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“Handicap e felicità nella città di tutti”

“Handicap e felicità nella città di tutti”

Emilia Romagna - In un momento in cui gli Enti Locali sono di fronte a drammatiche scelte di bilancio, la vera felicità sarà stabilire una linea rossa che salvaguardi fondi e diritti per la disabilità

Moriconi Rita Lunedi, 14/11/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2011

La felicità è forse una delle cose più difficili da definire, ma sicuramente costituisce l'obiettivo cui ognuno di noi tende e, assistendo in questi ultimi mesi alla crisi morale ed economica che coinvolge il nostro Paese e l'Europa intera, da socialista il pensiero va ai più deboli, a tutti coloro che rischiano di più quando la coperta dei finanziamenti pubblici diventa corta. Mi chiedo: è ancora possibile il binomio felicità e handicap?

Come ho già affermato nelle diverse occasioni in cui mi sono trovata ad affrontare il tema della disabilità, sono convinta che il livello di progresso raggiunto da una società civile si misuri dal livello di attenzione che essa riserva verso i più deboli: garantire a tutti gli stessi diritti d’istruzione, lavoro e accessibilità non è soltanto un dovere delle Istituzioni a ogni livello, ma soprattutto un chiaro indicatore di civiltà.

Ho sempre creduto che la felicità non sia una meta da raggiungere bensì un bel modo di viaggiare nella vita e credo che sia dovere di tutti far sì che, anche chi ci sta intorno e chi deve fare il suo percorso di vita in un modo diverso dal nostro, abbia la sua parte di felicità, perché avere compagni di viaggio felici rende più felici anche noi.

Quando si parla della città di tutti, penso alla Città Ideale, quel meraviglioso dipinto simbolo del rinascimento italiano: rappresenta il limite che si vede ma che non si raggiunge mai, una coraggiosa metafora per fuggire i mali e le ingiustizie del mondo. Io penso che ognuno di noi, nei propri ruoli e possibilità, debba sforzarsi per costruire il proprio pezzo di Città Ideale e, per me, la Città Ideale è sicuramente quella che non pone limiti a nessuno dei suoi abitanti e che non si dimentica mai dei più deboli.

A ciascuno appartengono potenzialità inespresse e limiti che, per carattere o per conformazione fisica, non ci fanno conquistare le mete prefisse, ma questo non impedisce a nessuno di poter essere comunque felice. Certo la felicità dipende anche da come gli altri ci aiutano a essere felici e questo vuol dire che la felicità degli altri è anche nelle mani di ognuno di noi: per questo credo che non dovremo mai abbassare la guardia nell’attenzione ai più deboli e vigilare affinché le conquiste sociali e legislative fin qui raggiunte siano preservate poiché misurano la scala del progresso sociale e contribuiscono in buona misura alla felicità di tutti, nessuno escluso.

Certo, in un momento in cui gli Enti Locali sono di fronte a drammatiche scelte di bilancio, la vera felicità sarà stabilire una linea rossa che salvaguardi fondi e diritti per la disabilità e tenga sempre altissima l’attenzione per questo tema sia sui mezzi di comunicazione sia nelle stanze della politica affinché, parafrasando uno slogan sulla frequenza scolastica coniato proprio nella nostra Regione, “nessuno sia lasciato indietro”. Abbiamo ancora del lavoro da fare e la Regione Emilia-Romagna, dal 1992 a oggi, ha già fatto molto per la disabilità sul piano legislativo - non ultimo il recente Protocollo d'Intesa firmato con le associazioni che si occupano di disabilità Fish e Fand - ma la vera battaglia per il binomio felicitàhandicap è continuare a crederci e a lavorare, facendo ognuno il proprio pezzo di viaggio affinché la meta si raggiunga, insieme, prima e più facilmente.



(REDAZIONALE)

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