Linguaggio dell’odio, social media, sicurezza e tutela e diritti della persona
Il Tribunale di Lamezia ha ospitato il convegno “Sicurezza e linguaggio dell’odio – Tutela e diritti della persona nell’era dei social media” promosso dal Comitato Pari Opportunità e l’Ordine Avvocati
Venerdi, 22/03/2019 - Alla presenza di un pubblico attento e numeroso si è realizzato nell’Aula Garofalo del Tribunale di Lamezia Terme il Convegno “Sicurezza e linguaggio dell’odio – Tutela e diritti della persona nell’era dei social media”.
Tra i presenti il segretario Coa di Lamezia, Lucio Canzoniere e il sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro per i saluti. Ha introdotto i lavori Angela Davoli, presidente Cpo Avvocati Lamezia; ha moderato l’incontro Mara La Russa, tesoriere Cpo Avvocati Lamezia.
I relatori hanno dato approfondimenti al tema spaziando tra gli aspetti teorici ed i risvolti pratici nella vita di ognuno di noi discutendo su la difesa dei diritti individuali di fronte ai rischi della manipolazione dell’informazione on line e alla diffusione del linguaggio dell’odio e della violenza trattando i rischio del diffondersi nella Rete del dialogo tra giovani, impregnato di odio, intolleranza, xenofobia e discriminazione. Gli esperti hanno invitato i presenti a riflettere sui rischi nella pratica del disprezzo e della malevolenza online:
Mario Caligiuri, docente di Pedagogia della Comunicazione e direttore Master Intelligence Unical, Rosalba Visconi, commissione Pari Oppurtunità del Consiglio Nazionale Forense e Anna Fazzari, psicologa-psicoterapeuta Cles- partner centro Antiviolenza “Demetra”.
Il Consiglio d’Europa definisce “il discorso di incitamento all’odio” come comprensivo di tutte le forme di espressione miranti a diffondere, fomentare, promuovere o giustificare l’ostilità razziale, la xenofobia, l’antisemitismo o altre forme di livore fondate sull’intolleranza, tra cui quella espressa sotto forma di nazionalismo aggressivo e di etnocentrismo, la discriminazione e l’ostilità nei confronti delle minoranze, dei migranti e delle persone immigrate. “Dobbiamo assolutamente costruire una cittadinanza che rispetti il prossimo”, e per fare ciò occorre lavorare su questo fronte e coinvolgimento attivo degli adulti e delle famiglie.
Ricordato Il vademecum del Consiglio d’Europa dal titolo No hate Speech, un importante documento elaborato per spiegare ai ragazzi come contrastare il discorso d’odio attraverso l’educazione ai diritti umani. E’ uno dei frutti dell’Alleanza Parlamentare contro l’intolleranza e il razzismo, nata tra i rappresentanti dei 47 paesi del Consiglio d’Europa a Strasburgo, in collegamento con la campagna “No Hate Speech Movemen”.
La Psicologa Anna Fazzari del CLES, partner del Centro Antiviolenza DEMETRA di Lamezia Terme, ha relazionato sul tema dalla prospettiva del CAV che ascolta quotidianamente donne vittime di violenze non solo fisiche ma anche psicologiche e morali, dove le parole dell’odio hanno un peso rilevante. Le donne sono destinatarie di linguaggio violento, di molestie, minacce e ricatti. Sono le principali vittime del discorso d’odio online. Un rapporto della Commissione ONU denuncia che nel mondo tre quarti delle donne che usano internet sono state esposte a qualche forma di cyberviolenza. In Italia le donne sono oggetto del 63% di tutti i tweet negativi.Il linguaggio violento e discriminatorio assume forme dirette nei confronti delle donne nel contesto lavorativo, dove l’espressione violenta di può concretizzare in ricatti veri e propri.
Sono 1 milione e 224mila le donne che hanno subito molestie o ricatti sul posto di lavoro (l’8.5% di tutte le lavoratrici, incluse quelle in cerca di occupazione).Questi dati si vanno ad aggiungere alle informazioni tristemente note della violenza contro le donne: 6 milioni 788mila donne hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. E, purtroppo, la violenza resta ancora un fenomeno sommerso; poco meno del 90% delle vittime non ha denunciato.
In più oggi vengono trasmessi in tv episodi di violenza inaudita e di prevaricazione che ovviamente finiscono sui social che permette la diffusione mediatica di questi contenuti, pur di far notizia, non riflettendo sul fatto che le parole piombano addosso alle persone
come dei macigni. L’aspetto desolante è che non ci si rende conto di quanto le parole pesino da un punto di vista psicologico. Non si calibra mai il loro peso e non si riflette minimamente su quanto possano far male, fino a che non si viene toccati in prima persona. Chi subisce una violenza fisica, deve subire anche dall’analfabetismo emotivo delle persone quotidiane violenze.
Ma la cosa più atroce, che lascia decisamente perplessi e che fa riflettere sulla totale assenza di empatia e aggressività delle persone,con una evidente normalizzazione della violenza verbale, una accettazione, una giustificazione che non tutela le vittime.
Le parole sono armi legali e gratuite per le quali non serve un porto d’armi e lo sono anche i silenzi e il non rispetto dei diritti dell’altro come persona, ancora di più quando l’altro è una donna abusata e violentata.
Il Cles Onlus, membro partner del CAV Demetra,cura la consulenza psicologica e realizza percorsi individualizzati e personalizzati con l’ obiettivo di garantire l’uscita dalla situazione di abuso e violenza con la psicologa Anna Fazzari che ha partecipato all’interessante iniziativa con le parole della non violenza e restituendo dignità al silenzio.
Il CAV Demetra è attivo sul territorio e partecipa alle iniziative, come quella odierna, che si realizzano su tale fenomeno, collaborando con enti, associazioni ed istituzioni al fine di ottimizzare gli interventi ed insieme contrastarlo, offrendo una rete di ascolto, supporto e presa in carico globale, estendendo e rafforzando questa capacità di accoglienza e sostegno nei confronti delle vittime di violenza di genere e stalking.
il CAV Demetra è raggiungibile direttamente in Via Garibaldi a Lamezia Termeo per contatto al numero telefonico: 3277872647 e al Numero Verde: 800550403.
Il Presidente CLES
Dott.Anna Fazzari
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