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“Operetta amorale”

“Operetta amorale”

Teatro - “le pulle” vestite dell’ambiguità sessuale dei travestiti e dei trans appaiono quanto mai aderenti alle viziose disinvolture del nostro tempo

Mirella Caveggia Martedi, 29/12/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2009

Così definisce Emma Dante “Le Pulle”, la sua ultima creazione teatrale che ha svettato con feroce impertinenza nel cartellone Prospettiva09 (un progetto di Mario Martone e Fabrizio Arcuri, realizzato dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino). Aggressiva, drammatica, pregnante, l’artista palermitana da sempre strepita ferocemente contro la parte marcia della società, quella siciliana in particolare Questa volta ne mette in luce la brutalità e la violenza dissimulate in un atto unico dall’impronta cabarettistica e popolare, prodotto dal Teatro Stabile di Napoli con il Théâtre du Rond Point di Parigi. Eccola allora puntare lo sguardo senza indulgenze sul mondo della prostituzione, dove le puttane, “le pulle” appunto, vestite dell’ambiguità sessuale dei travestiti e dei trans, appaiono quanto mai aderenti alle viziose disinvolture del nostro tempo. Totalmente prive di regole morali, queste creature dalla dubbia identità praticano i loro peccati fra canti, parole e balli in un clima di oscenità sbracata e di ingenua e infantile religiosità. Naturalmente come sempre accade negli affreschi di Emma Dante, domina un sarcasmo e un’amarezza di fondo raggelanti. Anche quando piume, lustrini, colori e chiostre di denti sfavillano. Lo spettacolo è indubbiamente efficace. Sono belle le musiche di Gianluca Porcu e molto abili tutti gli attori. Ma non si ritrova più l’empito di rude poesia che assolveva gli eccessi dell’autrice. Nel vortice delle “Pulle” l’espressione liberata da vincoli censori erompe con voluta, eccessiva spudoratezza, il flusso delle immagini grottesche dei corpi ridotti a merce travolge e nel vortice di confusione non si percepiscono pienamente il messaggio umano, il dramma delle situazioni di miseria, di solitudine, la malinconia che insidia l’apparente allegria di queste creature notturne. E forse, in un momento così irto di omofobia sguaiata, un ritratto caricato e piuttosto grossolano di una comunità, potrebbe appesantire le avversioni che vergognosamente si moltiplicano invece di aiutare a capire.



(29 dicembre 2009)



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