“SI, CHEF! - LA BRIGADE”: quando la cucina è veicolo di solidarietà
Nelle sale una commedia che diverte e fa riflettere sulla situazione dei giovani migranti, aspiranti cuochi per necessità. Dal regista del film ‘Le Invisibili’, distribuito da I Wonder Pictures, con la bravissima Audrey Lamy, chef dal cuore d’oro
Mercoledi, 14/12/2022 - Si sa che i francesi sono maestri nelle commedie sociali, forse perché da tanto tempo prima di noi accolgono migranti, che faticano ad integrarsi, o perché cercano di costruire uno stato sociale democratico sorretto dal pilastro dell’inclusione, purtroppo non sempre con i risultati sperati, come mostra il film ‘Si, Chef! La Brigade’, diretto da Louis Julien-Petit (già autore e regista del bel film ‘Le invisibili’, titolo originale ‘Les Invisibles’), nei cinema italiani da alcuni giorni distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.
Il film racconta la storia di Cathy, una chef di 40 anni, innamorata del suo lavoro e con un grande sogno: aprire un ristorante stellato. Le cose però iniziano presto a non andare secondo i suoi piani e, abbandonato un lavoro sicuro dove il suo talento non viene riconosciuto, Cathy cerca di aprire una propria attività ma, fra conti e complessità organizzative, si trova ad affrontare da subito le difficoltà del mestiere.
Per rilanciarsi, la donna accetta con riluttanza un lavoro da dipendente in una sperduta località fuori città, in quella che scoprirà poi essere la mensa di un centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. La stessa Cathy, si scopre a poco a poco, è cresciuta in una comunità e, pur se inizialmente è poco convinta e per nulla entusiasta del nuovo lavoro, in breve tempo, grazie alla sua straordinaria capacità di coinvolgere i giovani con la sua passione per la cucina, inizierà a prendere a cuore la causa dei suoi ragazzi e a farsi amare da loro, oltre che dai suoi nuovi colleghi ed amici - fra i quali il responsabile della comunità, sempre dedito ad aiutare i ragazzi, interpretato da un eccezionale François Cluzet - che a loro volta avranno anche tanto da insegnarle. Il film si pone dunque come una commedia sociale, il genere più amato dal regista fin dal suo primo film, ‘Discount’, ed uno dei migliori modi per affrontare i problemi sociali più difficili.
‘Si, Chef! La Brigade’ è una commedia piena di emozioni, con protagonisti gli interpreti d’eccezione François Cluzet (già indimenticabile protagonista di Quasi Amici) e Audrey Lamy (vincitrice di un Premio César): nel film la cucina è il luogo delle seconde possibilità, capace di accendere una speranza sul futuro per un gruppo di giovani immigrati che vorrebbero vivere in Francia ma rischiano invece l’espulsione con l’avvicinarsi della maggiore età. Tra una portata e l’altra, la sous-chef Cathy saprà contagiare la multietnica brigata di giovani con la sua passione per la cucina e imparare a sua volta a tornare alle origini e alla genuinità di un mestiere fatto con le mani, con amore e con la voglia di condividere, prendendosi cura degli altri.
“Mi interesso della questione dell'integrazione in Francia in tutte le sue forme dalle riprese di ‘Le invisibili’: parallelamente alle mie domande, Liza Benguigui, la mia produttrice, mi ha presentato Sophie Bensadoun, sceneggiatrice e documentarista che pensava di scrivere un film sul tema dell'integrazione dei minori stranieri non accompagnati attraverso la cucina. L’idea mi è sembrata subito molto interessante, dovevo solo trovare una storia originale e solare. Quindi ho deciso di intraprendere, come per ogni mio film, un’indagine. Grazie a Sophie, ho avuto la possibilità di conoscere Catherine Grosjean, insegnante di corsi di cucina professionalizzanti a cui sono iscritti dei migranti di minore età. Quando ho scoperto il suo carattere forte e il metodo pedagogico che utilizza con i suoi studenti, ho avuto le idee molto più chiare riguardo alla piega che doveva prendere il film: per riuscire a farne una storia luminosa, era necessario contrapporre questi giovani con un background difficile a un personaggio singolare. Ispirata da diversi chef che ho incontrato durante il mio lavoro di ricerca in Francia, Cathy Marie è diventata l'eroina che mi ha permesso di integrare questi universi, una cuoca testarda che ha sempre sognato di fare la chef e che si trova con le spalle al muro, costretta a mettere in pausa la sua vita per lavorare qualche mese in un centro per giovani migranti. Non lo sa, ma questa esperienza le permetterà di realizzare il suo sogno in modo diverso, grazie a una qualità che non sospettava di possedere: l’approccio pedagogico.”
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