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“La ragazza con il braccialetto”. Teenagers alla sbarra: colpevoli o innocenti?

“La ragazza con il braccialetto”. Teenagers alla sbarra: colpevoli o innocenti?

In uscita nelle sale il film francese che ha conquistato Locarno '19, storia di una ragazza accusata di aver ucciso la sua migliore amica

Mercoledi, 28/07/2021 - Molti sono i film che, in questo periodo, sembrano dipingere senza infingimenti un certo numero di adolescenti e di giovani come anaffettivi, capaci di commettere azioni riprovevoli senza sensi di colpa (pensiamo a film come ‘I nostri ragazzi’, di Ivano De Matteo, o allo stesso ‘Tre Piani’, di Nanni Moretti), privi di valori etici o quasi, pressoché sconosciuti ai genitori nella loro vera natura, che si rivela improvvisamente con sgomento degli adulti. Ma è poi veramente così? Certo è che non si può essere mai certi di conoscere i propri figli fino in fondo, e che si deve rifuggire, nella realtà, da un’idea stereotipata di innocenza o dalla falsa certezza che, alla luce dell’educazione ricevuta, certe cose ‘loro’ non potranno mai farle.

Intorno a questa idea di fondo si sviluppa la trama del film e si delineano, con grande sottigliezza ed abilità di scrittura, le psicologie dei protagonisti del noir ‘La ragazza con il braccialetto’ (La fille au bracelet), di Stéphane Demoustier, presentato con successo in Piazza Grande al Festival di Locarno 2019 e vincitore del Premio César per la Miglior Sceneggiatura non originale, attribuita ai dialoghi tesi ed avvincenti: il film arriverà nelle sale italiane, distribuito da Satine Film, a partire dal 26 agosto.

Al centro della storia un evento drammatico che, improvvisamente, sconvolge la vita di Lise (interpretata dalla talentuosa esordiente Melissa Guers), un'enigmatica adolescente accusata del brutale omicidio della sua migliore amica - che aveva mandato in rete un video in cui Lisa intratteneva rapporti intimi con un comune amico - e costretta, in attesa del giudizio in Corte d'Assise, durante la libertà vigilata, dopo sei mesi trascorsi in carcere, a portare alla caviglia un braccialetto elettronico. Lisa non parla, non si difende, rimane apparentemente fredda e sicura di sé e questo fa nascere dubbi sulla sua innocenza: in aula la ragazza è ormai maggiorenne, all’epoca dei fatti aveva 16 anni, un’età, quella dell’adolescenza, che di per sé costituisce un mistero irrisolto.

I genitori di Lisa, Bruno e Céline, la sostengono ritenendola vittima di un errore giudiziario e cercano la maniera migliore di far fronte al dramma che ha colpito la famiglia, ma durante il processo emergono aspetti della personalità di Lise, ed alcuni suoi comportamenti, inattesi e sconcertanti, che rendono difficile, anche per loro, discernere la verità su chi sia veramente Lise. La domanda che il regista vuole condividere con gli spettatori è: conosciamo davvero chi amiamo? Di certo, come recita nella sua arringa l’avvocata esperta che difende Lisa, un processo per omicidio non deve e non può trasformarsi in un processo contro la morale, dato che la libertà sessuale è una conquista sociale e, a sedici anni, è lecito voler esplorare la vita.

“Volevo guardare questa gioventù senza giudicarla – afferma il regista – in un caso giudiziario tutto viene esasperato ed il processo funge spesso da specchio per ingrandire le relazioni intergenerazionali. Ho costruito la sceneggiatura intorno al mistero che questa giovane donna rappresenta per me: l’eroina del film ai miei occhi è ‘l’altro assoluto’, visto che è donna ed adolescente. Attraverso questo ritratto in costruzione volevo parlare della famiglia: ho tre figli, più piccoli della mia eroina, ma ho notato che la questione dell’‘alterità’ comincia già a porsi, Con chi abbiamo a che fare? Crediamo sempre di conoscere i nostri figli ma, inevitabilmente, appare l’evidenza: sono esseri autonomi che ci sfuggono sempre più”.

Un elemento di forza del film, un "courtroom drama" incalzante e sospeso fra il tempo del processo e quello dell’attesa, è la capacità di tratteggiare lo stato psicologico dei genitori di Lisa, in continua evoluzione, fra ansie, paure, angosce, rimozioni e speranze. Bruno è un padre protettivo e segue la figlia in Tribunale per sostenerla nei vari gradi della inquietante vicenda, piombata sulla famiglia come un fulmine a ciel sereno. Cèline, al contrario, è una madre bloccata, che non riesce ad entrare in Tribunale né ad ascoltare la vita della figlia raccontata e rimane impotente, per proteggere sé stessa da una sofferenza troppo grande, davanti a un destino che si gioca in tribunale tra accuse e difese, confessioni e testimonianze che finiscono per rivelare una vita intima dell'imputata inattesa e sconcertante, e rendono difficile discernere la verità.

Nel ruolo dei genitori di Lisa, due attori perfetti nell’interpretare le tante sfumature dei rispettivi personaggi, Roschdy Zem e Chiara Mastroianni; nella parte dell’aggressivo Pubblico Ministero (simbolo di una giustizia ostile, che vuole condannare Lisa a tutti i costi, puntando soprattutto sull’ ‘immoralità’ di alcuni suoi comportamenti e volendo con lei giudicare l’intera famiglia), Anaïs Demoustier, sorella del regista, documentatosi sul fatto che in Francia, spesso, i PM sono donne intorno ai trent’anni.

Il film ‘La Ragazza con il Braccialetto’ se da un lato apre uno squarcio sul mondo inquieto dell'adolescenza, dall’altro focalizza lo sguardo sulla società e sulla giustizia, interrogandosi - attraverso i toni del dibattimento con cui difesa e Pubblico Ministero sostengono e dipanano le reciproche argomentazioni - su quanto un giudizio morale possa essere ancora condizionante nel mondo attuale, che sembra non comprendere più i giovani e i loro comportamenti.

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