Mercoledi, 13/11/2019 - La versatile Hanna Slak, regista, artista multimediale e scrittrice slovena, originaria di Varsavia e attualmente residente a Berlino, dopo aver incontrato il minatore Mehmedalija Alić ed aver ascoltato la sua incredibile storia, decide di aiutarlo a metterla per iscritto ed a pubblicarla in un libro che avrà poi grande successo, uscito col titolo “No One”. Proprio da questa autobiografia, sarà tratto il poetico e drammatico film “Il segreto della miniera” (titolo originale ‘Rudar’, minatore), diretto dalla Slak, e frutto di questo sodalizio umano e professionale fra la regista e il minatore protagonista della vicenda. Mehmedalija, bosniaco, emigrato a 14 anni, lasciò la verdeggiante Srebrenica salvandosi da un eccidio che, insieme ad altri 8000 musulmani bosniaci (uomini e ragazzi in primis), sterminò nel 1995 tutti i suoi parenti di discendenza maschile, fra cui l’amato fratello. Quando, molti anni dopo in Slovenia, dove vive con la moglie e i due figli, viene inviato, come minatore esperto, a valutare i danni di una miniera che deve essere chiusa,“Huda Jama”, la “Miniera Crudele” - come la chiamavano in Slovenia - Mehmedalija scopre a poco a poco una verità scomoda, nascosta dietro spesse pareti erette volutamente all’interno della miniera, per mano di autorità senza scrupoli, che murarono vivi migliaia di profughi alla fine della II Guerra mondiale, per cancellarli dalla storia senza lasciare tracce. Memore dei suoi parenti ‘cancellati’, nonostante i suoi superiori gli impongano di non proseguire nelle ricerche, il minatore, dopo aver abbattuto le barriere, scavato e trapanato, rinviene migliaia di scheletri e corpi mummificati, impilati in un pozzo chiamato “Santa Barbara”. Fra il disinteresse dei suoi giovani colleghi minatori e le minacce del giovane e neo-liberista padrone della miniera che vuole ridurlo al silenzio, Mehmedalija decide di raccontare al mondo l’ennesimo genocidio, per restituire dignità a quei morti e pace alle loro spoglie: perderà il lavoro ed anche la pensione, ma non si fermerà, per fare quella che lui, in coscienza, ritiene ‘la cosa giusta’.
“Quello che da subito mi ha affascinato in questa storia - racconta Hanna Slak - quando ho incontrato quest’uomo e la sua famiglia, ed ho iniziato ad ascoltare la sua storia, è il tema della lotta contro il potere e contro l’oblio legato al tema della responsabilità. Non volevo che il film prendesse una piega troppo ideologica, come in tanti discorsi ascoltati in Slovenia da piccola, volevo che parlasse una ‘terza voce’, quella dell’etica e della responsabilità: come regista donna sono sensibile a quanto sono state importanti le donne di questa storia - la moglie e la figlia di Mehmedalija – non c’è solo un eroe maschio ma la storia appartiene a tutti, a ciascuno di noi. Sembra che nella miniera ci siano solo uomini ma in realtà nella miniera ci siamo tutti, è una storia emblematica e universale Non ci sono vite più importanti di altre, ma solo esseri umani, diritti umani e vittime. Nel finale, il protagonista, sotto un albero, seppellisce simbolicamente alcuni elementi appartenenti alle vittime, in segno di pacificazione, abbandono e liberazione catartica”.
Nell’estate del 2013 la casa editrice Cankarjeva založba ha pubblicato,come già accennato, l’autobiografia di Alić “No One”, in cui l’ex-minatore collega attraverso la sua testimonianza personale i tre grandi crimini della storia presente, incrociandoli in una storia che ci fa capire il presente e il futuro. Si tratta di un libro potente, che è entrato in tante case slovene e bosniache, rompendo numerose barriere ideologiche: la memoria, sembra questo uno dei messaggi della storia e del film, è sempre importante, nonostante i tentativi di molti governanti, nel passato come oggi, di dimenticare gli errori già commessi e di ripercorrere crimini contro l’umanità in nome dell’interesse e del profitto.
Il film, prodotto da Nukleus Film in collaborazione con lo Slovenian Film Centre, è uscito nelle sale italiane distribuito da Cineclub Internazionale, e vanta un cast composto da attori eccezionali, come Leon Lucev - che incarna perfettamente il ruolo del protagonista, evidenziando anche una somiglianza impressionante col vero Alić - Marina Redzepovic, Zala Djuric Ribic, Boris Cavazza, Maj Klemenc.
“Un film straordinario - afferma Riccardo Noury di Amnesty International, che ha patrocinato il film - per almeno tre ragioni: perché è una bellissima storia ben girata, perché ricorda l’eccidio di Srebrenica del luglio 1995 e perché fa rivivere tutti i ‘cancellati’, i dimenticati, gli scomparsi, molti perché privi di documenti, dall’indipendenza della Slovenia a oggi: non tutti sono stati riesumati e riabilitati e quello delle persone ‘cancellate’ è un problema ancora vivo”.
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