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“Il latte dei sogni”: anticipazioni sulla Biennale d’Arte di Venezia 2022

“Il latte dei sogni”: anticipazioni sulla Biennale d’Arte di Venezia 2022

La 59esima edizione, curata da Cecilia Alemani vedrà la partecipazione di 213 tra artiste (la maggioranza) e artisti, di 58 nazioni, con oltre 1430 opere

Giovedi, 03/02/2022 - Con una conferenza stampa tenutasi in presenza nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, e in diretta streaming, il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto e la curatrice Cecilia Alemani, hanno rivelato come sarà la 59esima Esposizione Internazionale d’Arte (23 aprile - 27 novembre 2022) dal titolo, allusivamente materno, Il latte dei sogni.
E un fatto appare subito chiaro. Se nel 2019 la 58esima edizione della Biennale d’Arte di Venezia, diretta dall’americano Ralph Rugoff, aveva segnato il sorpasso delle artiste sul numero di artisti maschi, questa nuova edizione della Biennale (posticipata di un anno a causa della pandemia) sancisce, con una partecipazione nettamente maggioritaria di artiste, oltre a soggetti non binari e gender fluid, una sorta di matriarcato.
Né va dimenticato che lo scorso dicembre la Biennale di Venezia, su proposta del presidente Roberto Cicutto, ha nominato l’architetta e scrittrice Lesley Lokko curatrice della prossima Mostra Internazionale di Architettura, la cui apertura è prevista dal 20 maggio al 26 novembre 2023. Certo, non è la prima volta di una donna alla guida di questa importante rassegna, ma c’è da scommettere che Lesley Lokko, figura internazionale tuttora attiva nel suo paese, il Ghana, saprà offrire un punto di vista originale sulle questioni esplose con la pandemia, considerato anche che per molti incarna già una sorta di nuova “Mama Africa”.

Tornando a Cecilia Alemani, italiana che vive a New York, moglie del critico d’arte Massimiliano Gioni, nel 2017 alla 57esima Biennale d’Arte di Venezia aveva curato il Padiglione Italia, uno dei più belli degli ultimi anni, con la mostra intitolata Il Mondo Magico, dove esponevano tre artisti: Giorgio Andreotta Calò, Adelita Husni-Bey e Roberto Cuoghi. Ricevuto quindi dalla Biennale nel gennaio 2020 l’incarico di curare la 59esima edizione (prima donna italiana a rivestire questa posizione), Alemani ha avuto due anni per organizzare una rassegna che si annuncia straordinariamente ricca di proposte. Due anni che però hanno coinciso con l’emergenza pandemica mondiale, perciò, come ha spiegato durante la conferenza stampa, nell’impossibilità di viaggiare, tutta la fase di ricerca si è svolta da remoto, sulla piattaforma Zoom.
In questa singolare congiuntura storica, senza poter visitare gli studi, le lunghe conversazioni a distanza avute con le artiste e gli artisti hanno spesso assunto un tono molto intimo, quasi da confessionale, “quello strano senso di intimità da fine del mondo - racconta - che ha tinto questo periodo”.
L’esposizione Il latte dei sogni nasce dunque da questo particolare stato d’animo, da questa atmosfera, e ruota intorno a una serie di domande sorte durante le conversazioni:
Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi?

In pratica, attraverso un percorso suddiviso in tre grandi aree tematiche, la mostra si interrogherà sulla condizione odierna, da molti definita postumana (Alemani cita le filosofe Rosi Braidotti e Donna Haraway, e la scrittrice Ursula K. Le Guin) ,e sul superamento del pensiero binario tipico della cultura occidentale (maschio/femmina, umano/animale, naturale/artificiale). Lungo l’itinerario tradizionale, che dal Padiglione Centrale ai Giardini prosegue negli spazi dell’Arsenale, la prima sezione sarà dedicata alle rappresentazioni dei corpi e alle loro metamorfosi; la seconda indagherà la relazione tra individui e tecnologie; la terza esplorerà la connessione tra gli esseri e il pianeta Terra.

Il suggestivo titolo Il latte dei sogni è preso in prestito dal libro di favole The Milk of Dreams della pittrice surrealista inglese Leonora Carrington, fuggita dall’Europa in Messico durante la Seconda guerra mondiale. Nella sua casa messicana Carrington amava disegnare direttamente sulle pareti di una grande stanza esseri meravigliosi, che divenivano i protagonisti di storie buffe e fantastiche inventate sul momento per i suoi figli e poi raccolte in un quadernetto. “L’esposizione Il latte dei sogni - afferma Alemani - sceglie le creature fantastiche della Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione, come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano”. È evidente quindi che uno dei temi centrali di questa Biennale, posta sotto il segno del meraviglioso e del fantastico, sarà l’ibridismo, in tutte le sue declinazioni: sessuali, politiche, sociali, secondo una visione post-antropocentrica, che lo shock procurato dalla pandemia ha portato alla ribalta.

La mostra presenterà opere contemporanee e nuove produzioni concepite appositamente per la Biennale, in dialogo con lavori storici. Queste diverse temporalità saranno evidenziate lungo il percorso tramite cinque piccole mostre tematiche, definite da Alemani “capsule del tempo” o “cuori pulsanti”, la cui progettazione è stata affidata a Forma fantasma, il noto duo di designer italiano molto sensibile alle questioni legate alla sostenibilità ambientale. Le capsule presenteranno artisti e artiste, spesso dimenticati o trascurati dalla storiografia ufficiale, mentre all’esterno vi saranno le opere dei contemporanei che in vario modo hanno proseguito la loro lezione.

Le italiane partecipanti, tra esponenti delle avanguardie storiche, delle avanguardie degli anni Sessanta e Settanta fino alle giovanissime, sono Carla Accardi, Marina Apollonio, Benedetta, Mirella Bentivoglio (con Annalisa Alloatti), Tomaso Binga, Milly Canavero, Regina, Ambra Castagnetti, Giulia Cenci, Giannina Censi, Dadamaino, Lucia Di Luciano, Sara Enrico, Chiara Enzo, Elisa Giardina Papa, Laura Grisi, Carol Rama, Giovanna Sandri, Tecla Tofano, Grazia Varisco, Nanda Vigo e perfino le medium Linda Gazzera ed Eusapia Palladino (perché, spiega Alemani, hanno usato il proprio corpo per comunicare), senza contare Rosa Rosà e Leonor Fini, strettamente legate all’Italia. Ma per dare un’idea della mostra, considerato che gli artisti e le artiste sono in tutto 213 (26 italiani), di cui 180 espongono per la prima volta alla Biennale, più che elencare dei nomi, molti dei quali risulteranno poco noti (e non solo al grande pubblico), va piuttosto sottolineata la grande varietà geografica. Nonostante l’emergenza sanitaria, infatti, i partecipanti provengono da una sessantina di nazioni diverse, un elemento importante, che promette di offrire un panorama vasto e articolato, sulla creatività e la forza dell’immaginario, dal Novecento al tempo della pandemia.

Per maggiori informazioni:www.labiennale.org


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