Martedi, 17/04/2018 - Candidato all’Oscar per la Palestina, il film indipendente “Wajib” (che significa letteralmente ‘dovere sociale’) (trailer), scritto e diretto dalla pluripremiata regista palestinese Annemarie Jacir, che firma il suo terzo lungometraggio - già nota per ‘When I saw you’- è davvero un piccolo gioiello, per l’idea, per la realizzazione, per la cura dei particolari e per quella capacità, spesso molto femminile, di saper raccontare storie serie ed impegnate attraverso uno sguardo profondamente umano e benevolo, che abbraccia i suoi personaggi e le relazioni che essi instaurano, senza perdere di vista la profondità di un contesto storico-politico drammatico, che resta sempre presente sullo sfondo.
Ambientato nella comunità cristiana di Nazareth, in Palestina, il film - interpretato da due splendidi attori, Mohammed e Saleh Bakri, padre e figlio sullo schermo e nella vita - evidenzia le criticità e le difficoltà del vivere in una terra martoriata, in cui pragmatismo e idealismo non sempre riescono a convivere. Il titolo ‘Wajib’, fa riferimento alla tradizione palestinese secondo la quale il padre e i fratelli della sposa hanno il dovere sociale di consegnare personalmente gli inviti di matrimonio.
‘Quando mia cognata si è sposata - racconta la regista – è stato dovere di mio marito consegnare gli inviti con suo padre, credo solo nella Palestina del nord sia ancora viva questa tradizione: ho deciso di seguirli silenziosamente nei cinque giorni impiegati ad attraversare la città ed i villaggi circostanti per consegnare gli inviti. Come osservatore silenzioso a volte era divertente altre volte doloroso e, durante il viaggio, sono venute fuori a piccole dosi le tensioni della relazione fra un padre e un figlio molto diversi, ma anche l’amore che li lega. Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura partendo da questa idea’.
Nella pellicola, Abu Shadi uno stimato insegnante di 65 anni, vive a Nazareth, in Palestina, dove ha cresciuto da solo i due figli, dopo l’abbandono della moglie e la sua fuga in America con un altro uomo, e ora si appresta a vivere quello che è forse il giorno più bello della sua vita, il matrimonio della figlia Amal. Per l’occasione e per aiutarlo nei preparativi, è tornato nella città natale anche Shadi, l’altro figlio che ormai da tempo vive in Italia, dove lavora come architetto. Pur essendo abituato agli usi occidentali e molto critico verso quanto accade nella regione, Shadi non si sottrae al rispetto della consuetudine palestinese che prevede il “Wajib”, il dovere da parte dei familiari di consegnare personalmente le partecipazioni di nozze, come forma di rispetto verso gli invitati. Da qui inizia il viaggio on the road, di casa in casa, per consegnare l’invito come vuole la tradizione: le porte di cristiani, mulsulmani e anche atei si aprono al loro arrivo. Ma, mentre al cospetto degli invitati, padre e figlio riescono a calarsi nel ruolo che tutti si aspettano da loro, nei momenti in cui sono soli, mentre percorrono molti chilometri in macchina, la diversa visione della vita e dei valori che ormai li separa in modo forse definitivo, affiora a poco a poco in superficie costringendoli a un inevitabile confronto.
Un gesto culturalmente importante, la consegna degli inviti di un matrimonio, diventa spunto, nelle abili mani di una regista che conosce profondamente i territori che racconta, per esplorare la complessità del rapporto fra generazioni, nel confronto tra liberà e dovere, modernità e tradizione.
Il film, che ha appena vinto il Premio del Pubblico al Middle East Now Festival di Firenze - di cui è stato anche il film di apertura – e già vincitore al Festival Internazionale del Cinema di Dubai come Miglior Film e Miglior Attore e del Premio ISPEC (Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo) al Festival di Locarno 2017, sarà distribuito nelle sale da Satine Film alla fine di Aprile.
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