“Elle” e “Le cose che verranno”: due film in sala da non perdere
Dai Festival di Cannes e Berlino, due opere da non perdere, per i temi ‘al femminile’ e per le magnifiche interpretazioni della grande attrice francese Isabelle Huppet
Martedi, 25/04/2017 - Un talento senza tempo, una donna minuta dai capelli rossi, gelida e passionale al tempo stesso: è Isabelle Huppert, classe 1953, icona del cinema francese, apparsa in oltre 100 produzioni cinematografiche e televisive dall’anno del suo debutto, il 1971. Il suo talento è stato scoperto, lanciato e coltivato da registi del calibro di Tavernier, Chabrol, Godard, Cimino, Wajda, Kiarostami, Bellocchio, Haneke, Mendoza, Taviani e molti altri.
Il fascino di Isabelle e la sua intensa e raffinata sobrietà recitativa, le hanno reso possibile incarnare personaggi femminili estremamente diversi fra loro, sempre resi unici dalle sfumature interpretative, donne povere, ricche, violente, pazze, indipendenti, sole, mogli, madri, amanti, provenienti da ogni classe sociale.
Ai tanti premi e riconoscimenti già ottenuti dalla Huppert, si aggiungono quelli degli ultimi due film usciti di recente nelle sale italiane, “Elle” presentato all’ultimo Festival di Cannes e “Le cose che verranno-L’avvenire” che la vedono come protagonista incontrastata, e che le sono valsi premi come migliore attrice dalla National Society of Film Critics, dal New York Film Critics Circle e dalla Los Angeles Film Critics Association.
Con la sua performance in “Elle”, pellicola che racconta la storia di una donna dell’alta borghesia parigina che subisce un’aggressione ed uno stupro in casa sua, ad opera di uno sconosciuto, l’attrice si è aggiudicata il Golden Globe come miglior attrice di un film drammatico ed ha ricevuto la nomination al Premio Oscar come miglior attrice.
La pellicola, distribuita in Italia da Lucky Red e diretta dal cineasta olandese Paul Verhoeven, è un adattamento cinematografico del romanzo di Philippe Djian "Oh...", del 2012: Michèle Leblanc, la protagonista, è una donna dal carattere forte e deciso, dirigente di una grande società di videogiochi, che sembra gestire gli affari, le amicizie e le relazioni sentimentali allo stesso modo, mantenendo il controllo, con il pugno di ferro.
Ma la sua vita cambia improvvisamente quando Michèle/Isabelle viene aggredita e violentata in casa propria da un misterioso sconosciuto. Imperturbabile, o quasi, la donna decide di non denunciare il fatto ed avvia un’indagine personale, cercando di rintracciare il colpevole. Una volta trovato, tra loro si stabilisce un gioco pericoloso, che rischia di sfuggire di mano ad entrambi fino ad un epilogo inaspettato. Il film, girato ed interpretato in maniera impeccabile ed avvincente, è molto più di un thriller e mette in gioco i rapporti di potere e di forza tra uomo e donna nella società contemporanea, laica e colta, dove esiste la parità solo in apparenza.
Nel bel film “Le cose che verranno - L’avvenire” (titolo originale ‘L’Avenir’), vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino per la miglior regia, della giovane e talentuosa regista e sceneggiatrice francese Mia Hansen-Løve (classe 1981, nota per i successi di “Tout est pardonné”, “Il padre dei miei figli”, “Un amore di gioventù”), Isabelle Huppert è Nathalie, una professoressa di Filosofia cinquantacinquenne, realizzata ed amante del proprio lavoro, la cui vita cambierà radicalmente nel giro di poco tempo.
Sposata con due figli grandi e una madre fragile che ha bisogno di continue attenzioni, Nathalie, affidabile e presente, divide le sue giornate tra la famiglia e la sua dedizione al pensiero filosofico ed ai suoi studenti, in un contesto di apparente e rassicurante serenità finché un giorno tutto cambia: suo marito, anche lui professore di Filosofia, le confessa di volerla lasciare per un’altra donna; la casa editrice con la quale collaborava le dà il ben servito per ‘rimodernare’ la collana di testi filosofici ed omologarla alle necessità commerciali; la madre, da lei ricoverata a malincuore in una casa di riposo, muore improvvisamente.
Disorientata dai tanti abbandoni e da un’inaspettata libertà, Nathalie ripiega nel 'rifugio' di campagna (una sorta di comune ‘filosofica’ abitata da giovani) di un ex-allievo brillante ed anarcoide, con il quale condivide una particolare complicità intellettuale, e che si divide fra riflessioni filosofiche e mungitura delle mucche. Qui Nathalie si rende conto di aver convertito l’idealismo giovanile “nell’ambizione più modesta di insegnare ai giovani a pensare con le proprie teste” e di aver fatto dei suoi studi, tra principi filosofici e interrogativi morali, uno stile di vita quotidiano. All’interno di questo intervallo esistenziale, ed in compagnia della gatta nera Pandora ereditata dalla madre, Nathalie dovrà reinventarsi una nuova vita e ritrovare il senso e il bandolo di sé.
Il film, distribuito in Italia da Satine Film, e presentato ai Festival di Torino e al Rendez-Vous Nuovo Cinema Francese di Roma (VII edizione), si muove tra dramma e commedia, ed è splendidamente interpretato da Isabelle Huppert, che si conferma - fra sguardi carichi di significato e reazioni misurate agli eventi più spiacevoli - una delle attrici più straordinarie del panorama cinematografico mondiale. Nel cast anche André Marcon, Roman Kolinka, Edith Scob, Sarah Lepicard.
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