida quella lanciata da Worth 100 girls, tra l’altro appoggiata da Akhbarak.net, uno dei canali multimediali più seguiti in Egitto. Worth 100 girls ha l’obiettivo di aiutare le donne egiziane ad essere indipendenti e in grado di realizzare la vita che vogliono, liberandosi dai ruoli di genere tradizionali e trasformarsi in un modello da seguire per quelle che si sentono bloccate dalle restrizioni e costrizioni della società. E sicuramente è un esempio Om Sabah che ha rifiutato di sottostare alle norme sociali quando ha rilevato la caffetteria del marito dopo la sua morte. Lo è Om Bassem che ha dovuto lavorare come un idraulico dopo il divorzio per essere in grado di mantenere la famiglia e continua a farlo con successo. Lo è Om Rania, la prima donna a lavorare come autista di un microbus in Egitto. Worth 100 girls vuole partire da loro. E lo ha fatto attraverso tutta una serie di eventi di sensibilizzazione fino alla settimana scorsa che hanno coinvolto tutto il Paese. E lo continuerà a fare per tutto il 2016 attraverso le testimonianze delle altre donne coraggiose e guerriere nella vita, nella vita di tutti i giorni.