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“Forse l’Italia non ama le donne”?

“Forse l’Italia non ama le donne”?

I nomi delle donne ancora mancano: dalle strade alle candidature..

Venerdi, 05/10/2012 - Atterrita e indignata da tutti i fatti di cronaca politica di questi ultimi giorni, oltre che dai fatti dell’ultimo ventennio, come donna chiedo, accanto ad altre donne, il conto alla politica, che sembra voler fare a meno della partecipazione di persone coscienti. Si parla anche di un movimento per le quota rosa nella toponomastica. Su Facebook è in corso un censimento e una battaglia per la parità promosso da un’insegnante di geografia, la prof. Maria Pia Ercolini. E’ proprio nella scuola che si potrebbe iniziare a cambiare, considerando anche l’ampia componente femminile del corpo insegnante, ma i nomi di donne fatti da altre donne non escono facilmente, proprio come non riescono ad uscire nemmeno nell’ambito dei partiti politici… Partiti che procedono a passi di zombie, dove ancora il nome delle donne non è speso bene o non è visibile, e dove sembra di moda accettare curriculum vitae colmi di scheletri nell’armadio forse a garanzia di un maggiore controllo. Eppure una volta c’era l’idealità, c’era la formazione, mentre ora c’è l’eredità lasciata da un ventennio di omologazioni e soprusi di ogni tipo. L’illegalità e il malcostume sono ormai una prassi di vita. Come spiegare ai giovani i valori? Occorre qualcuno che sappia amministrare bene una regione, è vero, ma forse solo un bravo amministratore non è più sufficiente, perché necessita ancora parlare di coerenza tra la vita delle persone, gli ideali e le loro azioni. Troppo spesso le capacità sono stravolte da una falsa coscienza generale, già dilagata come un’epidemia. Forse è nel nostro DNA la tendenza a delegare, soprattutto per la coscienza morale. Ci hanno insegnato che è sufficiente pentirsi, tanto c’è poi chi ci assolve, così si è diffusa la reiterazione come indebolimento dell’Io della persona, di un retto pensare, sentire, volere. Non basta più tapparsi il naso e votare, quando masochisticamente si è consegnato il Paese, le città, la politica nelle mani di troppi indagati, poiché ora gli effetti di quei vent’anni “del tutto e subito a qualsiasi prezzo” e di quant’altro “elevasse” l’essere umano a modello edonistico di consumo spicciolo, proprio quei vent’anni hanno lasciato il segno, alla stregua di una malattia ereditaria. Il vaccino anti coscienze ha funzionato: si può essere talmente atterrite da non sentire nemmeno più il dolore dell’attacco quotidiano alla dignità di esseri viventi e di donne. Chi è stravolto dalla violenza delle azioni immorali e premorali ha scarse difese, non riesce nemmeno ad arrabbiarsi fino alla lotta. Eppure potrebbe essere giunto il momento di convogliare la delusione e l’indignazione in un nuovo movimento o partito, proprio come in un paese italiano hanno fatto le donne: “In provincia di Bologna c’è un paese, S. Agata Bolognese, governato da sole donne....sono tutte donne, sindaco, assessori, segretario comunale, tutte donne e funziona tutto… asili, mense, biblioteche, pannelli solari..funziona tutto, a parte le macchine che sono tutte dal carrozziere, per il resto funziona tutto”. Così recita Crozza con la sua brillante ironia in una copertina di Ballarò, dell’otto marzo dello scorso anno.

Forse soltanto S.Agata Bolognese ama le donne capaci di governare?

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