Mercoledi, 03/10/2018 - “Shoplifters”, Un affare di famiglia
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e media
Il film di Kore'eda Hirokazu. con Lily Franky, Sakura Andô, Mayu Matsuoka, Kirin Kiki, Jyo Kairi, è uno dei più bei film che abbiamo visto ultimamente insieme a quello di Spike Lee Blackkklansman.
Due autori diversissimi tra loro per cultura e storia e modo di filmare, ma che hanno in comune il dono di dare la dignità agli ultimi. usando l’ironia e comicità, che è l’unica per combattere alcune situazioni insostenibili –.
Sia l’uno che l’altro si richiamano liberamente a Chaplin, e ai comici. Con grande rispetto verso le donne, tutte.
Anche Kore'eda come Lee mette a fuoco la forza dell’amore nel bene e nel male, invitandoci a stare al mondo e viverlo ovunque ci si trovi, senza moralismi o etichette. Come Lee, Kore'eda mette a fuoco la banalità del Male e ci fa ridere, ma anche tremare.
Quello che ha dichiarato Spike Lee: “Viviamo tempi preoccupanti, non solo in America, ma nel resto del mondo. Nel mezzo, le persone. Gli esseri umani. Il loro destino. Le loro vite. Ecco, penso che oggi la gente sia aperta e pronta ad ascoltare, a capire, a riflettere. Non volevo fare nulla di datato, volevo una storia che raccontasse in qualche modo i giorni e i problemi che viviamo.” a suo modo lo ha espresso con “Shoplifters” anche Kore'eda Hirokazu.
Kore'eda Hirokazu ama le donne e riconosce l’autorevolezza femminile anche se queste sono di malaffare, come si suol dire.
In Un affare di famiglia vediamo l'operaio edile Osamu trova per strada una bambina che sembra abbandonata dai genitori, e decide di accoglierla in casa, dove vive con la bella Nobuyo, dipendente di una lavanderia, in un umile appartamento della nonna e dove vive una piccola comunità di persone, che sembra unita da legami di parentela.
Così non è, nonostante la presenza di una "nonna" e di una coppia, formata dall'operaio edile Osamu e da Nobuyo .
Qui si narra del Libero Arbitrio parentale: un tema già trattato nel cinema di Kore-eda Hirokazu, dallo scambio di figli di Father and Son alla sorellanza estesa di Little Sister.
"La famiglia, per definizione, non si sceglie." Dice Osamu al figlio che ha trovato in una macchina abbandonato, forse la vera famiglia è proprio quella che si ha la rara facoltà di scegliere.
Osamu è un ladruncolo e vive di espedienti con un gruppo di ladruncoli che, per interesse prima e per affetto poi, si ritrova a festeggiare un colpo, simulando di avere dei rapporti effettivi di parentela.
Tutto sembra procedere nella direzione più attesa, sino alla svolta narrativa che rimette tutto in discussione. "Buoni", "cattivi", giusto e sbagliato, diventano concetti ribaltati sullo spettatore e sui suoi dubbi, con una padronanza della narrazione.
Con maestri quali Akira Kurosawa, Ozu, a 56 anni Kore-eda è ormai padrone della propria poetica, elaborata attraverso una lunga filmografia, da poterne disporre a piacimento, e offrire nuovi punti di vista.
Quello più attuale e vivace è il punto di vista delle donne a cominciare dalla “nonna” che è consapevole di mantenere tutte/i, ladruncoli, prostitute e bambini abbandonati, con la sua pensione e la sua casetta minimale dove ospita tutti/e, ma anche è consapevole che non deve andare all’ospizio perché questa famiglia nonostante tutto la ama e riconosce come saggia.
In “Shoplifters”, titolo internazionale dell’ultimo film di Koreeda che in italiano vuol dire taccheggiatori, il regista dunque prosegue la sua operazione di scavo nella famiglia contemporanea, e il conflitto tra legge morale e legge sociale che trasforma il film da commedia della rappresentazione della famiglia fittizia in un dramma colorato di nero, che colpisce come una sferzata, dopo aver aperto il cuore al sentimento.
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