Gender Gap Report 2007 - Impegno contro la violenza, partecipazione economica, educazione, accesso al potere politico... le istituzioni hanno bisogno di noi.
Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2008
Gli ultimi mesi dello scorso anno sono stati mesi, che dal punto di vista delle donne, si sono rivelati “impegnativi” per la gran mole di iniziative organizzate per la conclusione dell’anno europeo delle Pari opportunità. E, senza entrare nelle polemiche e nel dettaglio, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne ha rivisto dopo tanti anni una presenza eccezionalmente ampia, battagliera di donne di tutte le generazioni, molte giovani e giovanissime, per le strade di Roma, ma anche nelle iniziative locali sparse in ogni parte d’Italia come, ad esempio, i consigli comunali aperti alla popolazione su questo tema tenuti in quei giorni.
Purtroppo, sempre negli scorsi mesi l’Italia è stata “bocciata” dal rapporto annuale stilato in occasione della pubblicazione del “Global Gender Gap Report 2007 “ a cura del World Economic Forum (http://www.weforum.org/pdf/gendergap/report2007.pdf ). Bella soddisfazione!
I dati, interessanti da analizzare soprattutto se confrontati con quelli degli altri Paesi esaminati, ci parlano di un’Italia che è passata dal 77° posto all’84° in un anno, su 128 Paesi considerati. Prima di noi tanto, per capire, ci sono nei primi 10 posti 7 paesi europei - la “solita” Svezia al primo posto e la Spagna al decimo - e tre Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea: Islanda, Nuova Zelanda e Filippine. La Croazia è al 16° posto, la Romania al 47°, l’Uganda al 50° e il Kenya è proprio prima di noi. Gli indicatori utilizzati sono, in sintesi, la partecipazione economica e le opportunità di lavoro, l’educazione/istruzione, la salute e gli indici di longevità, l’accesso al potere politico. Da considerare che negli indicatori vengono molto penalizzate le nazioni che consentono, come molti Paesi Arabi, la bigamia. Per fortuna, altrimenti chissà a che livello ci saremmo ritrovati! Uno degli indicatori che ci impediscono un’ulteriore retrocessione è il livello di istruzione -tra i più bassi d’Europa comunque- delle ragazze giovani che studiano più dei colleghi maschi e con risultati migliori, anche se da noi sono ancora troppo forti i divari rispetto ai percorsi tecnico/scientifici. Quindi finito l’anno europeo delle pari opportunità dobbiamo ricominciare e rimboccarci le maniche: le pari opportunità tra donne e uomini devono diventare nel nostro Paese un’emergenza nazionale per tutti. Se ripenso, però, ai mesi passati mi viene un forte dubbio: finché parliamo di pari opportunità nei luoghi dedicati va quasi tutto bene. Anzi, mi è capitato molte volte di venir “scavalcata”, ma basta affrontare questi temi in altri luoghi, “generali”, e verifico che se non siamo a mala pena ascoltate, di sicuro annoiamo. Ma non era questo il mainstreaming di genere? Mi sono accorta che, come mi ricordava spesso una vecchia amica Anita Pasquali, le donne e le loro questioni sono “spiacenti a Dio e a li nemici suoi” come diceva Dante. Infatti anche “amici/amiche” si irritano alla lunga, quando gli ricordiamo che forse non si fa abbastanza.
Ma non dobbiamo stancarci, la nostra forza si vede anche da questo. E il nostro Paese, le istituzioni hanno bisogno di noi.
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