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“Tre donne al Cairo”, un libro che racconta un paese non così tanto passato

“Tre donne al Cairo”, un libro che racconta un paese non così tanto passato

Attraverso lo sguardo di tre generazioni di donne: dare importanza agli scambi culturali tra due paesi diversi, dove è proprio la differenza la chiave per capire il presente.

Domenica, 03/04/2016 -
Il Cairo. “La mia intenzione principale è stata quella di intrecciare il passato ed il presente dell’Egitto attraverso un filo invisibile che permettesse al lettore di immedesimarsi nella narrazione che facevo della testimonianza di mia nonna e mia madre” dice la scrittrice svedese Anne Edelstam alla presentazione dell’uscita dell’edizione araba del libro, avvenuta qualche giorno fa nella capitale presso la libreria Diwan nel quartiere di Zamalek.

“Tre donne al Cairo” è infatti il racconto romanzato di fatti realmente accaduti che hanno inizio con nonna Hilda e nonno Torsten ed esattamente quando lui viene nominato giudice del tribunale misto di Mansoura nel 1926. All’epoca, quando ancora l’Egitto era sotto protettorato inglese, i tribunali misti, tra i quali anche quello de Il Cairo ed Alessandria avevano il compito di dirimere le questioni penali e civili degli stranieri che vivevano ed avevano interessi in Egitto. “Sebbene i due Paesi fossero profondamente diversi per cultura, tradizione e religione, mia nonna non ha mai sofferto il distacco dal luogo nel quale era nata e cresciuta. Anzi il conoscere luoghi e posti diversi è stato per lei uno stimolo in più a seguire mio nonno che partiva per lavoro” ci dice Anne. Il primo impatto non è stato catastrofico come pensano i due giovani sposi. Arrivati in Egitto Hilda e Torsten avvertono un clima del tutto diverso. Non c’è l’antisemitismo.



E questo Anne ce lo racconta, leggendo un passo del libro nel quale a parlare è proprio nonna Hilda "qui sarà molto meglio, perché non dovremo vedere la violenza che i nostri poveri connazionali stanno subendo. C’è un terribile clima in Europa. Gli ebrei vengono accusati per tutti i problemi finanziari che ci sono. È come se le persone abbiano perso la ragione lì. Invece qui in Egitto, gli ebrei sono cittadini come lo sono gli altri e vivono normalmente e tranquillamente. Basta pensare che la maggior parte dei consiglieri del re sono ebrei”.



In Egitto però non è tutto roseo. Hilda lo vede con i suoi occhi. Da anni il popolo chiede l’indipendenza dal Regno Unito e lo fa, organizzando manifestazioni contro il governo. Ci sono arresti e morti di continuo. E nello stesso tempo ci sono le rivendicazioni femministe per l’emancipazione delle donne egiziane. “In Egitto nonna si rende conto che le donne egiziane si espongono in prima linea nel richiedere i diritti in quanto cittadine al pari degli uomini. E sarà proprio in questa atmosfera che conoscerà Hoda Sharawi, pioniera del femminismo egiziano che già dagli anni Venti si batteva per il diritto all’istruzione delle giovani” dice Anne.



Hilda e Hoda diventano in poco tempo amiche. “Entrambe erano amanti della libertà. Entrambe chiedevano il riconoscimento dell’individualità femminile e lo facevano senza alcun timore” confida l’autrice. È ancora vivido nel ricordo della scrittrice il modo con cui nonna Hilda parlava di Hoda. “Mi raccontava che Hoda era una donna forte e ben determinata e quando lo faceva, riportava alla memoria quel gesto che all’epoca come oggi è considerato un vero e proprio atto di ribellione”.



Il riferimento è chiaro. Hoda Sharawi passò alla storia del femminismo egiziano nel 1924, quando di ritorno da Roma, dove aveva preso parte ad una conferenza internazionale sulle donne, decise di togliersi il velo alla presenza di centinaia di persone che l’aspettavano alla stazione centrale del Cairo, gridando la fine di una società patriarcale.

Non è solo attraverso la testimonianza di nonna Hilda che Anne vuole invitare “a conoscere il diverso, senza dimenticare che ieri come oggi al centro della scena, c’è sempre il popolo egiziano, protagonista fin dal secolo scorso di continui cambiamenti politici e sociali” come lei stessa dice.



La scrittrice svedese lo fa anche ripescando dalla mente i propri ricordi, quelli vissuti in prima persona in Egitto. È qui infatti che trascorre quasi venti anni della sua vita, portando a termine gli studi superiori e universitari perché il padre viene nominato ambasciatore di Svezia prima ed funzionario diplomatico poi, a partire dal 1975.

Un rapporto però che non si è mai interrotto, nemmeno quando decide di trasferirsi e vivere a Parigi come ricorda. “Negli ultimi venti anni sono sempre ritornata in maniera regolare in Egitto. Ho ripreso i contatti con i miei amici che mi hanno raccontato di come il Paese sia cambiato o forse di come non sia poi così in fondo cambiato rispetto a quando ci vivevo pure io" dice.

Perchè l’Egitto ancora oggi è un Paese dilaniato da problemi politici, economici e sociali. Ieri come oggi ancora le donne si battono per i loro diritti. Ed il tutto avviene in una sorta di ripetizione temporale dove è il popolo ad essere allo stesso tempo vittima e carnefice.





Foto dalla pagina Facebook di “Three ladies in Cairo”

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