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“Sono briganta, io, non donna di brigante”

“Sono briganta, io, non donna di brigante”

Maria Rosa Cutrufelli -

Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007

Presa dalla vicende narrate ho letto tutto d’un fiato il romanzo di Maria Rosa Cutrufelli, e ho avuto bisogno di ricominciare per comprendere che dietro la storia intensa e coinvolgente della protagonista del romanzo c’è la storia di una donna vera che potrebbe appartenere ad ogni epoca storica. E che la domanda sottostante il romanzo è: come avviene la presa di coscienza di una donna? Nonostante l’operazione della protagonista-narratrice sia riattraversare la propria esistenza ricordandola e scrivendola, “lo specchio della memoria” e “la scrittura” non sono gli strumenti principali in mano a questa donna che avrebbe benissimo potuto essere un’analfabeta: come le altre donne incontrate durante il periodo in cui si unisce alle bande di briganti, e le donne vere scoperte dalla scrittrice in fotografie d’archivio. Donne allontanatesi dall’incubo delle loro case-prigioni per dare un senso al proprio dolore: “Libera sì libera di compiere una scelta. Questa volta – la prima, nella mia vita – dovevo essere libera di scegliere, altrimenti tanto dolore sarebbe stato versato per niente”. Il dolore folle che ti porta a compiere il passo iniziale della presa di coscienza prima ancora di sapere dove vuoi andare: “il tempo è opaco mentre lo si vive e non permette una consapevolezza piena delle proprie azioni”.
Sperimentare in prima persona modalità diverse di stare al mondo e di relazionarsi con altre donne è ciò che fa assumere coscienza di sè alla briganta: come quando si ritrova ad imboccare la morente Antonia (la donna che dapprincipio l’aveva aiutata a vestire abiti maschili), o quando in mezzo alla servitù annusando gli umori impara a capire cosa sta per succedere, o quando, al processo, non rinnega se stessa e le altre pur di salvarsi, come fanno le donne “sempre trascinate loro malgrado nel gorgo della vita”, piuttosto afferma, e non un’idea astratta, ma se stessa: “sono briganta, io, non donna di brigante”.
Questo romanzo scritto venti anni fa è ripubblicato da Frassinelli con una post-fazione dell’autrice in cui racconta sia il clima in cui è nata l’idea (gli anni successivi alla rivoluzione sessantottesca) sia il contesto storico in cui è ambientato il romanzo: la poco conosciuta repressione del brigantaggio meridionale che subito dopo dell’unità d’Italia ha assunto il sapore di una guerra civile.

(9 ottobre 2007)

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