Procreazione assistita/ Intervista a Umberto Galimberti - “Il progresso scientifico è inarrestabile”. “Il punto è trovare un’etica regolativa per la tecnoscienza”
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2005
“Voterò quattro sì e non comprendo il richiamo all’astensione, un atteggiamento non corretto dal punto di vista del vivere civile. Mi pare anche un po’ volgare rifugiarsi nei numeri per far prevalere un sì o un no su temi come questi. Bisognerebbe invece rendersi conto che l’etica di cui disponiamo è un etica i cui principi sono stati formulati quando la natura era immodificabile. Dobbiamo domandarci se questa etica può sorreggerci oggi, quando la genetica e la biologia molecolare ci consentono di incidere profondamente nella natura. La risposta è no, per la semplice ragione che è cambiato il contesto”. Il filosofo Umberto Galimberti, professore ordinario di Filosofia della Storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, và diritto alla radice delle questioni che i referendum evocano. “Se la natura è manipolabile dovremmo assumere delle formulazioni etiche che tengano conto di questa variazione radicale. Poiché non è possibile impedire alla tecnoscienza di fare ciò che può fare, poiché il progresso scientifico è inarrestabile perché appartiene alle componenti umane quello di conoscere sempre di più, il punto è trovare un’etica regolativa di questo progresso all’infinito verso cui sembra che ci lanci la tecnoscienza”. Quale è questa etica?
L’etica dei principi mutabili non funziona perché la natura è manipolabile. Potremmo ricorrere ad Aristotele, che ci indica nell’etica della ‘saggezza e prudenza’ la possibilità di valutare caso per caso. Fare una valutazione non significa dettare principi e regole, ma chiede di decidere se la questione in campo è vantaggiosa o no per l’essere umano, a seconda delle circostanze. Purtroppo ci troviamo in un’etica non eterna, non immutabile, quella che io chiamo l’etica del viandante. E il viandante di volta in volta deve decidere come si fa a superare la montagna o a traversare il fiume. Lei indica un approccio, poi ci sono le scelte e ci troviamo di fronte alla vita e alla sua definizione...
La Chiesa, definendo vita una semplice animazione della materia che avviene con l’incontro degli ovuli con gli spermatozoi, esprime una concezione profondamente materialistica che ignora valori spirituali quali quello della cura, crescita, educazione. Così contraddice i suoi maestri e i padri della teologia cristiana, mentre dovrebbe confrontarsi con questa dimensione. Tommaso D’Aquino, per esempio, diceva che l’anima si inserisce nel corpo dopo tre mesi il concepimento perché prima la materia non è abbastanza formata. Poi va ricordato altre confessioni cristiane, ad esempio i valdesi, esprimono altre posizioni...
Sì, una dimensione del pensiero cristiano più colto. Applicare categorie morali tipo ‘adulterio o tradimento’ alla fecondazione eterologa, per esempio, è fuori luogo. Non hanno nessuna attinenza perché i tradimenti e l’adulterio avvengono per passione mentre la fecondazione eterologa non prevede nessuna passione ma semplicemente una pratica per consentire di avere figli a chi non li può avere. Qui c’è tutta la teoria della passione elaborata ad esempio dai Gesuiti, insomma si fa una gran confusione di concetti, che non hanno nessun legame fra di loro. E’ come se la Chiesa volesse tranquillizzare. Ma perché il progresso e l’avanzare della tecnica appare così minaccioso?
La tecnoscienza non procede in base ai vantaggi dell’umanità, ma in funzione del proprio autopotenziamento in una corsa all’infinito. I ricercatori si applicano, magari per decenni, ad una proteina o ad una molecola e la loro etica consiste nell’ottenere tutto ciò che si può ottenere da quella proteina o da quella molecola. Il risultato di quella ricerca potrà poi avere ricadute antropologiche vantaggiose. Questo procedere al di fuori di qualsiasi finalità spaventa, e la Chiesa va incontro a questa ansia generica prodotta dal progresso illimitato della scienza. Il tranquillizzare, sotto un certo aspetto, è un’esigenza di cura. Il punto è che nessuno può controllare la scienza. Forse un poco l’economia può essere ascoltata, perché utilizza i risultati scientifici per quel tanto che sono economicamente vantaggiosi. Al proposito sarebbe il caso di discutere del concetto di vita legato ai vantaggi economici. La politica può essere d’aiuto?
Potrebbe avere un ruolo, ma è molto debole rispetto alla tecnica. Oggi che cosa è la politica? Non è più il luogo della decisione, perché è costretta a guardare all’economia e l’economia a sua volta per decidere è costretta a guardare alle risorse tecniche. La politica dovrebbe tornare ad essere quella che Platone chiamava la ‘tecnica regia’, cioè quella che assegna i fini alle tecniche, ma mi pare che la politica non abbia questa potenza. Può costituire un piccolo argine, provvisorio, limitato nel tempo e comunque resta attualmente l’unico regolatore. Lo scenario, posto in questi termini appare inquietante..
Qui interviene l’etica del viandante. A cosa mira, ad esempio, la fecondazione assistita? A far si che persone che non possono aver figli secondo natura li abbiano secondo la tecnica. E’ un male o un bene, questo? Secondo me è un bene, e non vedo le ragioni per far insorgere particolari ansie. A meno che non ci sia una dimensione così crudele in base alla quale tutto ciò che non accade secondo natura non deve accadere. Ma questo non è più praticabile. Invece sarebbe bene dire dei no a studi volti a perfezionare le bombe atomiche. Anche lì la scienza non si ferma. Ed è un assurdo, dato che con il potenziale bellico già esistente la Terra potrebbe essere distrutta migliaia di volte.
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