Dall’archivio pubblichiamo questo articolo, comparso sul numero di Noidonne del 31 maggio 1945, sulla Pasionaria, soprannome di Dolores Ibarruri, donna politica, attivista e antifascista spagnola.
I giornali hanno pubblicato che la Pasionaria si è recata a Parigi. Questa donna, esule dalla sua patria, la Spagna, per la quale ha eroicamente combattuto – dalla patria che ancora è sotto il giogo dell’ultimo governo fascista d’Europa – è oggi come ieri, come sempre, nella sua vita, in prima linea a battersi per la libertà. Su questa purissima figura di operaia militante per la difesa della patria, di capo di masse, di assertrice delle rivendicazioni femminili, di madre, il fascismo tentò di lanciare a piene mani il fango della più lurida diffamazione. Dolores Ibarruri nacque il 9 dicembre 1895 da famiglia di minatori nella Biscaglia. Fu apprendista sarta, domestica, cameriera in un caffè. Nel 1916, sposato un minatore socialista, entrò nel movimento operaio, organizzò scioperi, cominciò a dirigere un giornale per la riscossa dei lavoratori con lo pseudonimo di “Pasionaria” (così la chiamavano per l’ardore che l’animava nella lotta e che essa sapeva transfondere alle folle). “Il mio spirito – si legge in una sua lettera – si è temprato negli anni di lotta, di persecuzione, di fame e di prigione. Moglie e compagna di un minatore, io ho provato tutto l’orrore dei giorni trascorsi senza pane, degl’inverni trascorsi senza legna. I miei bambini morivano perché io non potevo comprare loro delle medicine…Dicono che io sia un’oratrice che sa infiammare le masse. Non so se sia vero. So soltanto che per mezzo delle mie labbra parlano l’angoscia e il dolore delle masse oprresse, sfruttate, prive di qualsiasi gioia, l’angoscia il dolore degli uomini senza diritti”.
“La mia voce è il grido di indignazione di un popolo che non vuole essere schiavo. Di un popolo che nutre nel più profondo dell’anima il desiderio, l’ansia di libertà, di cultura, di progresso, di una vita buona e piena di gioia…Nella mia voce è il pianto delle madri, il lamento delle donne oppresse, umiliate, disprezzate. Queste donne non conoscono né riso né piaceri. Conoscono soltanto la paura, la sofferenza e il dolore”. E quale contributo essa ha dato, attraverso lunghi anni di abnegazione, alla lotta per la liberazione sociale della donna! Della donna in genere e di quella spagnola in specie.
“Noi donne spagnole, siamo schiave, serve del marito, buone soltanto per produrre figli, carne da cannone che servirà agli oppressori del popolo. Ci vogliono soltanto in chiesa in cucina e nel letto…”. “Mettere le donne a posti di responsabilità” fu sempre la sua parola d’ordine; inserirle nel processo della produzione, come uno dei mezzi essenziali della loro liberazione economica e politica. La sua vita è tutto un seguito di lotte. Il 1° gennaio 1931 essa, alla testa del popolo, guidò la dimostrazione di Bilbao impedendo alla polizia di scioglierla. Arrestata nel 1931 e poi nel 1932, una grande campagna di stampa obbliga i giudici ad assolverla. Durante l’insurrezione delle Asturie (1934) organizza la resistenza per le mogli e i figli dei lavoratori: è arrestata di nuovo, poi liberata. Si batte per il fronte popolare. Durante la guerra di Spagna, essa è una dirigente dell’attività instancabile e dal mirabile sangue freddo; ispeziona il fronte, scava trincee, corre a Parigi a chiedere aiuti, parla alle folle, incita i combattenti…
Quando la strapotenza dei mezzi bellici inviata da Hitler e da Mussolini riesce, dopo oltre due anni di lotta, a schiacciare l’eroico esercito del popolo spagnolo, essa è fra gli ultimi capi a lasciare la Spagna…La sua battaglia di combattente della libertà è momentaneamente perduta…Più tardi un atroce dolore viene a straziare il suo cuore di madre: ma è un dolore eroico, gonfio di orgoglio: suo figlio cade nella lotta per la difesa di Leningrado..Oggi questa combattente purissima, questa donna, questa madre, che ha lottato clandestinamente negli anni oscuri dell’esilio e della persecuzione, torna ancora in prima linea per la difesa della libertà, per la conquista della democrazia.
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