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“Mi piace quel modo di rispondere 
a chi nega i nostri diritti”

“Mi piace quel modo di rispondere a chi nega i nostri diritti”

Occhio alla Parità - “Se per la donna c’è una parità da conquistare, per noi gay la battaglia è doppia perché doppiamente discriminate in una società maschilista”.

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2005

Se per la donna c’è una parità da conquistare, per noi gay la battaglia è doppia perché doppiamente discriminate in una società maschilista.
Per questo mi ha molto colpito la lettura di un documento compilato da Cynthia Rothschild, del Iglhrc (la Commissione Internazionale per i Diritti dei Gay e delle Lesbiche), in occasione del convegno delle Nazioni Unite sulla parità di opportunità per le donne nel mondo e sui diritti universali. Tale ricerca dimostra come, con la crescita delle tendenze integraliste in tutto il mondo non solo tra gli islamici, le donne che promuovono questioni di vario genere, esprimendo le proprie posizioni in pubblico, diventano vittime di attacchi mirati. “Se una donna è single, la si attacca in quanto lesbica” ha affermato la direttrice esecutiva dell’ Iglhrc, Paula Ettelbrick, “se è sposata, viene presa di mira e accusata di non aver cura della propria famiglia. Comunque la si voglia girare, la questione diventa un problema di genere e di sessualità e perde il suo significato originale”. Il rapporto illustra come tali attacchi (che si manifestano in Paesi che vanno dagli Stati Uniti all’Argentina, dall'India alla Costa Rica ed altr) indebolisca il percorso di emancipazione delle donne. C’è tuttavia, in quel documento, una soluzione propositiva che si pone su larga scala. Le autrici del rapporto sul “lesbismo come esca”, tra le quali la Rothschild, spiegano che gli attivisti per la parità di opportunità e per i diritti umani hanno capito come utilizzare a loro vantaggio la pubblicità e l’antagonismo, quando si espongono sanno di poter puntare il dito verso coloro che li accusano, smascherando le loro intenzioni, e ricordando al pubblico che gli attacchi alla sessualità femminile e ai ruoli di genere non sono altro che fumo negli occhi dell’opinione pubblica.
Molte celebrità hanno deciso di affrontare il problema, rifiutando di ignorare i pettegolezzi, assumendo un atteggiamento: “positivo, e spiegando che la definizione attribuita magari non rispecchia la loro realtà personale, ma in caso contrario non sarebbe comunque motivo di vergogna alcuna”. Ed io aggiungerei l’invito a riflettere e a sottolineare il fatto che l’attacco, contenente una definizione offensiva, rispecchia sempre l’essenza di chi lo lancia. Sono persone (sia nel privato che nel sociale) poco disposte al dialogo democratico, poco disposte alla creazione di un futuro di pace.
Se capiamo le dinamiche positive, seguendo l’esempio di quelle nostre attiviste politiche, possiamo rimanere unite trovando negli attacchi la chiave per ribaltare la situazione, e trovare così la motivazione di cui abbiamo bisogno, invece di cercare di reagire malamente ad essi. Sono convinta che questo diverso modo di progredire ci darà la forza di sopravvivere in questa epoca buia di integralismi religiosi che, se non affrontati nel modo giusto, intimoriscono le nostre alleate naturali, provocando un movimento di censura autoimposta da parte delle donne della politica. In questo modo non solo falliscono le campagne ma svaniscono anche visioni e modelli.
Alice V, Venezia

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