Mondo/ Dal diario di viaggio - Il nostro giovane amico, corrispondente davvero speciale, ci regala uno scampolo della sua avventura
Stefano Spaggiari Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005
Ci siamo lasciati circa sei mesi fa, quando da Sydney vi ho parlato di me e del mio viaggio: fare ora un riassunto di questo lungo periodo sarebbe come fare in poche righe il riassunto di Dallas o di qualsiasi altra fiction giunta alla duecentesima puntata!! Sarà più facile raccontare le mie impressioni, gli odori e i sapori di tutti i paesi che ho visitato; anche se non sono stati sempre gradevoli non hanno mai intaccato il mio entusiasmo e la mia comprensione e ora da Pechino sto guardando alle spalle il periodo trascorso, con una punta di orgoglio e con un po’ di malinconia per non aver potuto dedicare maggior tempo a tutti quei momenti in cui la gente non ti ha fatto sentire solo e ti ha permesso di condividere la loro vita. Ho ancora negli occhi la Grande barriera corallina australiana e il meraviglioso “outback” dell’Australia, il centro del nulla, come lo definiscono alcuni. L'ho attraversato per un lungo tratto, da Cairns ad Alice Springs e poi giù fino ad Adelaide, quasi sempre seguendo "strade" secondarie.
I grandi spazi, l'Australia dei miei sogni, quella dura e selvaggia, quella che non si dimentica, sono lì. Certo avevo visto l'Ayers Rock, il Kings Canyon, gli Olgas,la città sotterranea di Coober Pedy, le Flinder Ranges,la popolazione "aborigena" di Alice Springs e tanti altri luoghi bellissimi e famosi.
I miei ricordi però correvano a quelle piccole grandi esperienze vissute lungo il viaggio, tra un posto famoso e l'altro, quelle che si perdono prendendo l'aereo. Pensavo alle piste polverose e bollenti che collegano centri abitati talvolta di solo 5 o 10 abitanti e distanti 200, 300 km l'uno dall'altro, alla mucca che partorisce il vitellino in mezzo alla pista sterrata, ai bimbi che giocano in cortile con cuccioli di canguro, agli sguardi intensi di uomini col viso cotto dal sole e le mani grosse e nodose di chi e' avvezzo ai lavori pesanti, alle aquile che strappano brandelli di carogne e poi si alzano in volo possenti. Pensavo ai pezzi di vita raccontati davanti a una birra ghiacciata e ai tramonti immensi che incendiano la terra e il cielo sopra la linea piatta dell'orizzonte.
L'outback è questo, una terra silenziosa e remota dove c'è un nulla talmente intenso da intossicarti i sensi. E’ una regione dove vivono pochi uomini, a volte per scelta o a volte solo per mancanza di scelta, e' una terra immensa, essenziale, magica, talmente solitaria che talvolta guardarla è come guardarsi dentro. E pensi. Ho attraversato su nave cargo l’Oceano Indiano, emozionato dal reale ma sempre romantico pericolo dei “pirati” e sono giunto a Singapore, porta del meraviglioso Sud Est Asiatico. Malesia, Tailandia, Cambogia, Laos: paesi magici che ho attraversato immerso in una natura meravigliosa, fra il sorriso della povera gente che ha ancora negli occhi le fatiche e il terrore del passato. Come fare a non ricordare quel meraviglioso matrimonio fra due cittadini indonesiani di colore di pelle e religione diverse, celebrato nell’ostello di Singapore perché al loro paese non sarebbe stato possibile. Come fare a raccontarvi la loro felicità! Le modifiche che, per questioni politiche e burocratiche ho dovuto apportare al percorso, non hanno diminuito l’interesse e il piacere: dopo avere attraversato la Tailandia centro meridionale sono entrato in Cambogia, ne ho raggiunto la capitale, e da lì sono risalito verso il Laos. Autobus, auto pick up e barca sono stati i miei mezzi di trasporto e durante tutti i miei viaggi ho cercato di nutrirmi con cibo che prima della cottura non strisciasse per terra o vivesse sotto i sassi. Ho visto tanta povertà, ma ovunque la dignità e il sorriso della gente. Mi sono fermato in villaggi dove la vita, per i ritmi e la semplicità, pare essersi arrestata; ho visto setacciare l’acqua di un fiume per raccogliere alcune pagliuzze dorate e arrotondare un misero bilancio familiare. Ho visto in Cambogia le testimonianze di una guerra crudele e sanguinosa, che ancora miete vittime con le numerose mine antiuomo. Ho sentito battere forte il mio cuore “italiano” quando ho visitato un ospedale fondato da “Emergency” di Gino Strada e intitolato alla giornalista Ilaria Alpi, sorto per ridare speranza alla gente: ho sentito dire “Italians, very good people”. Ho visto Voi, donne, in una vita precedente! Lavoro, casa, famiglia, figli e ancora lavoro, senza un attimo di sosta: ma come facevate a sorridere sempre?
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