I prossimi 22 e 23 ottobre, in occasione della Biennale d'Arte di Venezia, sarà presentato il progetto artistico e multimediale realizzato da ragazzi e ragazze del College of Design - Iowa State University
In occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte - Biennale di Venezia, il College of Design dell’Iowa State University (ISU) partecipa con un proprio workshop alla sessione speciale rivolta alle università di tutto il mondo.
Il titolo scelto, “Legame - Bond”, si riferisce in generale alla creazione della relazione fra madre e infante e, in particolare, l’attenzione è posta sul possibile rapporto madre-figlia/o in carcere. Sono state messe a confronto le differenti condizioni detentive in Italia e negli Usa, dalla convivenza in sezioni speciali alla separazione immediata delle detenute dai neonati.
“La sfida per raggiungere una buonasalutementale per il nostro pianeta e la creazione di una società futura più forte, felice e resiliente dipende essenzialmente dal benessere emotivo e dalla salute mentale dei nostri bambini e bambine” – afferma Pia Katharina Schneider, direttrice dell’Isu Rome Program e coordinatrice del progetto – Riflettendo sul tema della 56° edizione della Biennale, All the World’s Futures, ci siamo chiesti come è possibile consentire legami stretti tra madre e infante anche in situazioni svantaggiate e socialmente difficili”.
Con il sostegno della faculty internazionale, cinquanta studenti e studentesse di design, sono stati chiamati a interpretare il tema del “legame” con un unico materiale, la garza. Un tessuto archetipico e antico, usato non solo nelle fasce per i neonati ma anche per il bendaggio, al tempo stesso metafora di un mondo ferito e di una possibile guarigione.
Mentre gli studenti hanno esplorato e interpretato il tema progettando un'installazione artistica e mettendo in scena una performance, sono stati realizzati due workshop paralleli: il primo presso la Casacircondarialefemminile di Rebibbia a Roma, coinvolgendo le madri detenute e i loro bambini e invitandole ad esprimersi attraverso danze e giochi con la garza; l’altro, con le detenute dell’Istituto Penitenziario Femminile della Giudecca di Venezia, a cui è stato chiesto di creare liberamente degli abiti che avvolgano il corpo con la garza, con pochissime cuciture e privilegiando nodi e intrecci con la stoffa.
Un’esperienza che ha legato insieme mondi diversi – studentesse/i e detenute, università e carcere, arte e sociale – in un continuo lavoro di confronto e collaborazione.
Il programma presso la Biennale prevede la restituzione dei workshop e delle installazioni (22 e 23 ottobre) e un dibattito (24 ottobre dalle 10.30 alle 12.30) al quale interverranno, fra l’altro, anche Gabriella Straffi, direttrice dell’Istituto Penitenziario Femminile della Giudecca; Alessia Davi, Università Ca' Foscari Venezia, ricercatrice sulla detenzione femminile negli Usa; Julie Stevens, architetta del paesaggio, esperta in giardini terapeutici e ambienti carcerari. Saranno presenti all’incontro detenute, docenti e studenti.
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