Cultura/ Letteratura e attualità - Cosa sono le passioni? Se ne discute a Cuneo, nell’ambito di “Scrittori in città”. Ecco un simpatico dialogo in anteprima con Gene Gnocchi
Giulia Salvagni Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005
In quel di Cuneo, bagnata dal fiume Stura e odorosa di formaggi, buon vino e cioccolata, si apre oggi la settima edizione di “Scrittori in città. L’evento letterario, curato da Laura Lepri, presenta le novità della scrittura nelle sue diverse forme, dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia alla letteratura per ragazzi. Il programma propone un suggestivo itinerario tematico: “Le Passioni”, raccontate, analizzate, discusse, attraverso una serie di incontri, reading, spettacoli e mostre.
“Passioni da patire. Ma le passioni sono anche le fiamme che ci spingono ad agire” spiega Giulio Girello. Mentre Salvatore Niffoi scrive: “Le passioni? Il sorriso ipnotico di una donna barbaricina, il quaglio di capretto spalmato sul pane carasau, il Turriga del 95, una boccia di creta da lavorare a mani nude, gli incipit alla Roth, un foglio bianco per darsi alla musa della scrittura cantando con Rigoletto: “…non morire, o qui teco morrò!…”. E ancora Salvatore Veca: “Per decreto filosofico sia vietato agli esseri umani ogni autoritratto che non ospiti le passioni d'incertezza. Solo così, con buona pace di Spinoza, riconosceremo i colori delle nostre vite”.
Tra i tanti personaggi di punta ospiti a Cuneo, ci sarà anche Eugenio Ghiozzi, in arte Gene Gnocchi. Il noto attore, scrittore ed ora anche originale conduttore del Tg satirico-“Tgduel”, presenterà lo spettacolo “La neve e l'arte di scioglierla senza farla bollire”. Noidonne lo ha intervistato.
La sua idea di passione?
Io ho delle passioni che sono, ovviamente, delle cose insane. Ecco, adesso per esempio ho una passione proprio insana… perché sto male quando “Lui” gioca… (Lui è Roger Federer, il campione di tennis svizzero). Non è una passione amorosa. Però gioca talmente bene! L’ho visto durante le sue ultime partite, quando ha giocato i quarti di finale, poi la semifinale e la finale. Stavo lì che sudavo come un cretino. Mia moglie temeva che stessi per avere un infarto. Ecco, per me questa è la passione. Una cosa che non si capisce da dove nasca, né perché nasca. Però è lì e fa star male.
E la sua passione per la scrittura?
Beh certo, è dal ginnasio che scrivo. Al di là del fatto che poi qualcosa è stato pubblicato, mi piace proprio. Porto con me dei taccuini dove prendo appunti sempre, tutti i giorni. Scrivo delle cose che poi possono far parte di un racconto o solo semplici situazioni…
La sua attenzione su cosa si ferma con più frequenza?
Ma, non saprei, su più generi di immagini. A volte scrivo incipit di racconti, altre volte parti di componimenti poetici. Certo la mia attenzione punta verso il paradossale, il grottesco. L’assurdo è una visione del mondo che mi piace e che coltivo. Quindi è diventata quasi una necessità. Però può anche essere qualcosa di struggente che ti immalinconisce.
Il suo cognome d’arte è Gnocchi, quello di un suo personaggio Tortelli. Passione per la cucina?
Gnocchi è una volgarizzazione di Ghiozzi, viene da una parodia di certi gruppi musicali italo americani degli anni Settanta. Risale ai miei esordi. Mi esibivo assieme al gruppo rock "I Desmodronici" in cover di canzoni d'oltreoceano. Prima di cantare fornivo al pubblico la "traduzione" del testo in chiave ironica, con storie del tutto surreali.
Perché questo gusto per il surreale?
Mi piace trovare nella realtà un elemento che mi permetta di partire per la tangente. Sono convinto che un buon modo per avvicinarsi alla vita sia nella sospensione del giudizio, che i greci chiamavano epoké, che ti consente quel sano attivismo culturale che ti fa stare anche meglio. Sono convinto che non c’è una verità ma una ricerca della verità continua. Che una verità vera non ci sia, non sia possibile trovarla. La comicità rispecchia questo modo di essere, perché tutto diventa relativo e anche abbastanza risibile di per sé, anche assurdo. Non è assurdo il fatto di non esserci, ma il fatto di esserci, cioè di avere sessant’anni, settant’anni di vita in confronto al fluire ininterrotto dell’Universo. Uno si chiede: perché? L’assurdità forse è proprio nell’essere.
Cosa pensa della diversità degli esseri?
Ho un grande rispetto per l’altro, per chi è diverso e per le persone dell’altro sesso. A maggior ragione con la persona con cui divido la vita quotidiana. Ho la fortuna di stare insieme a una donna da 35 anni. L’ho conosciuta in quarto ginnasio. Aveva quella giacchetta da cavallerizza rossa con i bordi neri… sono rimasto colpito. È sempre stata la donna della mia vita. Sono stato fortunato. Abbiamo avuto tre figli. Non so se io sono per lei, sicuramente lei è per me.
Della diversità “maschile - femminile”?
Il problema o difetto delle donne all’inizio, quando hanno iniziato ad emanciparsi, è stato quello di voler assimilare modelli di comportamento maschile. Invece io credo che la donna debba inseguire proprio la sua peculiarità, anche nel suo essere in politica. Ci sono tante contraddizioni che vengono proprio da questo, dal fatto che la donna ha cominciato da relativamente poco tempo a liberarsi dall’asservimento a linee di pensiero di carattere maschile. Ma se assume un proprio modo di essere rispetto al mondo, secondo me sarà una ricchezza per tutti, per il pensiero in generale.
Un ultimo suo commento su “Scrittori in città”?
Scrittori in città è una bellissima iniziativa, mi fa piacere poter partecipare. Sono contento soprattutto perché è curato da Laura Lepri, una persona che stimo molto e con la quale ci sono sempre dei confronti molto significativi, perché lavora sulla scrittura ancora con l’amore per la scrittura. Questo ha valore in un mondo come quello di oggi dove tutto diventa mercato.
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