Lunedi, 13/12/2021 - Una storia senza orpelli, quella del film “Verso la Notte”, girato in una Roma disadorna e internazionale, dove le vite di due ragazzi iraniani e di una senza tetto s’incrociano fatalmente nel racconto di un disagio esistenziale profondo e di un sentimento, come quello della gelosia, che può condurre gli individui ed i rapporti alla rovina.
Scritto e diretto dal regista e sceneggiatore lucano Vincenzo Lauria, qui al suo esordio nel lungometraggio, il film è stato presentato alla 66° edizione del Taormina Film Fest nella Sezione Indieuropea, dove ha vinto il Premio del pubblico di MYmovies. In questi giorni è nelle sale italiane distribuito da Cineclub Internazionale Distribuzione.
Al centro della vicenda Maryam, una ragazza iraniana che ha studiato cinema a Roma e che decide di realizzare un documentario su Anna, una donna senza fissa dimora che vive per le strade della Capitale. La giovane cineasta è infatti rimasta profondamente colpita da questa donna dai modi eleganti, nonostante la sua condizione di senzatetto, che si esprime attraverso visioni e presagi. Nel frattempo Maryam, attraverso uno dei suoi ex-professori, conosce Hesam, anche lui iraniano, e il ragazzo viene reclutato come operatore nel progetto documentaristico.
I due giovani, che nel film comunicano fra loro in lingua in farsi, iniziano così a lavorare insieme, finendo per innamorarsi e riconoscendosi come due anime che si sono finalmente ritrovate: ma sul loro idillio cominceranno presto ad affiorare le prime ombre. Maryam ed Hesam si sono riconosciuti e consegnati l'una all'altro, apparentemente in maniera totale, ma purtroppo, a causa di gelosie ed insicurezze, ombre oscure caleranno sulla relazione dei due cineasti, che inizieranno a sentire l’appartenenza reciproca come un limite da cui liberarsi, verso un sentimento oscuro e notturno, che può condurre alla rovina.
“Verso la notte, un titolo che richiama l’attuazione di un presagio - afferma il regista - è la storia di un amore autentico ma è anche la storia della sua rovina. Come un miracolo Maryam e Hesam accolgono la felicità e si perdono l'uno nell'altra. Ma come per una legge ineludibile della causalità, ad ogni felicità corrisponde una paura che ne mina l'esistenza, la paura di perdersi e di perdere tutto. E allora l'essenza sta forse nel lasciarsi andare: la condizione di erranza di Anna ne è testimone ed il mistero che la donna si porta dietro, e che Hesam e Maryam indagano, è forse proprio il mistero dell'essenza”.
Il film, dunque, nell’idea del regista, rappresenta un'indagine sulle impercettibili sfumature delle parole, dei gesti e dei silenzi che nella storia raccontano le insicurezze dell'animo fragile ed instabile dei protagonisti, e sulla forza necessaria per trascinarsi tra le macerie ed afferrare, prima della fine, il senso residuo dell'esistenza.
Le scenografie, i costumi, le scelte stilistiche e cromatiche, la musica adatta ad accompagnare atmosfere ed emozioni, ciascuna componente estetica è al servizio di una riproposizione autentica, da parte degli attori, dei momenti esistenziali dei protagonisti, seguiti con una macchina a spalla, che insegue quasi gli attori per raccontare la loro verità, i dubbi e contrasti, il gioco di luci e ombre della vita stessa.
Duné Medros, un’attrice italo-iraniana madrelingua, interpreta il ruolo di Maryam, mentre la napoletana Paola Toscano veste i panni dell’enigmatica senzatetto Anna.
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