Martedi, 30/11/2021 - Torna con “La Signora delle Rose”, una commedia francese dai risvolti sociali, l’amatissima attrice parigina Catherine Frot, classe 1956, che ha interpretato nei lunghi anni della sua carriera di attrice teatrale e cinematografica (resa nota da Alain Resnais in “Mon oncle d’Amerique” nel 1980) molteplici ruoli di donne indomite, incarnanti la quintessenza stessa della terra di Francia (fra le tante, “La cena dei cretini”, “Lezioni di Felicità- Odette Toulemonde”, “La cuoca del Presidente”, “Un figlio all’improvviso”), nel senso più stretto dei legami atavici, o ironiche e dissacranti pellicole di critica sociale alle ipocrisie borghesi.
Come protagonista del film “La Signora delle Rose”, in uscita nelle sale italiane il 2 dicembre, la Frot entra nel nuovo, complesso ruolo di Eve Vernet, una delle più importanti coltivatrici e creatrici di rose in Francia, che ha ereditato l’azienda e il pollice ‘rosa’ dal padre. Per una serie di cause sfortunate e per non volersi piegare a facili innovazioni tecnologiche, Eve si trova sull’orlo della bancarotta e la sua azienda è sul punto di essere acquisita da un potente concorrente.
Sarà Vera, la fedele segretaria e factotum dell’azienda, a tentare il tutto per tutto per salvare la situazione, rivolgendosi ai servizi sociali e assumendo tre dipendenti che devono ‘scontare’ un periodo di lavori socialmente utili per problemi con la giustizia: un uomo di mezza età che sogna un contratto a tempo indeterminato, una ragazza timida e insicura ma piena di buona volontà, un giovane scostante e reticente in lotta col mondo. Nessuno di loro ha esperienza nel settore e, inizialmente, le relazioni con Eve non sono certo idilliache, ma a poco a poco sboccia in loro il desiderio di “tornare a fiorire”, come persone e come azienda. Fra mille difficoltà, l’improbabile ma determinata squadra si imbarcherà insieme in un’avventura unica che potrebbe cambiare per sempre le loro vite.
Tocca particolarmente la figura del giovane ‘deviante’, autore di qualche rapina, che si sperimenterà coltivatore, apprezzando per la prima volta dopo tanto tempo l’attaccamento per un luogo e per un essere umano: Eve sarà la prima persona, infatti, dopo l’abbandono dei genitori che non lo hanno più cercato dall’età di 14 anni, a dimostrare fiducia in lui e a scoprirne i talenti, tra cui quello di riconoscere i profumi, valorizzando la sua parte buona e lasciando nascere un legame ‘filiale’ tra loro.
Dalla contaminazione fra persone tanto diverse, nascerà per caso una specie nuova di rosa, “Timida Imperatrice”, magnifica e resistente, che porterà l’azienda a vincere un salvifico premio, mentre la rosa coltivata gelosamente in serra si rivelerà invece di cattiva qualità: un simbolismo perfetto dell’importanza della diversità e dell’inclusione di persone provenienti da mondi e classi sociali differenti per salvare la società attuale.
«Volevo fare un film molto “francese” - racconta il regista Pierre Pinaud - e sentivo che nessun'altra attrice oltre a Catherine poteva incarnare questa specificità, con la sua finezza, eleganza, sensualità, carattere, tocco di sfacciataggine e anche tanta fantasia. Mi piacerebbe che, dopo la visione del film “La Signora delle Rose” le persone pensassero che la ricerca della bellezza può giustificare il dedicare le nostre vite ad essa. Se dovessi scegliere una linea come epigrafe per il mio film, sarebbe quella del creatore belga di rose Louis Lens: “Chi si dedica alla passione della bellezza non sprecherà mai la sua vita"».
Lascia un Commento