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“Imparare dagli errori commessi e sostenere i valori dei diritti umani”

“Imparare dagli errori commessi e sostenere i valori dei diritti umani”

Beijing 2008 / Amnesty International - Con queste parole Amnesty International esorta la Cina e il Comitato Internazionale Olimpico a intraprendere un percorso nuovo di coerenza e di rispetto dei diritti e affinché le valutazioni sulle candidature delle

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008

I colori, la perfezione, l’armonia delle cerimonie di Apertura e di Chiusura, delle gare, delle medaglie, delle divise e delle bandiere contrastano con il nero della censura, con il buio sull’informazione.
“Al termine dei Giochi olimpici di Pechino, Amnesty International ha accusato le autorità cinesi di aver preferito badare all’immagine rispetto alla sostanza e di aver continuato a perseguitare e punire attivisti e giornalisti durante le Olimpiadi. L’organizzazione ha inoltre criticato il Comitato Internazionale Olimpico per aver macchiato l’eredità dei Giochi in tema di diritti umani, chiudendo un occhio sulle violazioni commesse.” Queste le parole durissime diffuse in una nota stampa da Amnesty International, nel momento in cui si sono spenti i riflettori sulle Olimpiadi e stanno per accendersi quelli sulle Paralimpiadi.
Roseanne Rife, vicedirettrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International, ha affermato: “Le Olimpiadi sono state uno spettacolare evento sportivo, ma si sono svolte in un contesto di violazione dei diritti umani: agli attivisti è stato impedito di esprimere le proprie idee pacifiche e molti di essi sono stati imprigionati senza aver commesso alcun reato. Le autorità cinesi e il Cio avevano l’opportunità’ di mostrare che il rispetto dei diritti umani fosse migliorato ma hanno ampiamente fallito: sfratti forzati, arresti di attivisti e restrizioni ai danni dei giornalisti non dovranno caratterizzare un’altra Olimpiade”. E ha aggiunto “È davvero giunto il momento che il Cio metta in pratica i propri valori-chiave della dignità umana e dei principi etici universali e fondamentali, facendo dei diritti umani un nuovo pilastro dei Giochi olimpici”.

Amnesty International ha documentato violazioni dei diritti umani tra cui:
• arresto e condanna, anche alla rieducazione attraverso il lavoro, di attivisti che avevano chiesto di svolgere manifestazioni;
• perdurante detenzione o arresto arbitrario di giornalisti e attivisti che avevano cercato di denunciare le violazioni dei diritti umani in corso;
• divieto di manifestare pacificamente nelle zone delle proteste.
A seguito dell’insistenza di alcuni giornalisti, il 18 agosto è stato comunicato dalle Autorità che delle 77 richieste di manifestazioni, 74 erano state ritirate, due sospese e una sottoposta a veto.
Qualche segnale positivo c’è stato, come lo sblocco di alcuni siti internazionali (tra cui lo stesso www.amnesty.org). Tuttavia, l’organizzazione per i diritti umani sollecita il governo cinese a “estendere completamente il libero accesso a Internet e a rendere permanenti le regole temporanee introdotte in favore dei giornalisti stranieri in Cina alla vigilia delle Olimpiadi, assicurando che siano applicate davvero e in modo uniforme”.

Tra gli attivisti cinesi perseguitati Amnesty International ha segnalato:
• Ye Guozhu, attivista per il diritto alla casa, detenuto in una stazione di polizia dopo aver scontato quattro anni in carcere per aver cercato di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sugli sfratti forzati eseguiti a Pechino per costruire gli impianti olimpici. La polizia ha dichiarato che avrebbe trattenuto Ye Guozhu fino al termine di Olimpiadi e Parolimpiadi, per evitare problemi a lui e ai suoi familiari. Il 26 luglio la polizia ha poi precisato che Ye Guozhu era detenuto presso la stazione di polizia di Xuanwu perchè sospettato di aver convocato la folla per creare disturbo all’ordine in un luogo pubblico. Fonti attendibili hanno informato Amnesty International che Ye Guozhu è stato picchiato con bastoni elettrici.
• Wu Dianyuan (79 anni) e Wang Xiuying (77), due donne che avevano chiesto il permesso di manifestare, sono state accusate di disturbo dell’ordine pubblico e condannate a un anno di rieducazione attraverso il lavoro. Le autorità di Pechino hanno dichiarato che non dovranno scontare la condanna finché si comporteranno bene, ma che comunque subiranno limitazioni alla libertà di movimento.

(2 settembre 2008)

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