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“Storia di cristallo di neve… non di cavoli, né di cicogne”

“Storia di cristallo di neve… non di cavoli, né di cicogne”

“Storia di cristallo di neve… non di cavoli, né di cicogne”: come raccontare la storia della nascita ai bambini frutto di fecondazione medicalmente assistita

Mercoledi, 14/10/2015 - C’era una volta.

Così esordiscono le fiabe… e il tempo si ferma, quale vittima consenziente di un incantesimo, nell’istante eterno del Mito.

Il racconto immette in un universo magico che infrange le regole del reale e proietta nel fantastico, per divenire simbolo di ciò che è contingente e soggetto a norme.

I caratteri topici della narrazione, ben evidenziati da Propp e dai suoi seguaci, hanno un effetto rassicurante, come quello di un rituale della buonanotte: il bene vince, il protagonista supera le difficoltà, i cattivi lasciano la scena con la coda, non solo metaforica, fra le gambe.



Eppure ci sono storie senza cattivi, che hanno una funzione paideutica non finalizzata a esempi di comportamento da seguire, ma che sono veri e propri miti cosmogonici.

Da dove veniamo?

Se lo chiesero gli antichi popoli ed elaborano meravigliose opere, per ispirazione divina o narrativa.

Da dove vengo io?

Se lo chiede ogni bambino, inseguendo la propria preistoria.

È una quête esistenziale insita nella nostra indole di esseri umani: per diventare chi vogliamo essere, abbiamo bisogno di conoscere la nostra peculiare storia.

I genitori, soprattutto se hanno concepito ricorrendo alla scienza, nello specifico alla fecondazione assistita eterologa, possono avvertire la domanda con ansia.

Invece è l’occasione per dar vita ad nuovo racconto, quello dell’amore.

Il libro “Storia di cristallo di neve”, di Francesca Fiorentino e Erica Lucchi, edito per Valentina Edizioni nel 2015, ci fa ricordare la mamma di Biancaneve, che si punse un dito con l’ago, guardando scendere soffici baci gelati da dietro le finestre.



Ma questa è una fiaba, invece, briosa e ironica, destinata anche ai piccolissimi.

Una mamma e un papà cercano un bimbo e il verbo assume il significato semantico che più è familiare ad un bambino: sollevano il divano, controllano dentro la cuccia del gatto, percorrono campi di cavoli e costruiscono nidi per cicogne.

Sarà l’intervento salvifico di una Fata e del Mago del gelo a rendere bambino il fiocco di neve dentro una provetta, perché possa finalmente essere trovato e lui stesso ritrovarsi come figlio desiderato e come tesoro prezioso della quête.



Emma Fenu

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