“L’amore rubato”: cinque storie di donne vittime di violenza in un film di 60 minuti
Liberamente tratta dal romanzo omonimo di Dacia Maraini, la pellicola di Irish Braschi esce in sala come evento speciale, a sostegno delle donne e di "We World"
Cinque storie di donne che, a vario titolo, subiscono violenza raccontate in un film dal formato breve ma estremamente intenso nei contenuti e nel messaggio: si tratta della pellicola “L’amore rubato”, storie vere - ispirate a fatti di cronaca - narrate dalla brava scrittrice Dacia Maraini nell’omonima raccolta di racconti (Rizzoli, 2012), portate sul grande schermo dal regista Irish Braschi, per ricordare gli oltre 6 milioni di donne che almeno una volta nella vita sono state vittime di violenza in famiglie, da parte di compagni, mariti, padri e conoscenti.
Distribuito dall’indipendente Microcinema, e prodotto da Anthos (Maite Bulgari, fondatrice della casa di produzione, ha fortemente appoggiato il progetto) con Rai Cinema, in associazione con Gecom e Iccrea Banca per BCC, “L’amore rubato” mette in campo la vita quotidiana di cinque donne molto diverse tra loro, per età, professione, estrazione sociale, tutte accomunate dall’esperienza di un amore violento, o morboso, fisicamente o psicologicamente, che soffoca e nega l’autonomia e l’autodeterminazione della donna, e la relega a mero oggetto di possesso.
“Sono tutte storie vere – racconta la Maraini – sulle quali ho lavorato per dare un corpo narrativo. Quello della violenza è un tema scottante, e tanti Paesi sedicenti ‘avanzati’ in tutto il mondo hanno questa ferita; non credo alla ‘violenza di genere’ quanto piuttosto ad un approccio storico, quello che fa identificare, in molti uomini, il ‘possesso’ con la virilità, trasformando anche ‘tranquilli’ padri di famiglia in persone violente capaci di uccidere. Non dobbiamo fare una guerra fra sessi ma metterci in ‘ascolto’ nelle relazioni, altrimenti viene avanti il proprio egocentrismo. Servono campagne di sensibilizzazione e cultura per fermare questa spirale”.
Le cinque attrici protagoniste degli episodi raccontati - Elena Sofia Ricci, Stefania Rocca, Gabriella Pession, Chiara Mastalli, Elisabetta Mirra - le cui trame s’intrecciano a formare un unico grande affresco, non solo sono brave e coraggiose nel rappresentare la violenza della vita di tutti i giorni, ma dimostrano grande consapevolezza, coinvolgimento ed impegno per una causa che riguarda tutte le donne. “Ho accettato di lavorare al film senza saperne quasi nulla - racconta Elena Sofia Ricci - perché ritenevo fosse importante essere dentro a questo progetto: oggi dopo un lungo cammino di emancipazione abbiamo creato le condizioni normative e razionali per la parità ma emotivamente ancora siamo indietro, l’intelligenza cognitiva procede più velocemente. Dobbiamo perciò lavorare sull’educazione sentimentale e sessuale, specialmente nelle scuole”. Il film parla anche di uomini positivi, fra cui alcuni buoni amici e due bravi padri, preoccupati per le figlie che non riescono però ad evitare le tragedie imminenti. “Il mio personaggio si annulla, diventa un burattino - spiega Gabriella Pession – rinuncia alla carriera da attrice e subisce una violenza non solo fisica ma anche psicologica. Neppure il padre riesce a salvarla”.
Talvolta la cosa più difficile è rompere il silenzio, perché la violenza è muta, spesso è ancora un tabù e si nasconde dietro alla normalità. “Nella storia che raccontiamo – dice Stefania Rocca – io ed Alessandro Preziosi formiamo una bella coppia, con un figlio bellissimo: in realtà la nostra famiglia ‘felice’ vive un vero e proprio dramma e la protagonista subisce violenze e finisce al Pronto Soccorso finché, temendo per il figlio, non trova la forza di fuggire. Collaboro da anni con Action Aid a progetti come questo ed ho conosciuto molte donne che non potevano scappare da casa perché non avevano possibilità economiche o luoghi dove rifugiarsi. Ricordo, a tale proposito, il progetto “Women in Run”, che realizza manifestazioni dove si corre per raccogliere fondi e aiutare queste donne”. Molti e tutti bravi gli attori che hanno ‘messo la faccia’ nel progetto, fra cui Francesco Montanari (nel ruolo di un musicista egocentrico e violento), Alessandro Preziosi (un marito manesco e aggressivo), Emilio Solfrizzi (il padre di un’adolescente), Antonello Fassari (un padrone che pretende favori per non licenziare l’impiegata), Massimo Poggio (un uomo che non si sente all’altezza dell’insegnante con cui intesse una relazione e perciò la maltratta), Antonio Catania (il padre di una ragazza uccisa dal partner), Daniela Poggi, Cecilia Dazzi, Luisa De Santis, Emanuel Caserio.
“Attori, produttori e collaboratori, tutti hanno messo il cuore in questo progetto – ha sottolineato il regista – abbiamo interpretato come un dovere quello di fare questo film, in cui le storie sono legate l’una all’altra da radici profonde. Abbiamo deciso di puntare sul linguaggio dei sentimenti e su un nuovo formato, della durata di un’ora, per realizzare uno strumento fruibile da tutti, in particolare dalle scuole”. I proventi ricavati dallo sfruttamento del film - che è uscito ieri in 32 sale ed approderà in RAI in occasione dell’8 Marzo 2017 - saranno devoluti dai produttori a We World, un’organizzazione no profit che da oltre 15 anni sostiene le donne vittime di violenza e che ha avviato in Italia e nel Sud del mondo programmi di contrasto ai maltrattamenti.
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