Venerdi, 18/10/2013 - Sarà proiettato in anteprima assoluta alla XXXV Edizione del Festival Internazionale “Cinema e Donne” a Firenze al Cinema Odeon sabato 26 ottobre alle 18 alla presenza dell’autrice il nuovo film di Matilde Tortora “Non ho mai visto il mare” sul ricordo di una rincorsa, muta, accelerata, reiterata quanto basta a una bambina a divenire adulta: la ricerca da parte di chi è stata bambina, di chi è bambina oggi di quanto le viene spesso con arbitrio negato, l’insanabile malinconia dell’alluce del suo piede destro, checché ne dicano gli altri, e a volte finanche molto di più. Un cigno di plastica, una madre oberata e imprevisti compagni di viaggio: “lo vedevo / sulla tolda prendere/ un bagno di Sole, / ero stupita di quanto/ su quell’assiepata arca/ /fosse del tutto solo./ In altri giorni scorgevo nessuno / di lontano /giocare a scacchi /col suo vicino di casa.”
Questo film conclude la trilogia dei suoi film sul tema dell’infanzia e sulle sue inascoltate difficoltà, sulle quotidiane seppure a volte all’apparenza lievi e reiterate violenze perpetrate dagli adulti a loro danno. La trilogia cominciata nel 2011 col film “Il Sole con l’alchèrmes”, proseguita nel 2012 col film “Alla ricerca della scarpa perduta”, si conclude con questo nuovissimo film “Non ho mai visto il mare”. Il cinema, a parere dell’autrice, è capace di ridare voce con la forza delle immagini alle inascoltate parole dell’infanzia, sa scrutare nei lori occhi, nelle loro affannose corse, nei loro gridi inespressi, il cinema mostra e denuncia, a volte perfino denuncia situazioni mai prima d’ora dette con il portarle appunto sullo schermo.
L’autrice ha apposto ad esergo di questi film che compongono la sua Trilogia sull’Infanzia quanto ebbe a dire il critico e storico del cinema André Bazin: “Tutti questi volti macchiati di rosso come l'acqua dello stagno dalle foglie morte, questi occhi sfrontati che si offrono a noi, che spiano e sfuggono come gli scoiattoli nel bosco, questi gesti imprevisti e necessari come la natura nella sua espressione più vera, solo il cinema poteva captarli nei suoi filamenti di luce e per la prima volta, metterci innanzi il vero volto dell'infanzia”.
Il film è dedicato alla memoria dei profughi morti cercando di arrivare a Lampedusa: “Io non so di voi/se non che poemi e film / vi hanno raccontati/ madri cullati/ e ogni cosa vi sarebbe spettata”.
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